Un’intera città ostaggio di una fiera

Un’intera città ostaggio di una fiera

Non è normale che una capitale turistica e fieristica non sia stata ancora capace di affrontare il tema della mobilità e ad ogni evento che richiama numeri importanti di visitatori vada letteralmente in tilt. Lettera.

Una città costretta a bloccarsi per una fiera a me sembra inaudito. E quando scrivo “una città” non faccio generalizzazioni ma descrivo la realtà senza esagerazioni.
Questa mattina Rimini era un serpentone di auto dalla statale al mare e nel centro idem con patate. Nonostante gli agenti della polizia municipale nei punti strategici (anche se poco più che inutili ai fini pratici perché l’intoppo è strutturale), le auto si muovevano (per modo di dire) a passo d’uomo. File interminabili ovunque e per ore e ore. La fiera di cui sopra terminerà il 10 novembre e dunque lo scenario sarà più o meno lo stesso fino a venerdì. E si ripeterà per altre fiere soprattutto per quelle più attrattive di visitatori. Si è già ripetuto e si ripeterà ancora, ma così fino a quando?
Se si dovessero calcolare le ore perse dai riminesi (e non solo) incolonnati in questi 4 giorni, e poi nell’arco di un anno, il risultato sarebbe pauroso e siccome il tempo è denaro, monetizzarne le conseguenze diventerebbe ancora più impressionante. Ma ci rendiamo conto di come tutto questo impatti sulla vita di chi esce di casa per andare al lavoro o per assolvere a qualche altro indispensabile e inderogabile impegno? In una parola, quanto incida sulla tanto declamata “qualità della vita” delle persone e quindi della comunità nella sua interezza? Se muoversi a Rimini è diventata un’impresa al pari di una grande metropoli che però ha dalla sua numeri ben più alti di abitanti, allora io credo che i gestori della cosa pubblica e tutta la classe dirigente seduta ai vertici di enti, associazioni di categoria, partiti, eccetera, dovrebbe assumersi la responsabilità di affrontare una buona volta questa piaga indegna.
Non è normale che una città turistica e fieristica – e grazie a Dio una Fiera che funziona c’è, perché porta quella “ricchezza” che il turismo ha visto progressivamente assottigliarsi – sia ridotta in questo modo. Non è possibile che il problema dei problemi, cioè quello della raggiungibilità e poi degli spostamenti interni, sia stato gestito con questa miopia, seppure il tema sia presente e dibattuto da vari decenni. Anzi, probabilmente gli interventi compiuti negli ultimi 10-15 anni hanno aggravato la situazione anziché migliorarla, basti pensare ai lungomare pedonalizzati senza alternative che favorissero lo scorrimento e la sosta. Basti pensare che la giunta comunale aveva originariamente pensato (e non solo pensato ma concretamente pianificato) di realizzare il tracciato del Metromare, tratto stazione-Fiera, passando lungo viale Matteotti e viale XXIII Settembre… lascio immaginare cosa sarebbe accaduto non solo durante i cantieri ma anche nella fase di esercizio di quel mezzo di trasporto. Fortunatamente gli amministratori comunali hanno fatto marcia indietro, però anche le tante rotatorie disseminate sulla statale possono considerarsi una via d’uscita al buco nero di cui sopra? Io credo di no. Le rotatorie non hanno migliorato e non miglioreranno sostanzialmente nulla perché nei punti critici sarebbero necessari i cavalcavia, e anche il nuovo Metromare sarà un palliativo. Non inutile ma nemmeno capace di fare la differenza. È necessario che la Fiera si doti finalmente di un casello autostradale dedicato. Più in generale, è indispensabile che si chiamino i migliori esperti in materia di mobilità e si chieda loro di prendere in mano i destini di un malato grave che, senza le cure adeguate e specialistiche, è destinato a schiattare.

B. R.

COMMENTI

DISQUS: 0