Basta col dirigismo festaiolo del Comune, investiamo su turismo familiare e cultura

Basta col dirigismo festaiolo del Comune, investiamo su turismo familiare e cultura

A che servono gli Eventi con la E maiuscola del sindaco Gnassi? Non certo a favorire un incoming rappresentato da bande di giovinastri che, piuttosto che riempire gli hotel, riempiono anelli verdi e spiaggia libera di rifiuti cartacei, vitrei e genital-gommosi d’ogni genere e formato. Tutto questo, oltre che folle, è sbagliato, tanto da ridurre in cenere, all’insegna d’un gigantismo megalomane e statalista, la nostra industria turistica.

A che servono gli Eventi con la E maiuscola del sindaco Gnassi?
Come ha riconosciuto lui stesso, a promuovere l’immagine della città, non certo a favorire un incoming rappresentato da bande di giovinastri che, piuttosto che riempire gli hotel, riempiono anelli verdi e spiaggia libera di rifiuti cartacei, vitrei e genital-gommosi d’ogni genere e formato.
Focalizzando la città su un target trasgressivo che non a caso ha dirottato quello che una volta era il core business locale (il turismo delle famiglie) sulle spiagge Marchigiane.
Distruggendo una libera iniziativa privata, il Divertimentificio (a Rimini non esiste più una discoteca), rottamata dal dirigismo festaiolo del comune, pagato oltretutto coi soldi nostri.
Tutto questo, oltre che folle, è sbagliato, tanto da ridurre in cenere, all’insegna d’un gigantismo megalomane e statalista, la nostra industria turistica.
D’altra parte Rimini non è una città, è un prodotto che deve stare sul mercato, e sul mercato ci si sta a colpi di immagine.
Come mettere insieme tutto questo?
Tornando a investire su turismo familiare e cultura.
Uno dei tratti distintivi del nostro codice genetico consiste infatti in quel senso dell’ospitalità e dell’accoglienza da cui è nata un’industria turistica fatta di tagliatelle all’azdora, capacità organizzativa e gnocca a pranzo e colazione.
Però festosamente domestica e artigianale, non industrializzata e taylorista come in un trasgressificio di stato che fa tanto Soci sul mar Nero, non certo Miami o Las Vegas.
Tale ritorno alle origini (una città tranquilla e non brutalizzata dal simil-Woodstock attuali, un arenile di palette e secchielli per bambini, un lungomare dove famiglie intere possano deambulare senza che i piccoli vengano travolti dall’esibizionismo biciclettaro degli emuli del sindaco), tutto questo dovrebbe coniugarsi con un rilancio fondato più sulla cultura che sul Gnassismo di lotta e di governo.
Gnassismo schizofrenicamente diviso tra eventi culturali senza ritorno (vedi la Biennale del Disegno, destinata a pochi intimi) ed eventi di piazza che la cultura neanche sanno cos’è: Notti Rosa, Molo Street Parade, Capodanni più lunghi del mondo eccetera.
Faccio due esempi.
Mentre Ravenna si crogiola in un Festival di risonanza internazionale grazie alla direzione di Riccardo Muti, Rimini arranca con una Sagra non inferiore in qualità a Ravenna, ma dal ritorno praticamente nullo perché affidata, come direzione artistica, a un dipendente comunale.
Occorrerà dunque dirottare le risorse del trasgressificio su una Sagra finalmente all’altezza grazie alla nomina d’un direttore di livello (nonché del mestiere) che sappia coniugare range culturale e ritorno d’immagine.
Esiste poi a Rimini un’altra manifestazione fino a qualche anno fa di livello mondiale, oggi in tono minore causa una crisi che ha colpito ovunque, ma soprattutto il comparto culturale.
Perché allora l’amministrazione del dopo Gnassi, rinunciando a statalismo e stalinismo, non dovrebbe finanziare il Meeting facendolo tornare al livello d’un tempo, affiancando l’attuale dirigenza con un mix di pubblico e privato (“meno stato più società”) finalmente risolutivo per il bene della città?
Solo due esempi fra i tanti che si potrebbero fare.

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