È un evento di notevole portata. La messa di Gloria per “Rimini" composta dal “Cigno di Pesaro” non veniva eseguita da duecentoquindici anni. Un'anticipazione.
La sedicesima edizione del concerto di San Gaudenzo introduce una intrigante novità legata al repertorio e all’autore scelto: Gioachino Rossini, uno dei più grandi e celebri operisti della storia. Conosciuto e famoso anzitutto per questo, in età giovanile e dopo il ritiro dalle scene d’opera, il “Cigno di Pesaro” ha composto anche musica sacra. Due i suoi capolavori in questo settore che hanno assunto un posto di rilievo nel suo repertorio e vengono tuttora eseguiti nei concerti: Stabat Mater (1832 e 1841) e la Petite Messe solennelle (1863 e 1867).
Tra queste composizioni, c’è la messa di Gloria per “Rimini” del 1809. La prima dunque risale ad allora. Il 15 luglio di quell’anno la Cattedrale riminese passò dalla chiesa di San Giovanni evangelista (oggi comunemente denominata Sant’Agostino) al Tempio Malatestiano dedicato a Santa Colomba, l’attuale duomo. A Rimini però non è stato più possibile ritrovare il manoscritto originale, né nell’archivio della Cattedrale, né in quello storico diocesano e neppure nella Biblioteca Gambalunga. Il musicista Luigi Bordese nel 1881, pubblicò purtuttavia la trascrizione per canto e organo della Messa di Rimini, affermando che il manoscritto originale in quell’anno si trovava ancora a Rimini in Cattedrale. Ma, come si sa, proprio il duomo (così come buona parte della città) fu bombardato e distrutto durante la seconda guerra mondiale. Da allora questa messa a Rimini non è stata più eseguita. Nel 215mo anniversario sarà quindi riproposta nella chiesa Cattedrale riminese. Non mi dilungo sui particolari della diatriba (Wikipedia, per esempio, nell’elenco delle opere dell’autore cita la messa per Rimini come “attribuita”) a proposito della “paternità” di questa messa a Rossini, poiché mi affido all’autorevole e insindacabile parere del maestro Filippo Caramazza, il direttore della Cappella Musicale Malatestiana, che non ha dubbi: «Ho suonato e analizzato la partitura: è un pezzo di Rossini al 100 per cento, che lui ha scritto quando aveva 17 anni. A 14 anni, tre anni prima, si era iscritto al liceo musicale di Bologna. La sua fama operistica di fatto si afferma nel 1810 con “La cambiale del matrimonio” al teatro Moisè di Venezia. Credo sia impossibile pensare a qualcuno che possa aver composto questa messa, rifacendosi al suo stile inconfondibile già ai suoi esordi. Anche se si è persa la partitura originale, esistono tuttavia delle copie a Parigi e a Bologna. Rossini poi ha affinato il suo brioso stile studiando gli spartiti di Haydn e di Mozart. Dal primo apprende non solo la strumentazione ma pure l’uso e il posizionamento del materiale compositivo. L’ipotesi di un “plagio” è dunque fantasiosa e molto lontana dalla realtà. Io credo che invece il repertorio del concerto di San Gaudenzo di quest’anno, sia per Rimini un vero e proprio evento, perché sono duecentoquindici anni che quella messa non viene più eseguita. Ma lasciatemi dire di più. Spero di coinvolgere in questo progetto la Fondazione Rossini di Pesaro e riportare questa Messa anche a Pesaro, nella città natale di Rossini».
Torniamo alla serata del concerto che avrà una prima parte dedicata al Contrapunctus XIX, l’ultimo dell’Arte della Fuga di Johann Sebastian Bach. Questo e la messa di Rossini sono assai distanti per stile, genere, forma e tradizione. Bach, uno dei più grandi geni dell’umanità, usa la musica come “via di meditazione spirituale”. Rossini, anche lui un vero genio, con la sua musica divertente ha fatto ridere più di chiunque altro, col suo ritmo freneticamente incalzante e giovane. Ma, come dice il maestro Filippo Caramazza, «queste opere possono essere ben descritte dalla parola “incompiuta”. Per Bach si tratta del suo testamento musicale e con la composizione che rimane improvvisamente “muta” perché, senza preavviso, il genio musicale tedesco muore. Il “non finito” di Rossini non sta tanto nella parte musicale, bensì nelle cinque parti fisse della messa, delle quali ne musica solo due: il Kyrie e il Gloria».
Il concerto, inserito nella serie di iniziative per la festa del patrono di Rimini San Gaudenzo, sarà sabato 12 ottobre alle ore 21 nella basilica Cattedrale, è organizzato dalla Diocesi ed ha il patrocinio del Comune. Orchestra e coro della Cappella musicale Malatestiana, diretti dal maestro Filippo Maria Caramazza. Ci sono anche alcuni solisti: Federica Livi e Isabella Orazietti (soprani), Sara Rocchi (contralto), Marco Mustaro (tenore), Li Shuxin (basso). Ingresso libero.
Fotografia d’apertura: il maestro Filippo Maria Caramazza in un momento delle prove per il concerto di San Gaudenzo all’interno del Duomo di Rimini, il frontespizio della trascrizione della partitura (1881) a cura di Luigi Bordese della messa per Rimini di Rossini e il manoscritto di Parigi acquistato nel 1815 dal cantante Benelli.
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