Pronto, palazzo Garampi? C’è la mina concessioni balneari da disinnescare. Parla Roberto Biagini

Pronto, palazzo Garampi? C’è la mina concessioni balneari da disinnescare. Parla Roberto Biagini

Con l'emendamento "Salva Spiagge" dell'agosto 2016 si è cercato furbescamente di far rientrare dalla finestra quello che l'Unione Europea aveva fatto uscire dalla porta. Ma le due recenti sentenze della Corte di Cassazione e del Consiglio di Stato dicono che il processo innescato è ormai irreversibile. "I funzionari comunali sono consci delle loro responsabilità in caso di inerzia e credo che metteranno anche la politica di fronte alle proprie di responsabilità". La politica dello struzzo non può durare. Intervista all'avvocato, ed ex assessore, Roberto Biagini.

Allora Biagini, lei ha suonato la sveglia: sostiene che anche l’amministrazione comunale di Rimini non può far finta di nulla davanti alla questione delle concessioni e della direttiva Bolkestein e anzi deve applicare le norme europee, le spiagge vanno messe a bando. E’ così? Può spiegarci in base a quali certezze afferma questo?

Sulla base delle espressioni, puntuali, autorevoli ed inequivocabili dei giudici, ordinari ed amministrativi, di merito e di legittimità; per non dimenticare le copiose sentenze della Corte Costituzionale che a cominciare proprio da “casa nostra”, dalla dichiarazione di illegittimità costituzionale dell’art. 8 bis comma 2 della legge Regionale Emilia Romagna n. 8/2009, aveva dichiarato in contrasto con le norme del Trattato dell’Unione Europea la famosa “proroga di 20 anni”, specificando anche (attenzione a non sottovalutare l’aspetto) cosa si debba intendere per “legittimo affidamento”. Poi la famosa sentenza della Corte di Giustizia (CGUE, sentenza 14 luglio 2016, pronunciata nelle cause riunite C-458/14 e C-67/15), e soprattutto le due recenti sentenze (2018) della Corte di Cassazione e del Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, parliamo dei due massimi organi di giustizia ordinaria e amministrativa, che hanno ribadito non conforme al diritto comunitario il cosiddetto “Emendamento Salva Spiagge” – art. 24, comma 3 septies, inserito nel cosiddetto D.L. 113/2016 (Decreto Enti Locali); oltre ad aver ribadito, ad adiuvandum, la non conformità della proroga al 31.12.2020. Ritengo queste vere e pietre tombali sulla vicenda in quanto qualsivoglia organo giudicante italiano, al quale vengano sottoposti casi attinenti al demanio marittimo ed in particolare alle “concessioni demaniali marittime a scopo turistico ricreativo”, non potrà non attingere dalla autorevolezza di tali pronunce e disapplicare, come hanno fatto sia la Cassazione che il Consiglio di Stato, le norme in contrasto con il Trattato U.E.. Ed in ogni caso se la questione particolare raggiungesse con i vari gradi di gravame ancora la Cassazione e il Consiglio di Stato essi, ragionevolmente, ritengo non si discosteranno dalle loro pronunce e si conformeranno a quanto già deciso. Il processo ormai è irreversibile.

Come si è arrivati a questo punto? Lei si occupa oggi della materia in quanto avvocato, ma la vicenda delle concessioni balneari marittime la conosce bene anche per la sua esperienza di assessore al Demanio a palazzo Garampi. I due ex parlamentari riminesi hanno profuso molto impegno sulla materia, si è letto in passato che questo impegno aveva permesso di “mettere in sicurezza le spiagge”. E’ così? La cosiddetta proroga che fine ha fatto?

Beh, la vicenda parte da lontano, da quando sulla scorta della cosiddetta direttiva Bolkestein, ma soprattutto dei principi fondamentali del T.F.U.E. (Trattato Fondativo Unione Europea), c’è stata la famosa procedura di infrazione n. 2008/4908 avviata ai sensi dell’art. 258 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea per rispondere all’esigenza degli operatori del mercato di usufruire di un quadro normativo stabile che, conformemente ai principi comunitari, consentisse lo sviluppo e l’innovazione dell’impresa turistico-balneare-ricreativa. Da lì l’abolizione del diritto di insistenza e del rinnovo automatico delle concessioni. Poi in Italia c’è sempre la gara a chi si crede più furbo degli altri ed invece di attivarsi per normare le pubbliche evidenze si è deciso furbescamente “di allungare il brodo al 2020″ e, non contenti della sentenza della Corte di Giustizia dell’U.E. del luglio 2016 che poneva fine alla questione in modo definitivo, si è cercato, altrettanto furbescamente, di far rientrare, con l'”Emendamento Salva Spiagge” dell’agosto 2016, dalla finestra quello che la U.E. ha fatto uscire dalla porta. Consideri, che tale emendamento è stato immediatamente e sonoramente “bocciato” dai giuristi nazionali esperti in diritto comunitario, era ovvio. Io ho terminato il mandato assessorile nel giugno 2016, quindi prima che uscisse la sentenza della C.G.E., ma già da fine novembre 2015 la questione delle motivazioni del rinvio alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea dei due T.A.R., Lombardia e Sardegna, erano conosciuti ed infatti l’Ufficio Demanio del Comune di Rimini, prima di apporre il cosiddetto timbro per il pagamento “del registro” dei rinnovi delle concessioni che scadevano il 31.12.2015 (prima proroga) hanno atteso fino all’ultimo giorno dell’anno 2015 che uscisse la sentenza e, non avendo avuto nessuna notizia (è stata pubblicata il 14 Luglio dell’anno successivo), hanno deciso di far pagare la tassa di rinnovo fino al 31.12.2020.

Immagino che lei si stia occupando dal punto di vista legale del tema perché qualcuno si è presentato nel suo ufficio e le ha posto il problema. Qual è la situazione a Rimini dal punto di vista delle concessioni: c’è già qualcuno (quanti?) che potrebbe rivolgersi al tribunale per rivendicare qualcosa?

Certo, si sono rivolti a me già da fine 2016 alcuni imprenditori del comparto turistico riminese che hanno manifestato interesse per alcune specifiche concessioni chiedendomi quale fosse la situazione. Io ho consigliato loro di rivederci quando la giurisprudenza fosse più consolidata con pronunce degli organi di vertice (Consiglio di Stato e Cassazione) e alla luce delle due recenti sentenze citate si è adottata una strategia procedurale. In questo momento la situazione si presenta in questo modo: il cittadino interessato ad una concessione demaniale marittima è a conoscenza che in un eventuale contenzioso instaurato contro una Pubblica Amministrazione (ad esempio un Comune concedente) una parte del processo chiederà al Giudice Amministrativo di competenza di “disapplicare” sia la proroga al 2020 sia l’emendamento “Salva Spiagge”. In buona sostanza chiederà all’organo giudicante di giudicare il caso di specie non tenendo conto di queste due leggi in forza del fatto che, sia la Cassazione che il Consiglio di Stato, le ha valutate non conformi al diritto comunitario. E’ improbabile, come ho detto, che un T.A.R. (o un Tribunale ordinario) si discosti dall’autorevolezza dei principi logici e giuridici espressi dalle giurisdizioni superiori, anche perché l’eventuale soccombente porterebbe la questione ancora al Consiglio di Stato (o alla Corte di Cassazione) che confermerebbero, si presume, ragionevolmente, le loro precedenti pronunce. Poi ogni situazione del caso concreto ha la sua genesi, fa storia a sé, si intende. In ogni caso è inutile che i vari “legislatori di turno” si compiacciono con se stessi per aver legiferato norme che poi nel momento della loro “applicazione concreta” (cioè quando dovrebbero servire, detto volgarmente) nelle aule di giustizia, non vengano legittimamente prese in considerazione in quanto non conformi al diritto sovranazionale. Non sono affidabili.

Lei ha diffidato formalmente l’amministrazione comunale di Rimini: in che posizione si trova l’amministrazione e cosa può accadere adesso?

La posizione delle pubbliche amministrazioni, ed in particolare dei comuni delegati del potere concessorio, può essere semplice e al tempo stesso delicata. Il principio della preminenza del diritto comunitario sul diritto interno comporta che una norma di uno stato membro contrastante con esso debba essere disapplicata non solo dall’autorità giurisdizionale ma dallo Stato membro nella sua totalità, inteso con riferimento a tutte le sue articolazioni, comprese le amministrazioni (Enti locali territoriali, Agenzia del Demanio, Capitaneria di Porto). Il Comune di Rimini ha la fortuna di avere al proprio interno professionalità eccellenti in materia di Demanio Marittimo, profonde conoscitrici della materia. E’ chiaro che già da tempo erano a conoscenza della situazione critica alla quale avrebbero dovuto far fronte e la preoccupazione sale a fronte di una situazione come quella riminese che conta centinaia di concessioni tra spiagge e chioschi bar. La sentenza della Corte di Giustizia del 2016 e le due pronunce di cui sopra del 2018 hanno solidificato la situazione ad un punto di non ritorno. I funzionari comunali sono consci delle loro responsabilità in caso di inerzia e credo che metteranno “la politica”di fronte alle proprie di responsabilità.

Quindi, se capisco bene, anche la spiaggia di Rimini è disseminata di mine che potrebbero esplodere da un momento all’altro, interpreto bene?

A mio modo di vedere la mina è da tempo che è esplosa ma si continuava con “la politica dello struzzo”, a proposito di “sabbia”. Ricordate la questione dell’IMU? Nel 2013 sono stato posto alla gogna quando ho detto che la situazione dell’accatastamento degli arenili era delicata in quanto la Guardia di Finanza aveva messo a sedere tutte le autorità preposte per chiedere come mai non vi era rendita catastale per “le zone” ma solo per i “chioschi bar e le cabine” (non tutte poi, ma solo quelle poi oggetto di condono). Ricordo gli incompetenti che sorridevano e i “politici acrobati”che denigravano? Chiedete loro cosa gli sia arrivato in termini di accertamento e quali sono adesso le loro posizioni. Attenzione poi all’altrettanto delicata questione dell’incameramento da parte dello Stato dei beni non amovibili. L’ art. 49 del cod. nav. prevede che, “quando venga a cessare la concessione, le opere definibili come “non amovibili” costruite su area demaniale, restino acquisite allo Stato, senza alcun compenso o rimborso, salvo che non sia stato diversamente stabilito nell’atto di concessione”. Attenzione perché qualcuno potrebbe chiedere conto alle autorità preposte (non solo il comune di Rimini) come mai, alla luce della illegittimità (rectius non conformità) della proroga al 2020, non si sono ancora attivate le procedure di incameramento. Ricordo che ci sono strutture sull’arenile che hanno chiesto ed ottenuto il condono e vari accertamenti di conformità (sanatorie); che hanno consistenza tale da richiedere “la cosiddetta pratica sismica”, a proposto di opere “facilmente amovibili”. Nel 2015 come assessorato al Demanio, in previsione della sentenza della Corte di Giustizia, abbiamo inviato comunicazioni, in tema di procedure di incameramento, a tutti gli enti preposti sulle modalità di comportamento in caso di esito negativo sulla proroga al 2020, e quindi su una potenziale “scadenza” delle concessioni. Poi è scaduto il mio mandato amministrativo…mettiamola così.

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