Il monumento peggio conservato di Rimini? Le mura malatestiane

Il monumento peggio conservato di Rimini? Le mura malatestiane

Erbacce infestanti, scritte a spray, vistose crepe, angoli diventati ricettacolo di rifiuti. A quando una valorizzazione delle antiche mura nate a difesa della città?

Sarà perché al peggio non c’è mai fine, e ormai ci siamo abituati allo spettacolo che nel Centro Storico offrono le antiche mura cittadine. In tempi di trionfali valorizzazioni della Rocca malatestiana in stile disneyano con finti fossati, è obbligatorio soffermarsi per considerare lo stato reale di questo monumento: perché, piaccia o meno, anche le mura malatestiane lo sono.
Esse, di origine federiciana, hanno sempre avuto grande importanza in passato per la difesa della città. Poi ultimata la loro funzione, mutando i tempi, hanno subito demolizioni o abbassamenti, fino ad arrivare al vergognoso stato in cui oggi versano.

Il tratto che dal Ponte di Tiberio giunge fino alla Rocca, percorrendo la Via Circonvallazione Occidentale, è stato oggetto di un restauro iniziato nell’ottobre 2003, specie per la parte riguardante l’area ex Sartini. La prima parte, proprio per la sua peculiarità e la vicinanza al Ponte Tiberio, scampò ad una speculazione edilizia negli anni ’80 e fu acquisita dal Comune di Rimini che accolse le sollecitazioni di coloro che, giustamente, vedevano ciò come inopportuno ed inappropriato. Erano altri tempi e contrariamente a quelli odierni, non esistevano i tuttologi e il dialogo era ancora accettato ed apprezzato. Poi però si perse un’occasione che molti aspettavano: invece di realizzare un parco attrezzato finalizzato ad una vera riqualificazione del Ponte, anche in vista della sua sempre dichiarata, e mai attuata, chiusura al traffico, se ne fece un ordinario parcheggio.
Proseguendo poi lungo la vecchia circonvallazione fino a Piazza Mazzini, ciò che le accomuna sono le erbacce infestanti che si insinuano nel paramento, alla lunga recando danni, di cui nessuno proprio per principio si cura. In compenso dopo la rotatoria verso Viale Valturio, è prevista la demolizione del Bar Tricheco per valorizzare quel tratto di mura con un assai più estetico parcheggio per ciclomotori.
La situazione va fortemente peggiorando dopo Piazza Mazzini dove, a parte un’unica sistemazione localizzata per attuare un collegamento pedonale con la soprastante strada, le mura si presentano in uno stato visibilmente fatiscente e trasandato oltreché strutturalmente compromesse da importanti crepe e sbrecciature.

Poi la sagra del degrado continua verso l’Arco di Augusto, dove al triste e ricorrente fenomeno si aggiunge l’opera dei soliti stupidi imbrattatori.

Infine il tratto che dall’Arco d’Augusto, conduce fino al ponte di Mordor.
Qui l’incuria prosegue ben visibile sia se si percorre la pista pedonale del parco sia se si transita per la Via Circonvallazione Meridionale. Nel primo caso le mura sono ricoperte da vegetazione invasiva e intensiva, tanto da fare quasi scomparire i torrioni sicuramente lacerati dalle radici.

Nel secondo caso invece le aree interne ai torrioni si sono trasformate in naturali fioriere in cui crescono incolte piante ed erbacce di ogni genere, e dove prosperano insetti, ratti e rifiuti.

Tutto ciò non giova certo all’immagine della città specie all’occhio del turista o visitatore che sia, e pone in risalto la vera attenzione che l’Amministrazione cittadina ha per i monumenti cittadini. Eppure basterebbe poco, oltre alla volontà che non c’è, per migliorare la situazione; ma qui non ci sono travi metalliche da infiggere, quindi chissenefrega. Nell’immediato una ordinaria manutenzione programmata, previa l’estirpazione iniziale delle piante infestanti. Poi a medio termine, magari, visti i fiumi di denaro che si sono spesi anche per cose inutili e futili, destinare una piccola parte di essi per un restauro che ci possa permettere di conservarle degnamente e consegnarle a chi verrà dopo di noi.

Ma se l’attenzione alle mura storiche è quella che si è riservata ai manufatti malatestiani adiacenti al Ponte Tiberio, allora c’è poco da sperare; anzi semmai c’è da temere. E visto quel risultato, è lecito auspicare che prima o poi la città potrà avere un’Amministrazione più attenta e veramente rispettosa dei propri beni storici e culturali, promovendo un restauro conservativo ed un’adeguata manutenzione. Prima che sia troppo tardi.

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