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Quanto hanno speso nella lotta alla zanzare tigre Regione ed enti locali negli ultimi anni? Le teste di cuoio impegnate nel Piano regionale per debellare l’insetto sono in tenuta di guerra dal 2007. Cos’hanno prodotto?
L’Università di Bologna, Facoltà di Economia di Forlì, ha coordinato una indagine approfondita incrociando dati e spese. Emerge di tutto e di più. Anzitutto che “sono molti i Comuni che non forniscono dati completi sulle attività svolte, non realizzano alcune fondamentali operazioni o che le realizzano solo parzialmente. Inoltre, i report comunali sulle spese sostenute, benché stilati su un unico semplice modulo, sono compilati autonomamente da ogni amministrazione e ciò pone problemi di interpretazione univoca del significato delle diverse voci di spesa e conseguentemente di congruità tra i dati raccolti”. Il dipartimento complicazione affari semplici, insomma, lavora sempre a ritmi sostenuti.
Ma veniamo al sodo. Tenetevi saldi. “Secondo dati disponibili, la spesa complessivamente sostenuta da Regione, Comuni ed altri enti coinvolti nel Piano Regionale è stata di circa 7,60 milioni di Euro nel 2008, per poi scendere a 5,94 milioni di Euro nel 2009, a 5,57 milioni nel 2010 e a 5,28 milioni nel 2011”. Oltre 24 milioni di euro fra 2008 e 2011.
La spesa media affrontata per l’implementazione del Piano in rapporto alla popolazione, a livello regionale nel 2011 è stata di 1,27 euro per abitante, ma varia parecchio nelle singole Asl. Da notare che quella di Rimini presenta il livello di spesa più elevato. “Anche in questo caso non c’è una situazione generalizzata: dei 21 Comuni considerati 10 hanno spese superiori a 1,40 euro per abitante e solo 4 sopra i 2 euro, ma pesano le spese dei due Comuni maggiori: Rimini (2,62 euro per abitante) e Riccione (3,47 euro per abitante). Inoltre i Comuni di Santarcangelo di Romagna, Misano Adriatico e Cattolica, che sono rispettivamente il terzo, sesto e quinto dell’AUsl per numero di abitanti, sono anche il quarto, quinto e sesto come spesa per abitante”.
Ci si muove in ordine sparso per il numero di trattamenti nelle caditoie: l’indicazione del Servizio Sanitario Regionale era quello di effettuare 5 turni, ma la media è stata superiore a 6, con una variabilità di casi che andava da 1 a 14 turni e con tre quarti dei Comuni che hanno effettuato tra i 4 ed i 7 turni. “La maggioranza ne effettua un numero superiore seguendo criteri che appaiono molto soggettivi. Nella maggioranza dei casi i Comuni utilizzano prodotti insetticidi liquidi ed i trattamenti sono effettuati con pompa manuale, portata a spalla, se l’operatore si sposta a piedi, o montata su bicicletta o motorino se si impiegano tali mezzi. A seconda delle necessità le squadre (di una o due persone) sono supportate da un qualche automezzo. Riguardo alla produttività del lavoro in termini di numero di caditoie trattate per operatore nell’unità di tempo, i risultati che si ottengono sono i più vari, tuttavia l’indicazione che sembra prevalente è tra le 70 e le 100 caditoie trattate per operatore per ora”.
Vige la “creatività” anche nei controlli: “I Comuni che effettuano controlli di efficacia sui trattamenti antilarvali secondo procedure conformi, per numero di caditoie e per turni di trattamenti esaminati, al protocollo indicato dalla Regione Emilia-Romagna sono solo cinque su dieci. Gli altri non li effettuano in modo conforme o non li effettuano affatto. Si evidenzia che nei tre Comuni che hanno effettuato autonomamente i controlli, questi finiscono per risultare non conformi”.
Avanti. “Nonostante le indicazioni della Regione sconsiglino di praticare la lotta adulticida, a meno che non sussistano situazioni di emergenza, i Comuni tendono in genere a praticarla”. E, udite udite, quali sono le motivazioni di questi interventi? “L’insistere dei Comuni su questa misura, a volte anche al di là della sua oggettiva utilità, ha delle correlazioni con il fatto che un trattamento adulticida in un’area pubblica urbana è sempre un evento piuttosto visibile e quindi può dare alla cittadinanza l’impressione che le autorità “stiano facendo qualcosa” per risolvere il problema”.
Ma c’è un altro dato che va fatto rilevare, ed è clamoroso: riguarda la spesa per trattare una singola caditoia. “La spesa media regionale per singola caditoia trattata in aree pubbliche, ossia la spesa sostenuta per somministrare una dose di larvicida su una caditoia, ottenuta dividendo la spesa complessiva regionale di un turno di trattamenti per il numero totale di caditoie stimate, è risultata nel 2011 di euro 0,4607. I dati medi ottenuti nei singoli 233 Comuni considerati variavano da un minimo di 0,0621 euro per caditoia ad un massimo di 4,9140 euro per caditoia (da 1 a oltre 79 volte)”.
Fino al paradosso che “contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, una dettagliata informazione circa il numero e l’ubicazione delle caditoie presenti nelle aree pubbliche non è normalmente disponibile presso le pubbliche amministrazioni. Poiché la conoscenza di questa informazione è importante per impostare i piani per i trattamenti e per il controllo e costituisce, inoltre, un aspetto importante di conoscenza del territorio, riteniamo che l’esperienza del censimento con georeferenziazione (fata solo da due Comuni) possa essere ritenuta esemplare, anche perché utilizzabile nelle attività di controllo sul corretto svolgimento dei lavori. Oltre al censimento è necessario poi l’aggiornamento continuo di questo dato”, scrivono gli esperti nell’indagine.
Spiegano pure che “molte amministrazioni comunali si sono ritrovate incapaci di valutare aspetti fondamentali, come il livello di efficienza dei servizi prestati dagli affidatari e l’equità delle tariffe praticate, nonché di gestire correttamente e agendo nell’interesse della collettività delle complicate procedure d’appalto e i rapporti con le società affidatarie”.
A livello di Asl provinciali, nel 2008 Rimini ha speso più di Bologna negli interventi: 1.378.952,92 euro contro 1.060.397,25. E comunque dal 2009 al 2011 Rimini ha sempre speso più di tutte le altre Asl della regione, seconda solo a Bologna.
“Nel territorio dell’AUsl di Rimini vi sono diversi indicatori che appaiono disomogenei rispetto ai valori regionali, le differenze più rilevanti riguardano: i trattamenti antilarvali in aree pubbliche (37,6%, contro 62,4% della Regione), i trattamenti antilarvali porta a porta (24,2%, contro un 8,4% regionale) e la voce “altro” (17,4%, contro 6,6%)”.
Ora non sanno più a che santo votarsi. A metà giugno la Regione Emilia Romagna si è superata: “La zanzara tigre la chiudo in un tweet”. Ha creato un canale twitter per accompagnare i cittadini con un tweet, per non lasciarli soli alle prese col mostro, “per ricordarci come una sveglia le buone azioni quotidiane”.
Vista la minaccia che incombe sulla popolazione, quante migliaia di follower avrà @ZanzaraT? Nove. Non ci sono nemmeno i Comuni e le Asl. E quanti tweet i servizi segreti della Divisione investigativa anti-zanzara avranno diffuso ad oggi? Zero.
Per questa estate il Comune di Rimini mette a disposizione di Anthea 385.183 euro (più Iva), ma è solo il costo a carico dell’amministrazione comunale. Nel 2012 la stessa voce incise per 415.432 euro. Cosa fanno con questa montagna di soldi? Volano dei droni capaci di colpirle una ad una? Macché. Cinque passaggi nelle caditoie pubbliche, e uno in quelle private, con consegna di un kit larvicida. Quest’anno in più Anthea lascerà nelle sette farmacie comunali il prodotto larvicida gratuito. Ed è prevista “una più efficace campagna informativa basata su comunicazioni ad hoc su giornali ed affissione di manifesti”. Che poi è sempre la solita storia: non lasciate acqua stagnante, coprite i contenitori, eccetera eccetera. Ma almeno se si investe in pubblicità sui giornali c’è caso che i media non si mettano a sparare sulla campagna di prevenzione e lotta.
Gli enti pubblici mettono le mani avanti. Quel che si può ottenere è la “riduzione delle densità della Zanzara Tigre (Aedes albopictus) entro i limiti di sopportabilità e non sradicare la specie; i maggiori effetti delle azioni intraprese saranno comunque apprezzabili nel corso di una costante attività pluriennale”. E’ come la guerra della Vietnam. Richiede tempi lunghi, le casse degli enti locali si prosciugano ma non si vede la fine del conflitto. E allora via con le informazioni che spiegano la spietatezza della zanzara tigre. La femmina di Aedes, responsabile delle punture all’uomo, può compiere diversi “pasti di sangue” a distanza di 3-5 giorni uno dall’altro e in condizioni ottimali (ad esempio in laboratorio) può vivere anche più di 40 giorni. Capito che belva ci troviamo a fronteggiare? Dopo il pasto di sangue le femmine depongono tra le 40 e le 80 uova, disponendole singolarmente appena sopra il livello dell’acqua. Mettono al mondo dei vampiri programmati per sbranare succulenti lembi di epidermide. In laboratorio si è visto che ogni femmina è in grado di deporre le uova anche per 7 cicli consecutivi, per un totale di 350-450 uova per individuo in una stagione.
Manco il gelo invernale e la siccità le stermina. Non schiattano nemmeno a meno 10°C. Ma se trovano un goccio d’acqua e un minimo tepore, boom, si aprono e si mettono in attività gli eserciti striati alla ricerca del sangue.
Chi rinuncerebbe a continuare la guerra del Vietnam davanti a simili scenari apocalittici?
Andrea Vitante
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