Quando Riccione rifiutava l’etichetta di meta turistica gay

Quando Riccione rifiutava l’etichetta di meta turistica gay

E Vittorio Feltri sul Corriere scriveva di Ricchione e viale Checcarini.

Prima il blitz al "Club 99", poi le polemiche sulla Biennale del cinema diverso proposta dall'Arcigay. Molto è cambiato dagli anni 80 a oggi sul turismo gay.

Mykonos, certo, poi Sitges, San Francisco, le Canarie, Ibiza. Ma anche Riccione, meta italiana “molto gettonata” del turismo gay, spiegava Franco Grillini nell’estate del 1995 al Corriere della Sera. Nel frattempo è cambiato il mondo. Ma insieme ai numeri sui gay che vivono a Rimini, che pubblichiamo oggi, è interessante guardarsi indietro e rileggere un dibattito che si è fatto bollente in riviera negli anni 80, catturando l’interesse degli inviati speciali.
Agosto 1981. Al “Club 99” di Riccione, “1700 col biglietto in tasca” nel locale, entrano i carabinieri “travestiti” (agghindati come i frequentatori del night). In carcere finiscono sedici persone, compresi titolari e dipendenti con l’accusa di favoreggiamento della prostituzione. Undici gay devono rispondere di atti osceni in luogo pubblico.
“Il punto caldo dell’inchiesta è un campicello confinante con la sala, dove avveniva lo scambio di effusioni: un posto molto affollato, si parla di quasi trecento persone”, scrisse Vittorio Monti sul Corriere della Sera il 13 agosto di quell’anno. Una cronaca che risente del tempo in cui è stata scritta: “L’orgoglio eterosessuale dei riccionesi si accende con queste affermazioni: ‘Era tutta gente venuta da fuori'”. Oppure: “Adesso i riccionesi che prosperano col turismo sono preoccupati di una cattiva pubblicità contro l’immagine della “spiaggia-famiglia” e scoprono di avere una troppo alta concentrazione di locali riservati ai gay”. E il titolo del servizio era all’insegna dello “scalpore a Riccione” dopo il blitz anti-gay.
Agosto 1985. “Riccione si ribella: non vuole i gay”. E’ Vittorio Feltri a vergare sulla prima pagina del Corsera un pezzo colorito. “Riccione: il festival gay non s’ha da fare”.
Il caso è quello della “Biennale del cinema diverso” (una rassegna del genere era stata inaugurata qualche anno prima a Bologna e Grillini avrebbe voluto esportarla sotto i riflettori della riviera) contro la quale scatta una “sollevazione popolare” e il quotidiano milanese ci va a nozze. “Gli albergatori sono stati i primi a mettere fuori la faccia, si sono presentati al sindaco e senza tanti preamboli hanno dichiarato di essere contrari. Più o meno dello stesso parere la Confesercenti. Ostili la Dc e il Pri, poi c’è la gente comune… si è scatenato il finimondo”, secondo la cronaca di Feltri.
Franco Grillini, segretario nazionale Arcigay, va all’attacco di “volgari pregiudizi” e di “vergognose manifestazioni di intolleranza”. L’Arci organizza una conferenza stampa nel giardino del Grand Hotel. Prendono corpo due grandi fazioni contrapposte e in quella che protesta per la temuta invasione gay si iscrive, udite udite, “un gruppo di latin lover professionisti, che vantano di essere i promotori del campionato mondiale di amore eterosessuale turistico”. Il loro timore è che Riccione diventi la capitale gay della penisola: “Sarebbe una iattura – dicono – perché la zona prospera anche grazie alla celebrata virilità degli abitanti che da soli rappresentano un’attrattiva ludica non trascurabile”.
Nel panico negozianti e albergatori: “La nostra spiaggia vive di villeggiatura familiare, se prende i connotati di godereccia, sfrenata e libertina, addio, chi mai ci porterà più i bambini?”. Sindaco di Riccione era Terzo Pierani e proprio a lui l’Arcigay aveva proposto l’evento cinematografico e, insieme, la “medaglia d’oro al valor progressista” dell’amministrazione comunale. Feltri riferisce battute grevi: “Questa città non si chiamerà più Riccione ma Ricchione, e via Ceccarini diventerà via Checcarini”. Pierani difende la tolleranza dei riccionesi e si inalbera quando qualcuno gli fa notare l’alta concentrazione di gay nella Perla verde: “Non è vero – si arrabbia il sindaco – Qua non ce ne sono di più che a Rimini, senza andare a vedere in Liguria, in altri posti”, dice a Mauro Alberto Mori di Repubblica.
Estate 2016. Rimini ha ospitato la sfilata dell’orgoglio gay, il Summer Pride, che ha invaso il lungomare di Rimini.

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