Un bilancio da brividi per Riminiterme

Un bilancio da brividi per Riminiterme

Dopo aver chiuso in rosso nel 2019 e nel 2020, anche i conti del 2021 presentano il segno meno per oltre 60mila euro. La mancata partecipazione al bando da parte di Renco, che aveva manifestato il proprio interesse, ha aggravato la situazione. A ridosso dell'assemblea di approvazione è stato addirittura ritirato il progetto di bilancio perché le banche hanno respinto la richiesta di moratoria e sospeso le linee di credito. Vediamo cosa sta succedendo.

Anche il bilancio 2021 di Riminiterme, società a controllo pubblico da parte del Comune di Rimini (77,67% del capitale sociale), si è chiuso in rosso: -60.764 euro. Quello del 2020 aveva fatto registrare -3.440.270 e nel 2019 -110.444. A firmarlo è stato Luca Ioli, perché l’amministratore unico che gli è subentrato (dopo il rapido forfait di Mirco Pari, che ha resistito solo un mese), Ivan Gambaccini (già a capo di Rimini Reservation), è entrato in gioco solo lo scorso agosto.
Il problema principale con il quale Riminiterme deve fare i conti è riconducibile al bando andato deserto per la vendita dell’intera quota di partecipazione detenuta nella società Riminiterme sviluppo. Renco, dopo avere risposto “presente!” all’«avviso per la raccolta di “manifestazione d’interesse” all’acquisto dell’82,67% del capitale sociale di Riminiterme oppure del 100% del capitale sociale di Riminiterme sviluppo», con lo scopo di realizzare il polo del benessere e dello spettacolo, non ha partecipato al bando. Stando alla narrazione più volte ripetuta dall’ex sindaco Andrea Gnassi, la rigenerazione urbana attuata a Rimini nell’ultimo decennio, ha posto la città tra quelle più scattanti del Mediterraneo e più pronte a ripartire dopo la pandemia, attraendo investitori. Ma è davvero così? Novarese e Murri sono ancora al palo. Centinaia di alberghi già chiusi da anni non trovano acquirenti.
Torniamo al caso Riminiterme. Praticamente entro il termine di scadenza dell’avviso (30 settembre 2020), Renco Valore aveva avanzato la sua “proposta”, poi successivamente integrata il 15 e il 21 ottobre, dichiarandosi interessato al futuro acquisto, al prezzo di 4 milioni di euro, dell’intera partecipazione societaria detenuta da Riminiterme in Riminiterme Sviluppo. L’investimento si sarebbe dovuto aggirare sui 37 milioni di euro: 22 milioni per l’hotel nella colonia Novarese, 15 milioni per il teatro e circa 1 milione nel talassoterapico.
Purtroppo però nessuno ha ancora spiegato cosa è andato storto e perché Renco ha cambiato idea. Non viene chiarito nemmeno nel bilancio di cui ci stiamo occupando.
Di certo è stato un colpo durissimo perché un esito positivo del bando avrebbe garantito «alla società un adeguato assetto finanziario, che invece è stato gravemente turbato dalla pandemia tuttora in corso, sia per effetto delle misure restrittive introdotte dal legislatore per contenere la sua espansione, sia per effetto del diffuso timore di contagio da parte dell’utenza del settore termale. Inoltre, la situazione economico finanziaria dell’azienda è stata ulteriormente acuita dal generalizzato rincaro dei costi energetici per effetto del conflitto in Ucraina». E’ quanto si legge nella nota integrativa all’ultimo bilancio, approvato dopo oltre 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio. Riminiterme era corsa ai ripari affidando, prima della scadenza del bando, ad una società di consulenza esterna «l’incarico di valutare i possibili scenari futuri e il fabbisogno finanziario necessario a garantire un corretto assetto aziendale nel caso in cui il tentativo di vendita delle quote della società Riminiterme Sviluppo Srl non fosse andato a buon fine, come effettivamente verificatosi», addirittura nell’assemblea del 28 giugno scorso, «l’organo amministrativo ha ritirato il proprio progetto di bilancio, evidenziando significative criticità afferenti alla continuità aziendale, sopravvenute a ridosso della data fissata per l’approvazione del bilancio». Anche se, viene spiegato, «alla data di redazione del presente documento, tali criticità risultano superate», la situazione appare critica. Tanto che Riminiterme ha bussato a denari a palazzo Garampi che però ha risposto picche. Ecco il passaggio in cui viene spiegato: «nel mese di marzo di quest’anno, è stato presentato al socio di maggioranza (costituito dal Comune di Rimini) un business plan per il periodo 2022/2031, con cui veniva altresì richiesto un finanziamento di complessivi € 500.000, che peraltro faceva seguito ad una precedente richiesta presentata nel mese di maggio 2021 per l’importo di € 700.000. Entrambe le richieste, però, sono state declinate dal socio per motivi di ordine tecnico e strettamente correlati alla sua natura di ente pubblico».
Ma è andata male anche con le banche, che hanno respinto la richiesta di moratoria e «sospeso le linee di credito per elasticità di cassa, con ovvie ripercussioni sulla finanza aziendale». Ecco perché a ridosso della assemblea convocata per l’approvazione del bilancio 2021, l’organo amministrativo ha ritirato il progetto di bilancio.
Far quadrare i conti nel settore termale non è diventato facile. Nel caso di Riminiterme se nel 2019, prima della pandemia, i ricavi superavano i 3,6 milioni di euro, nel 2020 si sono più che dimezzati passando a 1,7 milioni di euro. Nel 2021 le cose sono andate meglio e si è registrato un lieve incremento dei ricavi passati a 2,3 milioni di euro. «Il divario rispetto al periodo antecedente alla pandemia, però, resta di oltre un milione di euro.
Queste dinamiche hanno generato una sofferenza a livello di liquidità aziendale, che ragionevolmente si riteneva potessero essere superate con la vendita dell’intera quota di partecipazione posseduta nella società Riminiterme Sviluppo Srl».
Qual è stata la reazione a questo quadro per nulla confortante? Sono state pensate misure che ruotano su tre fattori: «riduzione dei tempi d’incasso delle fatture emesse nei confronti dell’ASL; aumento del 20% delle tariffe applicate all’ASL, con effetto economico dal 1° gennaio 2022 ed effetto finanziario entro fine anno, presumibilmente a decorrere dal prossimo mese di settembre, con conseguenti maggiori ricavi di circa € 270.000; riconoscimento di un credito d’imposta sugli investimenti relativi agli anni 2020 e 2021 per un importo di circa € 70.000». In più «potrà essere nuovamente posta in vendita l’intera quota di partecipazione detenuta nella società Riminiterme Sviluppo Srl», sperando però che interessi a qualcuno. Da questo punto di vista, si legge sempre nel bilancio, «il socio di maggioranza di recente ha formalmente comunicato all’organo amministrativo una serie di manifestazioni d’interesse per l’acquisto di alcuni asset dell’attuale compendio aziendale». Le conclusioni sono all’insegna di un moderato ottimismo: «Il consiglio d’amministrazione confida che questi interventi, uniti al pagamento delle rate dei mutui ancora non corrisposte entro il 30 settembre 2022, possano consentire la riattivazione, quantomeno parziale, degli affidamenti sospesi, con ulteriori margini di sicurezza finanziaria. Si ritiene altresì che il miglioramento complessivamente atteso possa ripristinare i rapporti di fiducia con gli istituti di credito e favorire la gestione delle rate di mutuo in scadenza al 31 dicembre 2022. Alla luce di quanto esposto, si ritiene quindi appropriato il presupposto della continuità aziendale nella redazione del bilancio al 31 dicembre 2021».

COMMENTI

DISQUS: 0