«Ripassando alcuni giorni fa non ho potuto fare a meno di osservare che le strutture murarie venute alla luce non erano più presenti. Ho chiesto spiegazioni alla Soprintendenza ma...»
Vi ricordate la prima puntata relativa al ritrovamento archeologico nel sito posto all’incrocio tra via Cavalieri e Bastioni Settentrionali, che ebbe, oltretutto, grande interesse di lettura, e di cui solo Rimini 2.0 diede conto? Oggi siamo a quella che sembrerebbe la puntata finale, che però non vede, come accade nelle più belle favole, un lieto fine.
Di tanto in tanto, appassionato come sono delle nostre testimonianze del passato, passavo da quel luogo e avevo notato una certa cura e ripulitura delle strutture murarie ritrovate, tanto da illudermi che fossero state in qualche modo prese in debita considerazione.
Ripassando alcuni giorni fa, invece, non ho potuto fare a meno di osservare che quelle evidenze non erano più presenti (foto d’apertura): dematerializzate, scomparse, svanite? Oppure distrutte ad opera del martello demolitore? Per non sbagliare ho subito chiesto lumi alla Soprintendenza di Ravenna, che però non mi ha ancora risposto.
Probabilmente non si trattava del “tesoro di Tutankhamon”, giusto per rifarsi ad una definizione del nostro attento sindaco circa gli importanti (ma lui, a differenza degli studiosi locali in materia, non li reputa tali) ritrovamenti in piazza Malatesta o, meglio, in quella che fu di fatto fino a ieri tale piazza, perché adesso è diventata una lastra di cemento… irriconoscibile.
Sarà per questo che le evidenze archeologiche sono state cancellate per far posto ad una più importante isola ecologica che avrebbe agevolmente trovato collocazione in altra posizione? E la Soprintendenza avrà dato il suo placet, come ha fatto in altri discussi contesti (piazza S. Martino, Castel Sismondo, piazza Malatesta con gli stravaganti allestimenti circensi e i posticci e pacchiani interventi ai monumenti), assecondando la volontà dell’amministrazione comunale?
Anche in questa occasione non si potrà mai sapere nulla di ciò che è stato trovato – e magari distrutto? – anche se negli scavi, come ho potuto constatare personalmente “de visu”, sono stati ritrovati cocci ceramici policromi e non, forse appartenenti ad un “butto” (termine archeologico che indica delle cavità naturali o artificiali attigue alle abitazioni costruite nel Medioevo e che sino al Rinascimento servivano per lo sversamento di rifiuti e deiezioni umane ed animali)? Resti di fortificazioni o cose meno importanti? Chissà.
Mi auguro che in un lontano futuro qualcuno scaverà quell’area e, nel ritrovare i resti di quell’isola ecologica, approfondisca l’indagine nella zona rammaricandosi del modo di procedere dei propri antenati.
Credo che ambire a diventare capitale della cultura passi anche per le piccole cose, soprattutto nella trasparenza che è dovuta da un’Amministrazione (sempre attenta alla comunicazione, a volte anche se di poco interesse) che dovrebbe avere il dovere di divulgare il resoconto delle tante scoperte archeologiche che si sono e si stanno palesando in città, importanti o meno. Oppure Andrea, che si considera il nuovo Signore di Rimini, vuole farci rimpiangere quel poco o molto che si diffondeva in passato, da precedenti amministratori relegati nell’oblio del nuovo fantastico corso?
Sono tante le domande ma, come da consuetudine, nessuna risposta.
Salvatore de Vita
COMMENTI