Arriva il “Piano del verde” ma le associazioni ambientaliste lo apprendono dai giornali

Arriva il “Piano del verde” ma le associazioni ambientaliste lo apprendono dai giornali

«È un progetto molto importante per la città e lo chiediamo da molti anni, ma...». Ma le realtà organizzate che si occupano di questi temi sono tenute all'oscuro di tutto. Intervista al vicepresidente del Wwf di Rimini, Antonio Brandi, che parla anche dell'area ex Fox, della spiaggia libera e delle colonie, degli abusi frequenti sugli alberi "privati" e della promessa di nuove piantumazioni.

Come si usa dire in alcune circostanze, dopo lunga e penosa malattia, nello scorso mese di marzo il Sindaco Jamil Sadegholvaad annuncia urbi et orbi l’agognata elaborazione del Piano del Verde di Rimini, negli anni più volte ma invano invocata dalle locali associazioni ambientaliste. Queste ultime sono tenute in così alta considerazione da non essere state nemmeno invitate dal comune di Rimini alla conferenza stampa svolta con Anthea.

Dunque, si perpetua, anzi si consolida, un trattamento a cui siete abituati fin dall’era gnassiana.
«Il comunicato ufficiale», si limita ad osservare asetticamente il vicepresidente del WWF Rimini, Antonio Brandi, «è stato appreso dai mezzi di informazione». Poi specifica che «l’ultima volta che ci siamo incontrati con l’Amministrazione è stata durante l’estate del ’22 perché avevo sollecitato un incontro riguardante il progetto del supermercato in area “ex Fox Petroli” e notizie riguardo l’abbattimento di un tiglio in più rispetto a quelli previsti. Pare che l’inevitabile taglio sia stato conseguente a un danno causato in modo accidentale da una benna. Avevo avuto rassicurazioni che la pista ciclabile, come da progetto, avrebbe evitato l’albero sdoppiandosi e passandovi a fianco. Talvolta le benne sono un po’ anarchiche. Se avevano progettato che la pista girasse intorno al tiglio, perché non è stato imposto alla ditta che eseguiva i lavori l’obbligo di impiantarne un altro nello stesso punto? Per il rispetto stesso imposto dal progetto».

Un ritrovamento archeologico nel cantiere ex Fox.

Avvincente. Viene da pensare che come in un noto romanzo di Carlo Lorenzini (1826-1890), i colpi di scena siano costantemente in agguato.
«Naturalmente!, ma non fraintenda, mi riferisco ai tigli… Questi verranno rimpiazzati da altre alberature che tuttavia, di norma, soltanto tra diversi anni svolgeranno il loro ossigenante lavoro con la stessa efficacia di quelli abbattuti. È logico e direi risaputo che un albero adulto risulti in tal senso più efficace di un esemplare giovane. Mi preme dire che di questi tempi, anche un solo albero eliminato, seppur per errore rappresenta un danno. In realtà per far fronte al cambio di clima in atto dovremmo piantare alberi su ogni via e piazza, in ogni angolo possibile e disponibile. Ricordo che l’Italia, Rimini compresa, ancora non risultano affatto in linea con il programma denominato “Rimboschimento urbano e tutela del verde” incluso nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza».

Area ex Fox. E per ora anche … “ex cantiere”.

Per la cronaca, allo stato attuale l’area Ex Fox, causa difficoltà sorte a chi doveva realizzare le opere previste entro la fine della primavera di quest’anno è ancora ferma allo stadio iniziale del progetto. La prima fase prevedeva l’abbattimento di 15 alberi più 8 alberature che nel progetto sono definite “incongrue”. Il pessimo risultato di queste traversìe è purtroppo evidente e non può che portare una nota di desolazione a due passi dall’arco d’Augusto. L’assessore di competenza Roberta Frisoni, più di un mese e mezzo fa, in consiglio comunale riporta che «Coop si è dimostrata disponibile ad intervenire tempestivamente per ripristinare una situazione di maggior decoro del cantiere e confermato che stanno sostituendo la ditta a cui avevano inizialmente previsto l’affidamento dei lavori […] e io e il sindaco siamo in attesa di conoscere la data di ripartenza del cantiere». Poco avvezzi a così turbinoso dinamismo e forse ebbri da futurista velocità, i riminesi non si sono ancora accorti di alcun decoroso ripristino. Tutto è inchiodato su pile di mattoni come la Fiat Ritmo senza ruote del murale ora inglobato nel cantiere. Del resto, sono trascorsi appena una cinquantina di giorni, dalla rassicurazione di disponibilità ad intervenire della Coop. A dirla tutta, di un supermercato, non se ne sentiva il bisogno. In zona, in un raggio di 600 metri se ne contano almeno 6. Servirebbero invece alberi. Non se ne piantano mai abbastanza. Anzi, se ne sopprimono sempre troppi e con estrema facilità e troppa tolleranza e condiscendenza, anche verso il privato.

Il murales giusto nel posto giusto.

Brandi, dopo che il tiglio ha proditoriamente tagliato la strada all’escavatrice, vi siete più confrontati con l’amministrazione comunale?
«In sostanza, da quel momento non abbiamo più avuto incontri. Ora annunciano il Piano del Verde e nello scorso autunno il Sindaco aveva rilasciato una dichiarazione in merito alla certificazione di un ente che aveva classificato Rimini come città in cui si ha una particolare cura del verde. Proprio in quella occasione, Sadegholvaad dichiarò che sarebbero stati piantati circa il 30% di alberi in più. Dunque, bene questa consistente maggiorazione percentuale di verde e l’elaborazione del Piano di cui sopra, però intanto si assiste a un continuo taglio di alberi in ogni dove poiché ritenuti a rischio caduta (classe D)».

Vicino ai tronchi recisi Anthea mette cartelli di con su scritto: “Torno subito”. Curioso, vero?
«Ci chiediamo: c’è un reale piano di sostituzione per cui si tagliano i tronchi potenzialmente malati per ripiantarli? A questo riguardo, come associazioni ambientaliste chiediamo che vengano messi a bilancio fondi adeguati per le ripiantumazioni, sennò i proclami per la riforestazione rimangono solo teorie. Poi c’è la gestione del verde privato, problema che lascia parecchio a desiderare. Nell’intero territorio urbano si assiste a continue violazioni delle regole che impongono divieto di potature e tagli, specialmente in periodo vegetativo e di nidificazione dell’avifauna, nonché divieto di capitozzature (recisioni del cimale del fusto; ndr). Poi sarebbe utile sapere quante contravvenzioni siano state elevate a deterrenza di tali comportamenti e fino a che punto alla Polizia Locale sia stato dato il compito di controllo delle alberature. Certo è che girando per le vie, di disastri arborei se ne vedono troppi. Basta guardare».

L’assessore all’Ambiente del Comune di Rimini, Anna Montini, in riferimento al Piano del Verde, oltre ad altri aspetti peraltro importanti che tuttavia per brevità ora non cito, parla di «gestire e salvaguardare il patrimonio arboreo e non per ultimo dotare la città di maggiore resilienza di fronte alle sfide future, rispondendo quindi in maniera adeguata alle minacce del cambiamento climatico e alle emissioni inquinanti davanti alle quali è impossibile chiudere gli occhi». Con quali strumenti perseguire questi obiettivi? Si domanda. Con «interventi di ampliamento, riqualificazione e tutela delle infrastrutture verdi, con una prospettiva di ampio respiro traguardata ai prossimi 20/30 anni» e, continua, «stabilire una programmazione unitaria delle manutenzioni ordinarie e straordinarie del verde pubblico, ad integrazione del Regolamento del verde già operativo oltre all’attività di informazione e coinvolgimento dei cittadini». Tutto questo è certamente condivisibile e di buone intenzioni se ne sono sempre sentite parecchie, ma stando all’ultima rilevazione di Legambiente del 2022 (la prossima sarà a ottobre), quanto ad alberi in aree di proprietà pubblica siamo al 53° posto, Verde Urbano al 64° e forse non a caso, la quantità di biossido di azoto ci relega al 77°, quella dell’ozono al 53° e il Pm10 al 75°, sempre su 105 città rilevate.

Alcuni esempi di private “capitozzature”.

In definitiva, se lo avesse difronte, cosa chiederebbe oggi al Sindaco?
«Anzitutto, come associazioni ambientaliste, questo incontro vorremmo proprio averlo, per riprendere il confronto avviato in campagna elettorale. Io gli chiederei anzitutto che piano del Verde ha in mente, i criteri stabiliti per la sua elaborazione. È un progetto molto importante per la città e lo chiediamo da molti anni. E vorremmo capire come e con quali risorse pensa di aumentare del 30% il patrimonio verde della città, come dichiarato, e di fermare tutti gli abusi che stiamo rilevando sugli alberi privati. Ma mi vorrei confrontare anche su altri temi come il futuro della spiaggia libera e delle colonie a Miramare, su una prospettiva di turismo diverso, più sostenibile e di qualità, rispetto a quello sempre riproposto col Beach Arena e su come muoverci per uscire dal fossile o affrontare l’emergenza siccità anche con il riuso delle acque depurate».

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