Come investire 620mila euro dei cittadini e avere in cambio la vista di una lamiera arrugginita

Come investire 620mila euro dei cittadini e avere in cambio la vista di una lamiera arrugginita

Oltre ad essere aggredite dal vandalismo e poco valorizzate, le mura malatestiane oggi hanno uno sfregio in più: un “gomito” di condotta fognaria che sembra uscito da un romanzo distopico.

C’era una volta una condotta fognaria nascosta all’interno di un segmento delle mura medievali di Rimini, a pochi passi dall’Arco d’Augusto. Il passante che si fosse lasciato alle spalle l’antica porta urbica, per prendere la via Circonvallazione Meridionale in direzione di porta Montanara, avrebbe visto correre i bastioni sulla sua destra senza soluzione di continuità e dell’esistenza del tubo di acque reflue non si sarebbe minimamente accorto. Oggi invece …
Ma prima di spiegare che cosa è successo facciamo una considerazione di carattere generale. Il paesaggio delle mura circondate di verde è uno dei pochi elementi del panorama riminese in cui l’occhio del viandante possa ritrovare il filo della storia cittadina, la sua tessitura: non godrà di chissà quale spettacolo (anzi, come abbiamo denunciato proprio su questo sito, tempo fa [qui], il monumento continua ad essere aggredito da incuria e vandalismo) ma almeno può intravedere qualcosa dell’antica nobiltà.
Provare per credere. Ecco qua la fotografia “street view”, pubblicata da Google Maps in corrispondenza del civico 66 della strada e datata settembre 2018.

Mura Malatestiane foto google maps settembre 2018

Tutti converranno sul fatto che questa immagine del 2018 non mostra niente di straordinario: un tratto di mura, verde pubblico, un paio di lampioni vecchio stile, sullo sfondo gli alberi e il campanile di Santa Chiara. Un angolo dignitoso, nulla di più e nulla di meno. La cinta muraria appare malmessa e irregolare; in qualche punto la colorazione è più chiara, come se ci fosse stato un qualche intervento di ricucitura (parliamo di costruzioni di secoli fa), ma nel complesso l’identità del monumento è riconoscibile.
Oggi invece … Ecco qua una foto dei nostri giorni: la vetusta continuità dei mattoni rossastri è spezzata da un intervento di “plastica” edilizia che più evidente di così non si può. E che termina a terra con una tubatura a forma di gomito, di un metallo color ruggine.
A questo angolo urbano, che una volta era dignitoso, è successo un po’ come succede a certe soubrette in età non più giovanile: credono di far bella figura facendosi gonfiare le labbra dal chirurgo estetico, con il risultato di prender le sembianze di un mezzo di trasporto nautico (“canotto”).

Di chi è stata la geniale idea?
Quel che sappiamo [fonte] è che il tubo è stato costruito per collegare il nuovo impianto di sollevamento fognario di via Santa Chiara con il resto della rete, per evitare gli allagamenti che in zona si verificavano frequentemente. Dove oggi vediamo spuntare il “gomito” in lamiera arrugginita, le mura erano già state oggetto di un intervento dei primi del ‘900: era stata messa una base in calcestruzzo ad un traliccio della corrente elettrica. Il monumento in questo modo era stato deturpato, ma se confrontiamo le due foto, quella Google del settembre 2018 e quella dei nostri giorni, il colpo d’occhio non depone a favore della nuova soluzione.
De gustibus non disputandum, ci saranno senz’altro gli entusiasti del tubo.
Il punto è quanto sia costato tutto ciò, numeri sui quali c’è poco da discutere.
La delibera 28/2019 di consiglio comunale del 9 maggio 2019 parlava solo di lavori “in corso di esecuzione”: “la gara di appalto è conclusa, l’Impresa è stata contrattualizzata e si sta chiudendo l’iter per le autorizzazioni accessorie. Cantiere in apprestamento, inizio lavori nelle prossime settimane” (dalla relazione allegata di Hera).
Per saperne di più bisogna risalire ai documenti archiviati da Atersir (fonte): l’intervento di “Adeguamento rete fognaria via S. Chiara e Vicolo Cima” era lievitato di 200mila euro rispetto al progetto iniziale; fu accettata la proposta di Hera di un totale di 620mila euro, con il cambio del soggetto finanziatore. Non più direttamente le casse pubbliche, ma il gestore stesso, che però “pone i costi di capitale del finanziamento in carico alla tariffa del S.I.I. (per il primo intervento è prevista una variazione dell’importo pianificato maggiore di 200.000€)”. Quindi il costo di 620mila euro è stato pagato con le bollette dell’acqua dei cittadini-utenti.
Nelle pieghe di una cifra del genere, non si poteva trovare qualcosa di diverso per rattoppare le mura medievali?

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