Fondazione Carim ecumenica: ecco la storia dell’accordo segreto

Fondazione Carim ecumenica: ecco la storia dell’accordo segreto

L’assemblea dei soci della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, presieduta da Massimo Pasquinelli, ha eletto questo pomeriggio diciannove nuovi so

L’assemblea dei soci della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, presieduta da Massimo Pasquinelli, ha eletto questo pomeriggio diciannove nuovi soci ordinari. Detta così sembra una passeggiata, invece si è arrivati a questo risultato dopo un lungo e faticosissimo lavoro “ecumenico” fra le anime interne. Durato mesi.
Cominciamo dalle new entry. Si tratta di:
– Bonori Fabio, 51 anni, imprenditore nel settore commerciale
– Bracci Alessandro, 40 anni, direttore generale di un’azienda del settore moda
– Brighi Paola, 46 anni, professore ordinario presso il Campus di Rimini dell’Università di Bologna
– Ciavatta Marco, 53 anni, imprenditore nel settore delle concessionarie d’auto
– D’Addario Roberto, 36 anni, promotore finanziario
– Di Angelo Alduino (Richard), 61 anni, imprenditore nel settore commerciale e dei servizi
– Gemmani Linda, 46 anni, imprenditrice nel settore delle macchine per legno
– Farfaneti Ghetti Patrizia, 49 anni, titolare di farmacia
– Guaitoli Matteo, 44 anni, consulente e amministratore
– Lucchi Giorgio, 56 anni, imprenditore nel settore artigiano
– Manzi Roberto, 54 anni, avvocato
– Maresi Moreno, 54 anni, avvocato
– Panozzo Massimo, 65 anni, imprenditore nel settore dell’editoria
– Pasini Paolo, 64 anni, dirigente sanitario
– Perazzini Davide, 49 anni, commercialista
– Pironi Miranda, 59 anni, commercialista
– Pivato Stefano, 63 anni, docente e rettore dell’Università di Urbino
– Sarti Gilberto, 61 anni, ingegnere
– Valentini Natalino, 53 anni, docente e direttore dell’Istituto superiore di scienze religiose.

Pasquinelli respira a pieni polmoni
“Con l’elezione odierna, il numero dei membri dell’Assemblea sale a 91”, spiega la Fondazione. “Il numero massimo dei componenti, stabilito dallo statuto, è di 100 e ciò significa che l’assemblea potrà eventualmente decidere, in un prossimo futuro, di ammettere altri 9 soci ordinari”. Soddisfatto Pasquinelli, che è entrato in assemblea senza timori, ben conoscendo il percorso preparatorio: “Accogliamo e salutiamo con soddisfazione l’ingresso di nuovi Soci nell’Assemblea della Fondazione”, commenta Massimo Pasquinelli. “L’integrazione della compagine sociale, attesa da anni, rappresenta un arricchimento ed una iniezione di nuova linfa in un organo al quale è attribuito, tra l’altro, il compito di nominare la metà dei componenti del Consiglio Generale”.
“Il metodo con cui si è potuti arrivare alle odierne nomine”, dice ancora Pasquinelli, “è stato quello dell’incontro e della inclusione. E’ questo lo spirito che deve distinguere la Fondazione, la quale dopo un biennio dedicato prevalentemente al delicato e difficile lavoro per il superamento della crisi di Banca Carim, deve ora riflettere sulle linee strategiche e operative più consone ad affrontare uno scenario economico e sociale molto diverso dal passato”. E conclude: “Sono anche particolarmente lieto che tra i nuovi eletti figurino quattro donne, un numero ancora molto contenuto che mi auguro possa incrementarsi nelle prossime occasioni”.

Il patto delle tre anime
Fin qui l’ufficialità. Ma c’è un vero e proprio accordo dietro ai 19 nomi, scelti in base ad un criterio quasi matematico di rappresentanza fra le tre componenti della Fondazione. Basta scorrerlo quell’elenco per rendersene conto: un terzo fanno capo ai cosiddetti laici, un terzo ai cattolici e un terzo al “centro”. Ce n’è uno in più, ma è la classica eccezione che conferma la regola.
I due schieramenti di un tempo sono stati scomposti e ricomposti dopo che Alfredo Aureli si è di fatto sfilato e coloro che in passato facevano riferimento a lui si sono dispersi fra laici e centro.
L’accordo, dunque. A tessere la tela delle relazioni è stato un gruppetto composito che ha messo in atto metodi da diplomazia vaticana. Per settimane e settimane l’opera di smussatura e levigatura è stata carbonara ma costante. Tenendo duro anche quando all’interno delle tre aggregazioni qualcuno mostrava mal di pancia e ripensamenti.
A fare aprire gli occhi un po’ a tutti, ma in particolare al presidente Pasquinelli, erano state le due famose votazioni che avevano materializzato lo spettro della ingovernabilità a Palazzo Buonadrata, con gli astenuti in numero quasi doppio rispetto ai favorevoli quando si era trattato di approvare il bilancio: una volta 23 e l’altra 21. Non si poteva continuare così. Anche perché tutti sapevano che si stava avvicinando la stagione del rinnovo delle poltrone e poi rinviare ancora una volta per litigiosità conclamata l’elezione dei 28 che i veti incrociati impedivano di designare in seno all’assemblea dei soci, non sarebbe più stato possibile (oltreché tollerabile) non solo agli occhi dell’opinione pubblica ma anche del ministero del Tesoro, che rischiava di dover intervenire d’ufficio. C’è poi anche un ulteriore elemento che ha riportato tutti alla ragione: l’incendio alle porte. Tradotto, la difficile situazione economica, due anni consecutivi senza i dividendi di Banca Carim, la questione aeroporto e altro.
In questo clima sono iniziati i primi abboccamenti che via via hanno fatto scaturire riunioni più o meno segrete. Prima all’interno delle tre cerchie, e poi con uno o due rappresentanti di ciascuna attorno ad uno stesso tavolo. Siccome il cammino delle parole ha sempre un approdo incerto, la decisione di maggiore garanzia per tutti è stata quella di redigere un vero e proprio documento, pare ultimato nell’ultima versione nell’ufficio del presidente Pasquinelli. Come una sorta di atto notarile, con quattro firme, Pasquinelli compreso. E’ accaduto a inizio giugno.

Il nuovo consiglio di amministrazione
Il patto stabilisce diversi punti fermi. Il primo è quello della rappresentanza paritaria: nella individuazione dei soci (come avvenuto ieri e come avverrà, per gli ultimi 9, quasi certamente in autunno), dei membri del consiglio generale e del consiglio di amministrazione, e pure quando si tratterà di rimpiazzare i componenti che passano dall’uno all’altro degli organismi statutari. Il patto ieri ha dimostrato di tenere. Addirittura alla prova di un’unica lista diligentemente suddivisa in parti uguali, preparata con ampio anticipo e rispettata dal primo all’ultimo nome. Qualcosa di inimmaginabile solo qualche mese addietro. Il secondo riguarda una possibile modifica allo statuto per introdurre il secondo vicepresidente nel consiglio di amministrazione, aumentando i componenti di una unità. Domani si riunisce il consiglio generale per la nomina del nuovo cda. Già nei giorni scorsi si sono fatti diversi nomi sui quali ci sono pochi dubbi. Alcuni di questi passano dal consiglio generale al cda (come Gianluca Spigolon), liberando quindi dei posti che l’assemblea dovrà rimpiazzare, probabilmente fra luglio e agosto. Leonardo Cagnoli è indicato nel ruolo di vicepresidente. Polazzi e Ticchi sono costretti a farsi da parte per una ragione “tecnica”, cioè una disposizione ministeriale che ha inserito il tetto massimo di dieci anni come limite inderogabile di mandato. Sembrano certi anche Antonio Polselli e Gianluca Spigolon.

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