Zerbini: la pillola del giorno dopo

Zerbini: la pillola del giorno dopo

Cattolico apostolico radicale. E' la nuova mutazione dello scout prestato alla politica, amico amico amico di Matteo Renzi ma che deve chiedere ospitalità ai Radicali per una candidatura, ottenendo schiaffoni. Dalle battaglie contro gli abortisti di casa nostra alla scoperta che la pillola va giù, va giù, va giù. Anche senza zucchero.

Non ha fatto in tempo a cantare il suo ennesimo grande amore politico che gli hanno subito infilato la pillola… del giorno dopo. Ormai Samuele Zerbini accende ceri alla madonna radicale, Emma Bonino. L’altro giorno si è presentato con la carica: Responsabile Forza Europa di Rimini. “Ho già avviato contatti con tutti i Riminesi e i movimenti che creano la Lista Più Europa (che è fatta da più movimenti con un unico obiettivo: + Europa). A breve comunicheremo le liste dei candidati, e quando raccoglieremo le firme. La Lista è aperta a tutti coloro i quali credono che il nostro futuro sia importante, perché è il luogo dove passeremo tutto il prossimo tempo”.
Non ha fatto in tempo a finire la frase che gli è arrivata sulla testa una scarica di tozzoni da invornirlo. I Radicali: “Zerbini non ha alcun ruolo riconosciuto”. E poi: “Attendiamo che sappia dimostrare di essere altro da quello che è stato fino a oggi: un uomo imposto dalle correnti democristiane, già assessore ai Servizi sociali del Comune di Rimini e consigliere comunale del Pd”. Luca Randi, referente per il gruppo dei radicali in provincia, gli ha dato il benvenuto nella famiglia europeista. Secondo i Radicali “questo Zerbini” non è nemmeno fra i referenti con compiti “esclusivamente organizzativi. Figuriamoci se potevamo affidargli addirittura responsabilità più politiche”. E voi pensate che dopo questa figura deciderà di tirare i remi in barca? Illusi.

Io, mammeta e Matteo Renzi. Zerbini è un osso duro. Dai grandi amori politici e dalle grandi battaglie di valore (un tempo non lontano con la chiesa cattolica apostolica romana, ora con gli anticlericali e i laicisti di punta del sistema politico italiano). “Vedete, conosco Matteo Renzi da vent’anni. Si è abbeverato a Sturzo, vuole trasformare il Pd in un partito dove i cattolici non siano dei paria. Tanto mi basta”, commentava il nostro nel 2012 su un sito di informazione che ha come obiettivo “la rinascita della cultura cattolica”. E raccontava di una amicizia di ferro con Matteo Renzo: “Avevamo 16 anni quando, entrambi negli scout, ci conoscemmo. Suo padre, caposcout anch’egli, e piccolo consigliere di Rignano sull’Arno, aveva un’azienda attiva tuttora che organizzava promozioni: la vendita dell’Avvenire davanti alle chiese, la distribuzione di riviste davanti alle edicole eccetera. Io quindi iniziai a lavorare per loro su Rimini, organizzando queste promozioni, che poi, qualche anno dopo, mi permisero di pagarmi gli studi perché vivevo senza la mia famiglia. Assieme e nello stesso momento decidemmo di impegnarci in politica e assieme vivemmo un momento che per noi fu formativo: le battaglie dentro i Giovani Popolari. Fu in quel momento che una generazione di giovani (io, Renzi, Adinolfi e tanti altri che ora vedo in giro) al di la delle nostre manchevolezze imparammo a non avere alcuna subalternità culturale nei confronti della sinistra. Tuttora la pago qui a Rimini. Divenne poi Renzi caporedattore della Rivista dei Rover Scout, e poi via via nelle rispettive vite e carriere politiche ci siamo sentiti ogni tanto al telefono o visti in giro, per raccontarci e confrontarci. Sempre con gli stessi ideali di allora, sempre con la stessa voglia di cambiare radicalmente l’Italia che non ci piaceva. E’ difficile raccontare la voglia che ci pervadeva, la sensazione di portare avanti un messaggio, un ideale molto più grande di noi, la consapevolezza di sentirci inadeguati rispetto alla missione, ma al tempo stesso l’orgoglio di esserci, di sapere che la politica si occupa delle cose penultime, e non delle ultime come la sinistra pensava.
Per chi conosce queste cose, per chi ha vissuto assieme quei momenti, quando si ascoltano i suoi discorsi risultano evidenti gli ideali e la consapevolezza della nostra limitatezza, della nostra fallacia ma della fiducia di voler essere strumenti nelle mani di Dio, il terrore di chi spera e prega affinché il nostro impegno, nel giorno Ultimo, ci sia di lode e non di condanna”. E tutti penseranno: ma con un amico così hai bisogno di cercare una candidature con la Bonino?

Con don Benzi contro l’aborto. Una volta Antonella Beltrami e Catherine Grelli, assessori del Comune e della Provincia di Rimini alle Pari opportunità, organizzarono insieme al Coordinamento delle donne un convegno sulla pillola abortiva (RU486). Samuele Zerbini, consigliere della Margherita, si accese come un cero votivo. “Vorrei sapere dal sindaco (che era Ravaioli, ndr) quanti soldi pubblici sono stati spesi per questa iniziativa che vede in prima fila le stesse persone che avevano attaccato Ravaioli quando, senza nessun aggravio economico per nessuno, era andato a pregare con don Benzi davanti all’Ospedale in cui si effettuava l’interruzione della gravidanza. Quanti soldi pubblici sono stati spesi da Comune e Provincia senza che nessuno ne sapesse niente. E’ una tematica che tocca la coscienza di tanti, e questo è un modo becero e ideologico di affrontarla. Mi sembra che ci siano assessori della giunta del sindaco Ravaioli che per ideologia corrono un po’ troppo”. Era come un piccolo Adinolfi di oggi il nostro Zerbini, e rampognava idee radicali e femministe (“un’ennesima caduta di stile di un certo femminismo anni 70”), difendeva a spada tratta il Movimento per la Vita e il suo diritto di accesso ai consultori, e colpiva le “assurdità contenute nell’opuscolo” sull’aborto che definiva terroristica e macabra la preghiera delle vecchine e dei sacerdoti contro l’aborto. E Zerbini bollava come “intollerabile che tutto questo coacervo di insulti gratuiti, di luoghi comuni e di provocazioni provenga dalla maggioranza che come Margherita sosteniamo.” Ora con quel coacervo ha deciso di candidarsi alle elezioni politiche. Basta un poco di zucchero e la pillola va giù, va giù, va giù. Per quale idea di Europa? sul sito della Diocesi Zerbini risulta un referente di Identità Europea, nel cui simbolo c’è un sole color rosso porpora con al centro il monogramma del Cristo (X–P). Si impegna perché “il Christus Sol Iustitiae torni a splendere sull’Europa e sul mondo” e “affinché la civiltà cristiana – radice profonda ed autentica di quell’“arcipelago di diversità” che è l’Europa – torni ad essere riconosciuta come la fondamentale e più autentica base della civiltà e della vita associata del nostro continente”. Com’era il titolo di quel film ormai un po’ vecchiotto? Identità sospette.

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