In merito all'intervista a Leonardo Cagnoli, riceviamo e pubblichiamo il seguente intervento di Alfonso Vasini (nella foto), che siede nell'assemblea
In merito all’intervista a Leonardo Cagnoli, riceviamo e pubblichiamo il seguente intervento di Alfonso Vasini (nella foto), che siede nell’assemblea dei soci della Fondazione Carim.
Ho letto con molto interesse l’intervista del 3 luglio scorso al dott. Leonardo Cagnoli, nuovo Presidente di Uni.Rimini.
Conosco abbastanza bene Leo, le sue qualità professionali ed umane, il suo equilibrio di giudizio e non mi sorprende perciò che egli manifesti qualche preoccupazione a riguardo sia della capacità degli attuali soci della società consortile a sostenerne finanziariamente le attività, sia del conseguente possibile, ma scongiurabile rischio di un ridimensionamento delle stesse. Sono tuttavia certo che Leo saprà affrontare con successo l’arduo compito che l’attende, come del resto egli stesso conferma nell’intervista, quando dichiara di essere impegnato personalmente a guardarsi intorno per individuare nuovi partner pubblici o privati.
Mi sorprendono invece le sue risposte a riguardo sia del doppio ruolo di Presidente di Uni.Rimini e di Vice Presidente della Fondazione Carim, sia di quello di alcuni soci della Fondazione, membri del Consiglio Generale della stessa e del Consiglio di Amministrazione della Banca conferitaria, che ricoprono contemporaneamente ruoli negli organi di vertice della cooperativa Diapason, società che eroga servizi sia a Uni.Rimini, sia al Cral della Banca. Avrei apprezzato ancora di più le sue doti morali se Leo, nel momento stesso in cui ha assunto la carica di Presidente di Uni.Rimini, avesse messo a disposizione di altri soci della Fondazione il suo mandato di Vice Presidente e di consigliere di amministrazione. Nel prestigioso nuovo incarico sarebbe sempre e comunque stato “espressione della Fondazione” (status a cui sembra tenere molto) che nessuno gli avrebbe misconosciuto, anche nella qualità di semplice socio.
Io faccio parte di quella schiera di soci che sostengono che si debbano evitare i doppi incarichi e che, se qualcuno li ha ricoperti nel passato, non v’è ragione di perpetuarne la arrogante consuetudine che di certo non facilità la comprensione dentro e fuori la Fondazione e che, soprattutto dentro, continua ad alimentare laceranti conflittualità.
Ancor più sorprendente poi è il modo sbrigativo e poco riflessivo con il quale Leo liquida l’argomento dei servizi posti in essere dalla cooperativa Diapason. Pare che a Leo interessi poco o punto sapere chi sia il fornitore di quei servizi, tanto da tacciare di strumentalizzazione le critiche che più volte sono state espresse a questo riguardo. Sono le stesse critiche con le quali il Presidente Pasquinelli ha tentato di tacitarmi quando, in occasione di diverse sessioni dell’assemblea dei soci della Fondazione, ho ritenuto doveroso evidenziare l’inopportunità della persistenza di una tale anomala situazione.
Non nascondo che sotto questo aspetto Cagnoli e Pasquinelli mi hanno deluso, ma mi rendo conto che purtroppo questo è ciò che passa il Convento e che non c’ è niente di nuovo sotto il sole.
Alfonso Vasini
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