Un amico di vecchissima data (fra l'altro quotato fotoreporter) immortalato con una coppia finlandese in vacanza all'Excelsior Savoia di Rimini quasi 50 anni fa. Da questa scoperta casuale del nostro cronista, sono scattati collegamenti incredibili. Tutto grazie all'archivio fotografico di Minghini consultabile dal sito della Gambalunga. E alla clausura da coronavirus.
Clausura da coronavirus? Molti fanno notare che è niente a confronto con ciò che accadde un’ottantina di anni fa (la seconda Grande Guerra), ma tant’è, ognuno di noi si lamenta del “mal di testa” che ha in quel momento e solo su quello concentra le proprie attenzioni. Ora, a ben guardare, salvo problemi maggiori e ben più gravi purtroppo accaduti a qualcuno, è vero che stiamo più o meno tutti tappati in casa, ma ci ritroviamo circondati da comodità, al caldo e ben pasciuti (considerata l’inattività, pure troppo). Qualche disagio c’è, inutile negarlo. Se la “segregazione” continuerà per qualche tempo ancora (molto probabile), qualcuno sarà costretto a tingersi i capelli con il lucido da scarpe e a immaginarsi la detartrasi “fai-da-te”con martello e scalpello. Ma sopravviveremo. Nel frattempo, la noia è sempre in agguato, pronta a ghermire ogni residuo buon proponimento di starsene inchiodati nelle abitazioni in attesa che passi la “pestilenza”. Relazioni e contatti sociali rasi al suolo da opportune e severe disposizioni sanitarie, ci stanno rendendo guardinghi. Durante i rari, ma necessari spostamenti “alimentari”, vaghiamo spersonalizzati, autoconfinati dietro preziose mascherine e inguantati (domina l’azzurro) come puffi… Dunque, che fare?
Considerato che oggi, quasi in ogni casa è presente un computer, un tablet o un telefono che consentono di navigare in rete, mi permetto di portare una significativa esperienza personale. Il fatto che mi è accaduto, mi dà l’opportunità di segnalare un paio di collegamenti a siti web che potrebbero condurvi a scoperte (o riscoperte) impensabili e affascinanti come la ricerca di vecchie immagini di vita cittadina o entrare in stretto contatto con l’arte della fotografia. Se mi seguirete, dirò in che modo. Nel letargico pomeriggio di pochi giorni fa, nel sito della biblioteca Gambalunga sono immerso in piena navigazione. Mi lascio dominare dalle impetuose onde dell’archivio fotografico di Davide Minghini. Per numero di pubblicazioni, popolarità e amicizia con Federico Fellini, è stato il più prolifico e conosciuto fotografo riminese. Minghini muore nel 1987 all’età di settantadue anni. Nel 1999 la famiglia dona alla Biblioteca Gambalunga un consistente numero di stampe fotografiche originali (23.630), negativi su pellicola a rullo (535.000), negativi su lastra di vetro (4.465) e diapositive (5.684).
Come dicevo, sono in navigazione per cercare tutto fuorché ciò che in effetti trovo. Apro un’ennesima pagina dell’archivio e impatto inaspettatamente nell’immagine giovanile di un caro amico di famiglia, Saro Di Bartolo, interprete, docente e autore pluripremiato di splendidi reportage fotografici da diverse parti del mondo.
Che ci fa, Saro, in compagnia di due giovani nordici che indossano una t-shirt della Viking Line?
Me lo spiega lui stesso nella e-mail di fulminea risposta a quella che gli spedisco immediatamente dopo la “pesca miracolosa”, a cui allego la sua foto e il mio stupore: «Che bellissima sorpresa e che regalo meraviglioso, mi hai fatto!», mi risponde dalla Sicilia in cui è temporaneamente agli arresti “covidiali”. «Ignoravo l’esistenza di questa foto, ma ho riconosciuto e ricordato subito, tornando con la memoria a 48 anni fa, la circostanza. Avevo 24 anni e già 2 figli. I coniugi scandinavi erano in luna di miele. Furono fotografati poiché Hasse e Mimi Petronella (questo il loro nome), dipendenti della compagnia di traghetti finlandese Viking Lines, avevano vinto una settimana di vacanza a Rimini in un concorso organizzato da un noto settimanale italiano in collaborazione con l’Azienda di Soggiorno. Erano ospiti presso l’Excelsior Savoia dove io ero capo ricevimento e sotto la cui pensilina venimmo fotografati da Minghini. Venivano da Helsinki. Facemmo amicizia, li ospitammo pure a cena a casa nostra (allora pochissimi italiani parlavano veramente bene l’inglese) e ci scrivemmo per qualche anno. Poi, come spesso accade a causa della lontananza, ci siamo persi di vista… Ricordo il nome buffo (per noi) che diedero alla figlia: Lotta. Mi è rimasto impresso».
Persona gentile e pacata, a Saro non fanno difetto empatia e simpatia. Sete di sapere, di conoscere e confrontarsi con il mondo, sono tipiche pulsioni che muovono le persone che portano con sé una “pochette” di curiosità infilata nel taschino della giacca. È per questi motivi che pochi secondi dopo, veloce di tastiera e avvezzo a ricerche del tipo “Mission: Impossible” si mette a scartabellare il web per trovare riferimenti che lo conducano a un numero di telefono o a un indirizzo e-mail, nella flebile speranza di risalire alla famiglia finlandese di cui ho inconsapevolmente riacceso il ricordo. Alle 18,35 di sabato 28 marzo, a guisa di messaggio in bottiglia gettata in mare, parte un’e-mail indirizzata a tale Lotta Petronella in cui spiega della foto, del soggiorno e così via: destinazione Finlandia. Sarà lei? «Anche se la nazione è scarsamente popolata, sarà una gara dura», mi confesserà di aver pensato l’amico fotografo. On Saturday, March 28, 2020, 06:15:00 PM GMT+1, esattamente quaranta minuti dopo, arriva la risposta: «Carissimo Saro, che meravigliosa sorpresa e messaggio. Sì, sono io :) Lotta Petronella. Di recente ho trovato un ritaglio di giornale con mio padre e mia madre a Rimini e mi piacerebbe vedere più foto di quella loro vacanza in Italia. Spero che tu stia bene. Ti invio i miei più cordiali saluti dalla Finlandia. Lotta».
Saro mi telefona immediatamente per darmi la notizia. «Clamoroso: ho fatto centro al primo colpo», mi dice. «Ho anche letto che Lotta Petronella è una cineasta e artista di Turku, con alle spalle 15 anni di esperienza come regista, produttrice e scrittrice di documentari e film d’arte. Le sue pellicole sono proiettate a livello internazionale in festival cinematografici, gallerie d’arte e trasmesse su larga scala mondiale».
Ebbene, a quella prima lettera ne è seguita un’altra con molte informazioni reciproche. Il padre di lei è morto, ma la madre è in grande forma. Lotta le ha raccontato l’intera vicenda e presto si rimetteranno tutti in contatto con grande entusiasmo e felicità. Coronavirus, noia e chilometri di distanza sono stati annullati clamorosamente.
Da cosa? Da una foto in bianco e nero di quasi mezzo secolo fa. Da qualche parte ho letto che “le fotografie, di qualsiasi genere, lontanissime fra loro, hanno tutte in comune una cosa. Mettono in relazione gli esseri umani. Una foto, d’autore o senza autore, bella o brutta, professionale o banale, è uno scambio di sguardi fra umani e arricchisce la relazione fra gli umani”. Avrete la possibilità di verificare immediatamente se e quanto questo sia vero. Immagino che rimarrete radicati alle sedie a cercare avvenimenti, personaggi locali e non, amici, parenti, e se vorrete, anche serpenti (alla rima non si resiste), nello sconfinato archivio di Davide Minghini. E resterete parimenti incollati al video a guardare le splendide e toccanti immagini nate dall’obiettivo di Di Bartolo e da quello di Giulietta, a sua volta notevole fotografa e “dolce metà” di Saro, con cui condivide camera e… fotocamera.
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