Una soluzione urgente al male oscuro delle liste d’attesa nel sistema sanitario

Una soluzione urgente al male oscuro delle liste d’attesa nel sistema sanitario

Le conseguenze del covid19 colpiscono al cuore il diritto alla salute. Il cittadino si trova compresso fra enormi tempi di attesa e antipatici salassi pecuniari. La soluzione c'è: erogare un servizio adeguato alle necessità, senza oneri aggiuntivi per l'utenza, lasciando la libertà di scegliere la struttura preferita. Si consenta alle realtà sanitarie private in convenzione di supplire al deficit di quelle pubbliche.

A quanto pare nella sola Romagna ci sarebbero circa 250mila fra visite ed esami arretrati da smaltire. La pandemia allenta il suo morso ma rimangono sul campo problemi giganteschi. L’impegno del personale sanitario concentrato nella lotta all’emergenza covid19 per circa tre mesi, ha lasciato indietro interventi, visite e controlli. Recuperare il tempo perduto non sarà semplice e nemmeno indolore. Il tema richiede una soluzione lungimirante e, soprattutto, la capacità di evitare che a farne le spese debbano essere i cittadini, che hanno invece tutto il diritto di fruire delle necessarie prestazioni in tempi ragionevoli e senza doversi svenare economicamente. In questi giorni si è aperto il dibattito su quella che appare come una nuova emergenza. Si sono ascoltate le voci dell’assessore regionale alla Sanità, quelle di alcuni addetti ai lavori e di esponenti politici (come la Lega). Proponiamo questo contributo alla riflessione e invitiamo chi abbia valutazioni, esperienze e analisi, a segnalarcele, arricchendo così il confronto e facilitando percorsi virtuosi.

La sanità regionale ai tempi del CoVid
Un sistema collaudato e perfino certificato da Enti specialistici come affidabile e sicuro può entrare in crisi? (giova ricordare che le strutture sanitarie di ogni ordine e grado subiscono ispezioni, controlli e percorsi di aggiornamenti continui ed assai severi).
Finora appariva assai improbabile! La vulgata che l’Italia abbia la migliore sanità mondiale è patrimonio di tutte le forze politiche e sociali, nessuna esclusa, eppure il CoVid19 si è dimostrato subdolo e cattivo.
Tutti abbiamo subito e subiamo gli effetti diabolici di questo “virus cinese”, che pare fosse emerso ad agosto e tenuto nascosto quasi 6 mesi mentre, specie in un primo momento, la morte è corsa lungo le corsie, ed oggi corre lungo le aziende.
In contemporanea, non smette di mietere vittime, non più solo quelle colpite direttamente o fra quelli più prossimi con quarantene, lockdown e restrizioni ad personam ed ATECO (attività economiche), ma anche fra tutti coloro che prima dello shock erano e sono ammalati di tutte quelle patologie abituali nel nostro paese: in primis ipertensione e disturbi cardiovascolari, diabete, insufficienza respiratoria e renale.

Istat: la salute nelle regioni italiane

L’indice costituisce uno dei principali indicatori capaci di dare conto delle condizioni di salute della popolazione in quanto, attraverso la misurazione della mortalità prematura, consente di evidenziare la perdita di anni di vita riconducibile a fattori traumatici e a condizioni morbose.
In regione Emilia Romagna la mortalità prematura sotto i 70 anni vale 87 giorni per malattie e 17 giorni per traumatismi per un totale di oltre 3 mesi.

Come si nota, la nostra regione figura nel Gruppo 3 ossia Discrete condizioni di salute e comportamento a rischio.
La speranza di vita in buone condizioni di salute tradotto in anni per ogni singolo gruppo vale:

Da questi dati emerge che una diagnosi precoce, un buon sistema sanitario regionale, l’ospedalizzazione e gli stili di vita, possono portare ad un aumento di quasi 7 anni di vita in buona salute in più.
E’ noto che prevenire è meglio che curare e che le prestazioni ambulatoriali e diagnostiche sono la prima linea della prevenzione sanitaria se affiancata da corretti stili di vita e clima salubre.
Purtroppo oggi le conseguenze del CoVid colpiscono al cuore il diritto alla salute e le strutture pubbliche manifestano da una parte enormi tempi di attesa e dall’altra antipatici salassi pecuniari a carico dei cittadini per tamponare le famigerate “liste di attesa”.

Le liste di attesa
Il governo sanitario, conscio del problema, ha emanato una serie di linee guida e tetti massimi di tempi di attesa oltre i quali scattano anche penalità per la dirigenza.
Quali sono le classi di priorità per le prestazioni di ricovero?
Le classi di priorità sono previste nel Piano nazionale di governo delle liste di attesa (PNGLA) 2019-2021:
Il diritto alla salute, che l’art. 32 della Costituzione repubblicana qualifica come diritto fondamentale, attribuisce al legislatore il compito di predisporre gli strumenti in concreto necessari per tutelare la salute come “fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” e garantire cure gratuite agli indigenti.
Con la Legge 833 del 1978 si istituisce il SSN che si qualifica grazie a tre caratteristiche fondamentali: universalità, uguaglianza ed equità.
La ripartizione delle attività per esigenza di unitarietà in materia di salute e di sanità, è spesso interpretata in ottica centralista: lo Stato determina i Livelli essenziali di assistenza e garantisce contestualmente le risorse per il loro finanziamento, le Regioni organizzano i rispettivi Servizi Sanitari Regionali e garantiscono l’erogazione come minimo delle prestazioni contemplate dai LEA, sottraendoli alla capacità e all’autonomia delle comunità locali per essere ricondotti a una logica di tipo “aziendalistico”.
E’ una logica che tende a ridursi ad un mero efficientismo, trascurando o relegando ad un ruolo quasi marginale l’efficacia delle prestazioni sanitarie per il cittadino e per la collettività, nel rispetto di criteri di adeguatezza qualitativa e quantitativa dei mezzi a disposizione.
Occorre essere chiari: la sanità, come in generale i diritti sociali, non possono essere integralmente “subordinati” alle esigenze finanziarie, eventualità che anche la giurisprudenza ha sempre considerato “manifestamente irragionevole” ai sensi dell’art. 3 Cost.

Il male oscuro
C’è un male oscuro della sanità pubblica regionale nello smaltire i tempi di attesa da indurre i cittadini a rivolgersi alle strutture private a pagamento?
Le tariffe per le prestazioni libero professionali, a carico dell’utente richiedente la prestazione, sono comprensive del compenso del professionista (o dell’équipe nel caso di prestazioni rese in regime di ricovero) negoziato con l’Azienda, della quota destinata all’Azienda e dei costi sostenuti dall’Azienda per l’erogazione della prestazione stessa.

Modalità operative alternative oggi praticabili
Si consenta alle strutture sanitarie private in convenzione di supplire al deficit di quelle pubbliche, e superare i vincoli di accordi di sottoscrizione del budget.
Le strutture private non devono essere colpevolizzate perché, a pagamento, possono svolgere in tempi ristretti qualsiasi visita ambulatoriale e analisi diagnostica, anzi occorre metterle in condizione di elargire le stesse prestazioni senza carico economico per il cittadino, smaltendo in tal modo le liste di attesa.
Perché si nega questa facile soluzione?
Forse che se il cittadino paga l’Area Vasta risparmia?
Potrebbe mai essere che il privato diventi più veloce ed efficiente del pubblico?
Si teme che molte strutture pubbliche potrebbero andare incontro ad un depotenziamento?
Le minori risorse erogate dal SSN quanto incidono a seguito delle prestazioni ottenute da cittadini stranieri,
immigrati regolari e non?

La scelta è semplice:
erogare un servizio adeguato alle necessità, senza oneri aggiuntivi per il cittadino, lasciandolo libero di scegliere la struttura che preferisce.

In tempo di Covid
Le strutture private hanno già assorbito i carichi delle sale operatorie durante il lockdown, offrendo al pubblico strutture, competenze, organizzazione e i risultati non hanno compromesso universalità, uguaglianza ed equità.

Pertanto
• Almeno per il 2020, si potrebbe consentire di erogare il servizio cosiddetto delle “liste di attesa” secondo modalità extra budget, azzerando i vincoli imposti dal riparto dell’Area Vasta tra pubblico e privato?
• E’ da ritenere infatti che le aziende sanitarie private siano meglio integrabili nel sistema della sanità pubblica con un più virtuoso rapporto pubblico-privato caratterizzato da meno rigidità, anche con assunzioni temporanee di personale, su un arco settimanale ottimizzato, almeno per le indagini strumentali?

Fotografia: di Silas Camargo Silão da Pixabay

COMMENTI

DISQUS: 0