Appena inaugurato il sottopasso di via Portofino ha già “battezzato” molte coppe dell’olio

Appena inaugurato il sottopasso di via Portofino ha già “battezzato” molte coppe dell’olio

Taglio del nastro il 12 giugno scorso. Ma la sorpresa poco piacevole non ha tardato a manifestarsi. Nel punto più basso delle "montagne russe" i segni sull'asfalto parlano chiaro: profondi solchi e chiazze d'olio lasciate dagli automobilisti. Tanto che si sta pensando a come rimediare al problema, smussando la pendenza.

L’asfalto parla. Racconta quello che le automobili scrivono al loro passaggio. Nel caso in questione, profondi e numerosi graffi, insieme a qualche chiazza di olio che diventa anche una scia. Appena inaugurato, il 12 giugno scorso, il nuovo sottopasso di via Portofino mostra segni evidenti di automobili messe a dura prova e testimonia che non è sempre indolore transitare in quella «infrastruttura strategica per la mobilità dell’intera zona e per accompagnare il percorso di trasformazione urbana del waterfront riminese» (qui) come l’hanno definita gli assessori Roberta Frisoni e Jamil Sadegholvaad al taglio del nastro.
Ce ne siamo già occupati di quell’opera poco felice.

Partiamo dai difetti minori. Per le biciclette e i pedoni in uscita dal sottopasso (provenienti dal mare) al momento le strisce pedonali finiscono contro una rete metallica. Probabilmente dovrà essere realizzato un ulteriore percorso, ma allo stato questa è la situazione. E a quanto risulta a Rimini 2.0 per ovviare al problema e creare una continuità mare-monte, davanti alle palazzine che guardano la rotatoria in direzione sottopasso, verranno posizionati dei fittoni con relativa segnaletica per delimitare quello spazio stradale (attualmente “a servizio” delle palazzine stesse) ricavando un percorso protetto per biciclette e pedoni.

Ma l’affare serio è collocato altrove, seppure poco distante, e uscire dall’inghippo appare ben più complicato. L’effetto “montagne russe” del sottopasso di via Portofino si manifesta ad un semplice colpo d’occhio. Una ripida discesa e una altrettanto ripida risalita, incontrano a circa metà strada il punto più basso della carreggiata stradale, proprio quello che evidenzia già profondi solchi e macchie d’olio. Si dirà: colpa degli automobilisti che credono di trovarsi all’autodromo di Imola. Probabilmente ci sarà anche qualcuno che si comporta in questo modo, ma anche ad occhi inesperti appare che la pecca stia nella poco graduale pendenza. Le auto, ma anche le moto devono fare molta attenzione, scendono verso il punto più basso abbassandosi sugli ammortizzatori per via della pendenza molto pronunciata, e se non procedono a passo d’uomo finiscono per sbattere sull’asfalto. Addio coppa dell’olio, ma gli inconvenienti possono essere anche altri. Comunque seri e pure costosi.

Che fare? Pare che l’amministrazione comunale sia ben consapevole della “falla” e che stia pensando a come porvi rimedio, anche perché rischia non pochi contenziosi con gli automobilisti e i motociclisti danneggiati. Ci sarebbero due possibilità: la prima, impegnativa, abbastanza costosa, con tempi di esecuzione non proprio rapidissimi (e va considerato che il sottopasso è stato aperto da pochissimo dopo anni e anni in cui è rimasto chiuso con le quattro frecce, tanto da richiamare l’attenzione di Striscia la notizia con Brumotti) e anche un po’ imbarazzante, prevede di intervenire sulle rampe abbassando la pendenza con un effetto “spianamento” in modo da renderle meno ripide.

Perché imbarazzante? Perché mettere mano strutturalmente ad un “ritocco” di questa portata equivale ad ammettere un errore, seppure da correggere. La seconda, rialzare di un certo numero di centimetri il punto più basso della carreggiata stradale, ma in questo modo il sottopasso non avrebbe più un’altezza di 5 metri ma qualcosa di meno. Se il rialzamento dovesse salire a 30 centimetri, si ridurrebbe a 4,70 metri. Tolleranza consentita? Non si sa, perché l’altezza di quel sottopasso è stata pensata per far circolare tutti i mezzi “eccezionali”, dagli autobus a due piani a quelli d’emergenza, sicurezza, eccetera. E con quella caratteristica è stato costruito beneficiando di finanziamenti pubblici. Riducendone l’altezza probabilmente andrebbe apposta anche la segnaletica indicante l’altezza massima consentita.

La questione pertanto è abbastanza seria e in qualche modo andrà risolta. Sperando che nel frattempo non siano in troppi a farne le spese. Musica.

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