Due anni fa l'amministratore delegato di Airiminum disse che avrebbe fatto della "piadineria" Fellini (ovvero dell'aeroporto di Rimini) un ottimo ristorante, forse a 5 stelle. Se si considera quello che ha pagato l'infrastruttura, allora si, il prezzo assomiglia a quello di una avviata piadineria. Ma oggi non solo non ci sono le stelle, ma nemmeno tutti quei servizi interni che la piadineria offriva. E che fine ha fatto il nuovo terminal? E il traffico cargo, e le "tigri asiatiche" e ...?
“Fino a oggi è stato una piadineria artigianale, noi vogliamo farlo diventare un ristorante. Non so se riusciremo a farlo diventare a 5 Stelle, ma è quello che vogliamo”. (Leonardo Corbucci, settembre 2015)
Quando i bandi di gara dell’ENAC considerano facoltativo il “compenso per le opere eseguite dalla precedente società di gestione aeroportuale”, che per Rimini era stimato in € 6.653.977,33 e, conseguentemente, il vincitore del bando riesce a portarsi a casa, chiavi in mano (come nel caso di Rimini) un’infrastruttura funzionante, si può anche ironizzare, banalmente, sulla struttura ereditata paragonandola al tipo di ristorazione.
La piadineria
A suo tempo l’allora amministratore unico, oggi amministratore delegato, della società vincitrice della gara per la gestione dell’aeroporto di Rimini, forse preso dall’entusiasmo per aver ottenuto il plenum del punteggio previsto dal bando, o forte dell’esperienza fatta per un mese come a.u. di una società di handling, fallita, per l’aviazione generale in un aeroporto del nord Italia, paragonò l’aeroporto di Rimini ad una “piadineria”.
Anche ai fini di un raffronto con la nuova realtà, è opportuno ricordare ancora una volta a chi è “venuto da fuori”, che nel 1995 furono ultimati i lavori di ristrutturazione dell’aerostazione e aree esterne la cui spesa ammontò a 5,59 milioni di euro; che dal 2006 al 2011 per l’aerostazione e aree esterne – dogana e non – sono stati effettuati investimenti per 20,225 milioni di euro. Nel corso di 16 anni nella “piadineria”, ereditata dall’a.d. della nuova società di gestione, sono state eseguite opere per una spesa complessiva di 25,845 milioni di euro. Media annua € 1,61 milioni, superiore a quella annuale trentennale di circa € 1,4 milioni prevista nelle offerte per il bando di gara.
Il ristorante di lusso
Nel “Progetto di sviluppo” del 9 maggio 2015, la soc. Airiminum 2014 al punto c) precisava: Nuovo terminal con avvio lavori nel 2016. Al momento, fine agosto 2017, i lavori non sono ancora iniziati e, al riguardo, chiediamo al presidente di Confindustria Romagna quali e quanti investimenti aeroportuali sono stati effettuati. Quanto ai servizi che venivano svolti nella vecchia “piadineria”, sono tuttora mancanti quelli riguardanti: ristorante, giornali, tabacchi, catering (fornitura di pasti, e non panini, a bordo degli aerei), duty free shop (vendita di articoli in esenzione doganale).
E dire che in una precedente pubblicazione “PETROLEUM PIPELINE”, la neonata società sottolineava: “Sviluppo di accordi strategici con altri operatori economici e istituzionali del territorio al fine di farsi riconoscere L’EFFETTIVO RUOLO DI STRUMENTO COMMERCIALE STRATEGICO (Tour operator, polo fieristico, distretti industriali locali, albergatori, ristoranti, stabilimenti balneari, porto di Ravenna, Repubblica di San Marino)”.
A quella data nella soc. Airiminum 2014 era presente anche Rimini Partecipazioni (ristorazione, tour operator, moda) con il 30% del capitale sociale. Il socio locale esce dalla gestione aeroportuale nell’ottobre del 2016. Era venuto meno il “ruolo di strumento commerciale strategico”?
I nuovi mercati
Quelli da acquisire. A partire da marzo del prossimo anno i nuovi voli certi sono quelli del ritorno della compagnia Ryanair su Rimini.
Se verranno ripristinati i collegamenti del 2011 – Gran Bretagna, Germania e Svezia – il movimento passeggeri low cost (arrivi + partenze) aumenterà di circa 106.000.
A seguito delle dichiarazioni fatte dai responsabili della società, resta da risolvere un problema. E’ noto che per il loro traffico le compagnie low cost chiedono di essere supportate da contributi per il co-marketing che, attualmente ridotto, varia dai 10 ai 15 euro per passeggero in partenza. Si può pertanto ipotizzare che per i voli Ryanair, per i quali si stima una partenza di circa 53.000 passeggeri, sarà necessario un contributo di circa 530.000-795.000 euro. Chi paga? In una intervista del 06/05/2017, la presidente della soc. di gestione sottolineava: “Sarà difficile aumentare voli su Rimini, dalla Germania e da altri paesi strategici per la Riviera, se non riceveremo il concreto sostegno economico degli operatori privati e istituzioni”. M a se risponde al vero quanto si va dicendo negli ambienti aeronautici che Airiminum 2014 nel suo progetto per la gara presentato all’ENAC avrebbe previsto per l’incremento del traffico un contributo di € 10 per passeggero in partenza, quale giustificazione ha la richiesta dei gestori, cioè che “senza soldi di privati e istituzioni i voli low cost sono un miraggio”? Liberi i privati, come ha affermato la presidente degli albergatori, di fare la “loro parte” (speriamo).
Le tigri asiatiche. “Verso est c’è un enorme bacino di nuovi ricchi da portare qui. Rimini ha titolo per ambire a essere una delle finestre più importanti verso l’Oriente”. In quella intervista del 23/8/2016 al quotidiano economico di Confindustria, l’a.d. della nuova gestione aeroportuale annunciava di essere “in trattativa con un operatore cinese per attivare un volo da settembre su Miramare e punta a collegare le altre tigri asiatiche tra Vietnam, Indonesia e Corea.”
Come per il “nuovo terminal”, i cui lavori dovevano iniziare nel 2016, anche per la Cina, per non parlare delle altre “tigri”, da un anno è calato un tombale silenzio.
Forse il nuovo a.d. non ha ancora valutato se la tipologia della nostra struttura alberghiera può soddisfare le esigenze dei nuovi ricchi d’Oriente.
Dai dati di traffico da/per l’Italia riportati dall’annuario statistico ENAC 2016, risulta che negli ultimi 5 anni nessun collegamento è stato effettuato con l’Indonesia e Vietnam, e che i 537.870 arrivi dalla Cina (66%) e Corea hanno rappresentato l’11% sul totale dei 4.681.000 arrivati in Italia da 34 Paesi dell’Asia.
San Pietroburgo. Ai primi di giugno del corrente anno un quotidiano locale informava la Romagna che l’a.d. della gestione aeroportuale aveva firmato “due accordi con il governo di S.Pietroburgo (che è collegata con Rimini fin dai primi anni ’90) per fare arrivare nuovi turisti”.
S. Pietroburgo non è un mercato nuovo ma è appetibile. Nelle venti settimane della corrente stagione estiva si stima che su circa 74.000 arrivi dalla Russia, il 13% – facente capo a 2 T.O. – hanno origine nella città di Pietro il Grande.
Va sottolineato che fin dal 2010 erano iscritti nel Registro del Rostourism Avisory Committe dell’Agenzia ENIT di Mosca 241 tour operator con sede a Mosca, di cui 39 con uffici distaccati a S.Pietroburgo.
Considerata l’importanza del turismo organizzato russo e ai fini di un suo incremento verso la nostra Riviera, per riacquisire la quota del 2014 (206.117 arrivi in 10 mesi), sarebbe stato più opportuno e produttivo firmare nuovi accordi con altri T.O. perché, a differenza dei “governi”, sono loro che organizzano e vendono le vacanze.
Georgia. “Airiminum 2014 continua a sviluppare le proprie relazioni internazionali candidando la Romagna a divenire il gate dell’Italia centrale per la Georgia”.
La notizia dell’ultima “missione diplomatica” dell’a.d. la Romagna l’ha appresa da un comunicato stampa e dal sito internet di Airiminum 2014 l’11/8/2017.
La Georgia ha una popolazione (4.352.244) inferiore a quella di S.Pietroburgo; 3 aeroporti; movimento passeggeri (2016) 2.836.378, pari al 38% del movimento di 8.087.382 dei tre aeroporti della nostra Regione. Come risulta dagli annuari statistici ENAC il traffico da/per l’Italia ha registrato, nel 2011, 41 passeggeri di movimento (arrivi + partenze), salito nel 2016 a 8.039.
Con il dovuto rispetto, non sembra che la Georgia abbia le potenzialità di traffico tali da contribuire ai miracolosi sogni dell’a.d. di Airiminum 2014, che ipotizza di arrivare a un movimento passeggeri di 2 milioni nel 2027 e 13 milioni nel 2037.
I mercati persi
Oltre a quelli dell’Europa Occidentale, l’attuale stagione estiva ha registrato il flop dei voli charter in partenza (outgoing) dall’aeroporto di Rimini.
Nella stagione 2012 i passeggeri partiti per le vacanze programmate in 11 Paesi sono stati 14.470.
La stampa locale, giugno 2017, ha riportato le dichiarazioni fatte in conferenza stampa dall’a.d. della gestione aeroportuale sul lancio del “progetto isole” (Elba, Corsica, Sardegna): “Questo ci permetterà di sperimentare per la stagione summer 2017 una serie di voli che permetteranno non solo nuovi arrivi esteri, ma daranno modo anche ai turisti romagnoli e riminesi di viaggiare per una serie di destinazioni ambite e prestigiose”. I turisti sono rimasti con le valigie in mano. Alle volte rivolgere lo sguardo al passato potrebbe essere utile
Il traffico cargo.
“L’obbiettivo potrebbe essere quello di sviluppare la domanda da e verso il territorio oltre che intercettare parte del traffico cargo di Ancona”. Queste le intenzioni della soc. Airiminum 2014 manifestate nel novembre 2014.
I fatti. E’ noto che la merce in partenza dallo scalo di Rimini è strettamente legata al traffico con la Russia. Il volume massimo è stato raggiunto nel 2001 con 5.808 tonnellate. Nel 2016 è sceso a 4 ton. (-99,93), nonostante il raddoppio dei passeggeri in partenza e l’aumento, secondo gli esperti, delle esportazioni anche dalle nostre province.
Anziché pensare di intercettare il cargo di Ancona, sarebbe meglio analizzare la domanda del mercato russo.
Quanto alla piadineria, ristorante di lusso, nuovo terminal, Cina e altre tigri asiatiche,
S. Pietroburgo, Georgia, cargo, pomposo lancio del “progetto isole”, la fisarmonica del movimento passeggeri (agosto 2014: 2 milioni alla fine dei 30 anni; maggio 2017: 13 milioni dopo 20 anni), è forse opportuno ricordare a chi è “venuto da fuori” che la Romagna – terra dell’ospitalità – non ha mai creduto nelle favole.
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