Anfiteatro: “La soluzione era già pronta 27 anni fa”. Intervista all’ex sindaco Moretti

Anfiteatro: “La soluzione era già pronta 27 anni fa”. Intervista all’ex sindaco Moretti

Per l'asilo italo-svizzero la sede individuata era quella dell'ex Macello. Ma l'immobilismo che segna la storia amministrativa della città ha mandato a monte anche questo semplice trasferimento. Il nuovo concorso di idee lanciato dal Rotary Rimini Riviera riguarderà anche il recupero dell'anfiteatro.

“La soluzione per spostare il Ceis e recuperare l’anfiteatro romano stava scritta nel mio programma elettorale”. Correva l’anno 1990. Marco Moretti (nella foto), ex sindaco di Rimini, era presente fra il numeroso e rumoroso pubblico alla movimentata assemblea dedicata al tema “Ceis o Anfiteatro: scelta obbligata?”. Ed accetta di spiegare a Rimini 2.0 il suo punto di vista su una questione che, causa l’indecisione di Palazzo Garampi, sta dividendo la città.
Prima una introduzione d’obbligo per i lettori più giovani. Nel 1990 Moretti si candida a guidare la città di Rimini per il partito socialista insieme ad una coalizione di “pentapartito” (ormai una sorta di residuato bellico della politica modello prima Repubblica) che vedeva la presenza di Psi, Dc, Pri, Psdi e Pli. Vince le elezioni e diventa sindaco. Rimane poco in sella (circa due anni) per ragioni che non interessa approfondire in questa occasione.

L’arrivo dei Ceis a Rimini lo si deve a due figure di grandi socialisti della nostra città

“Proponevo di spostare il Ceis nell’ex Macello”, dice Moretti. E Margherita Zoebeli (Zurigo 1912 – Rimini 1996) era d’accordo di trasferire la sua creatura? “Assolutamente sì, perché già all’epoca le strutture erano segnate dal tempo e dalla precarietà e una nuova collocazione avrebbe permesso alla scuola di dotarsi di servizi efficienti e più idonei per la missione stessa del Ceis”.
Ma Moretti ci tiene a fare anche un po’ di chiarezza sull’insediamento di questa istituzione a Rimini: “La storia del Ceis è molto semplice. Anzitutto all’origine del suo arrivo a Rimini ci sono due grandi figure di socialisti della storia della nostra città, Arturo Clari e Gomberto Bordoni, sindaco e vicesindaco nei primi anni dell’amministrazione comunale post-bellica”. Clari diventa primo cittadino nel 1944 con una giunta figlia del Comitato di liberazione nazionale, confermata poi l’anno seguente con un decreto prefettizio. Le elezioni si terranno nel 1946 e si insedieranno i sindaci Pci (Bianchini, Ceccaroni e così via). Rimini è devastata dalla guerra, in piena emergenza e ha bisogno di tutto, anche di un centro educativo in grado di ospitare gli orfani, un centro socio-assistenziale.

Il partito comunista guardava con sospetto l’esperienza del Ceis

“Clari telefona al suo amico Antonio Greppi, primo sindaco (socialista) di Milano dopo la liberazione, che lo mette in contatto col Soccorso operaio svizzero. E’ così che arrivarono a Rimini i treni con le baracche e furono subito montate. Il partito comunista guardava con sospetto l’esperienza del Ceis, sia per l’impostazione educativa di fondo basata su un’idea di libertà responsabile e sia per la “paternità” socialista di quella esperienza”. Moretti aggiunge anche altro: “Si filosofeggia molto sul villaggio del Ceis, sulla sua struttura urbanistica, ma posso dire che quelle casette furono montate nel modo in cui si possono vedere anche oggi soprattutto con uno scopo, quello di ostruire alla vista dei bambini ospiti la visuale delle distruzioni causate dai bombardamenti, creando una sorta di isola in mezzo alle macerie”.

Un progetto di “Rimini Terzo Millennio” si era fatto carico del recupero dell’Anfiteatro

Non solo. “Durante la mia giunta organizzammo una mostra, dal titolo Rimini terzo millennio, nella quale vennero esposti una serie di progetti, alcuni dei quali molto importanti per imprimere una svolta allo sviluppo della città. Uno di questi riguardava proprio il recupero dell’Anfiteatro”. Quella mostra diventò anche una pubblicazione e pur non essendo facile trovarla ai giorni nostri, ne esiste ancora qualche copia. Carta canta, dunque. Il progetto al quale fa riferimento Moretti portava la firma di Marino Bonizzato (insieme agli architetti Corrado Marocci e Paola Pastorini).

Leggiamo: “L’Anfiteatro sarà oggetto di una risistemazione che consentirà, attraverso nuovi scavi riguardanti soprattutto l’arena e una sistemazione del terreno secondo l’andamento delle antiche gradinate, di fruire lo spazio archeologico, sia come originale “porta di accesso” al centro cittadino, che come luogo per la sosta e lo spettacolo all’aperto”. Era un progetto d’insieme che “ricuciva” anche altri spazi: “Dall’Anfiteatro il percorso pedonale raggiungerà Piazzale Gramsci dove incontrerà, ad un livello seminterrato, il nuovo Mercato Coperto ittico-ortofrutticolo. Al piano terra l’attuale “vuoto urbano” sarà di nuovo racchiuso, come al tempo della Caserma Castelfidardo, tra edifici che formeranno piazze porticate, nei quali troveranno posto parte delle attività direzionali, commerciali e residenziali previste dall’intervento. Ai piani interrati sono previsti volumi tecnici a servizio del Mercato, magazzini e parcheggi pubblici e privati. I percorsi, pur articolandosi in varie direzioni, confluiranno poi nell’area dell’attuale Mercato Coperto. Qui, la demolizione di questo volume improprio lascerà spazio sia ai fabbricati, che ricostituiranno gli originari allineamenti e profili stradali, sia a giardini interni, ricalcati sugli antichi chiostri e orti del Convento di San Francesco, che accenderanno visuali verso il Tempio Malatestiano, rievocando altresì il tracciato della Fossa Patara. Su tutta la superficie dell’area sono previsti, ai piani interrati, parcheggi pubblici e privati che consentiranno, unitamente a quelli indicati per l’area di Piazzale Gramsci, e grazie agli accessi diretti della viabilità primaria, di far fronte alla domanda dei residenti e degli utenti del centro storico”. Quel mercato coperto di cui si sta ancora discutendo.

La cifra di Rimini mi sembra quella della rassegnazione ad un lento declino

“La storia amministrativa di Rimini è segnata da un lungo immobilismo”, commenta Moretti. “Anche nella attuale fase di iperattivismo si stanno semplicemente attuando progetti, parlo di quelli più importanti, abbozzati o avviati da giunte passate. La cifra odierna mi sembra quella della rassegnazione ad un lento declino. Sia chiaro, siamo una delle città nelle quali si vive meglio, però zavorrati da un immobilismo che ci ha impedito di decollare. Non si tratta di dare colpe alla politica, peraltro uno dei soggetti sulla scena pubblica che oggi conta di meno e che se ha una colpa è quella di non essere capace di una visione a lungo raggio, di una pianificazione e di un presidio degli interessi generali legittimi di tale pianificazione. Direi che si è abbassato il livello degli “attori” della città nel suo insieme e le responsabilità di questo vanno ripartite fra tutti. Se dovessi fare una sintesi del problema di Rimini penso che si potrebbe formulare così: ha prevalso la tattica sulla strategia”.
E secondo Marco Moretti dentro questo quadro ci sta anche il disegno che immortala il nulla di fatto sull’area archeologica occupata dal Ceis. “Un tema che era all’ordine del giorno 27 anni fa ma che non è stato affrontato e risolto. E’ dovuto arrivare un eurodeputato (Marco Affronte, che ha promosso l’incontro pubblico sull’anfiteatro, ndr) per sollecitare la discussione su quella che considero una potenzialità, non un problema. Lo trovo un po’ avvilente per i riminesi”, dice Moretti. Che sull’argomento mette in chiaro anche un aspetto non secondario: “Si dice che quel resta dell’anfiteatro è poca cosa e che pertanto non meriterebbe di essere riportato in luce. Lo trovo assurdo. Perché, del Circo Massimo a Roma che cosa è rimasto? Eppure non mi sembra un luogo di poco valore e di scarso utilizzo”.

Si dice che quel resta dell’anfiteatro è poca cosa e che pertanto non meriterebbe di essere riportato in luce. Perché, del Circo Massimo a Roma che cosa è rimasto?

Qualcuno però ci sta pensando a sollecitare idee per riportare in vita l’Anfiteatro. “Nel filone dei concorsi “Abitare Rimini”, promossi dal Rotary Riviera, inaugurati nel 2009 con le idee per i 2000 anni del ponte di Tiberio, quest’anno il tema riguarderà proprio l’area dell’anfiteatro e il percorso fino al lapidario romano, compresa piazza Castelfidardo, mercato coperto e convento di San Francesco”, anticipa Moretti. “Io al Ceis sono legatissimo”, dice indicando un disegno in cornice appeso ad una parete del suo studio. E’ dei bambini che sono passati dal Ceis. “Quando sono stato sindaco, a Natale andavo a portare gli auguri al Ceis, e una volta i bambini mi hanno regalato alcuni disegni. Io non avevo niente per ricambiare e così li invitai in Comune proponendo loro di cantare in occasione del saluto alla città. Vennero, cantarono Merry Christmas e fu un’emozione fortissima. Il Ceis è una esperienza pedagogica importante che va salvaguardata, e il primo modo per farlo è trovargli una sistemazione adeguata, fattibilissima anche a poca distanza dalla sede attuale. Basta volerlo”.

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