Visit Rimini strombazza l’ingresso nella European Cities Marketing come una novità, peccato non sia vero

Visit Rimini strombazza l’ingresso nella European Cities Marketing come una novità, peccato non sia vero

Propaganda turistica: «Dopo un anno di attività, siamo pronti ad entrare a far parte di una comunità internazionale». E' «la prima volta che Rimini è accolta in un network di città di eccellenza nelle strategie di marketing». Fake news. Il Comune aderì allo stesso organismo nel 2003, ma lo abbandonò qualche anno dopo, con motivazioni poco credibili.

Due giorni fa Visit Rimini ha gridato ad una sorta di miracolo: «Dopo un anno di attività, siamo pronti ad entrare a far parte di una comunità internazionale, per dare coerenza sempre di più alle linee guida della nostra Città e della nostra Regione e guardando in prospettiva per fare degli investimenti e sentirsi partecipe di una comunità più vasta e internazionale, fatta di tante città metropolitane e destinazioni importanti meno note, molte delle quali si stanno facendo onore acquisendo competenze ed esperienze molto importanti. Una comunità molto attiva di città che sanno di doversi costruire una loro credibilità, un loro appeal e una loro brand reputation, per diventare una vera scelta per chi cerca destinazioni affidabili, capaci e interessanti al di là delle capitali europee. Ci puntiamo molto e abbiamo raccolto opinioni molto positive delle città italiane che ci hanno preceduto». Pronti? Bravissimi a centrare l’obiettivo? Balle.
E’ vero che la memoria tende ad indebolirsi con l’avanzare degli anni, ma come si fa a scivolare su queste bucce di banana?

La comunità internazionale è quella della European Cities Marketing, ben nota e qualificata, che opera dal 2000. E’ stato scritto che «è la prima volta che Rimini è accolta in un network internazionale di città di eccellenza nelle strategie di marketing». E’ una fake news. C’è pure chi si è congratulato con Rimini per l’ingresso nella associazione no profit di Destination Marketing Organization europee.

Anno 2003. La giunta comunale di palazzo Garampi aderisce formalmente alla «Federazione degli Uffici del Turismo delle Città Europee (F.E.C.T.O), nome commerciale European Cities Marketing» con tanto di delibera nella quale si legge che l’organismo è «un unione di città turistiche e convention bureau che condividono competenze, lavorando insieme su un piano operativo allo scopo principale di avere più opportunità d’incrementare i flussi turistici verso le rispettive zone; inoltre, la stessa organizzazione si prefigge lo scopo di contribuire alla rappresentanza del “turismo della città e degli Uffici del Turismo” delle città europee presso le istituzioni a livello locale, nazionale e internazionale ed in particolare, nelle istituzioni dell’Unione europea».
In questo contesto la città di Rimini nel 2009 partecipa ad esempio alla Fiera City Break, dove acquista anche lo spazio per uno stand, che si tiene a Goteborg e che precede la conferenza annuale degli associati. Il Comune valuta che «nel quadro degli interventi mirati alla promozione del nostro sistema turistico riveste un ruolo strategico la partecipazione a meeting di settore con valenza internazionale e che negli ultimi anni è emersa sempre più l’esigenza di integrare attività riferite alla comunicazione con quelle più specifiche di promozione della costa romagnola, in particolare verso i mercati esteri, ritenendola dunque un valido strumento di promozione volto a valorizzare ed incrementare i flussi turistici verso la Riviera di Rimini». Tutto messo nero su bianco.

Carta Canta. L’atto ufficiale del Comune di Rimini che nel 2010 impegna 2.200 euro per la quota associativa alla European Cities Marketing.

Ci rimane per alcuni anni, a memoria fino al 2010, e poi abbandona la European Cities Marketing. La motivazione che fece tirare i remi in barca al Comune di Rimini, e che circolò negli ambienti che avevano seguito l’operazione, fu che i risultati della partecipazione non avevano dato i frutti sperati, che il gioco non era valso la candela, insomma, anche tenendo conto dei costi della adesione al network delle destinazioni turistiche. Ma l’iscrizione annuale costava appena 2.200 euro (agli inizi anche meno), alla quale si aggiungevano le spese di trasferta dei soli dipendenti pubblici (comunque irrisoria) perché il privato se le pagava di tasca propria, e comunque la spesa era valutata dalla stessa amministrazione comunale «congrua relativamente ai benefici che ne deriveranno per la nostra città». In effetti la ECM era (ed è tuttora) tutt’altro che una realtà poco significativa. Rappresentava fra l’altro un luogo nel quale Rimini aveva anche la possibilità di misurarsi con capitali del turismo di prima grandezza, di imparare qualcosa, di dialogare con esperienze avanzate, oltre che di farsi conoscere su scala internazionale. Forse però fu considerata una carta poco importante da chi ritiene di essere nato imparato e di avere solo da insegnare.
Detto questo, ci vorrebbe un po’ di ritegno nel vendere come la scoperta della luna qualcosa che appare piuttosto come una sortita un po’ lunare. E propagandistica.

Fotografia: Fotoreporter – Regione Emilia-Romagna.

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