Con i totem informativi non ne va dritta una

Con i totem informativi non ne va dritta una

Nel 2015 sono stati collocati quattro totem multimediali nelle piazze Cavour, Tre Martiri, Ferrari e in via Castelfidardo vicino al mercato coperto. «Un passo avanti nella costruzione della smart city». Funzioneranno?

Cercate qualche indicazione della Città, magari… monumenti da visitare, ristoranti o altro e non sapete a chi rivolgervi? Niente paura ci sono i totem multimediali (schermi multitouch) a vostra disposizione; peccato che però non funzionino da lungo tempo.
Era il 22 settembre del 2015, quando sul sito istituzionale del Comune di Rimini si annunciava con tono trionfale “urbi et orbi” una delle solite grandi innovazioni per la città (qui).
«Si è conclusa infatti la fase d’installazione dei quattro Totem in piazza Cavour, in piazza Tre Martiri, piazza Ferrari e via Castelfidardo, in vicinanza del mercato coperto, mentre è prevista nei prossimi giorni la loro piena operatività col termine dei lavori di allacciamento di rete, sia elettrica che web», spiegava la news.
E inoltre: «Con questa nuova dotazione tecnologica al servizio della cittadinanza – ha detto l’assessore con delega all’Agenda digitale Irina Imola – compie un passo avanti la costruzione della smart city. Ogni cittadino, infatti, potrà accedere direttamente alle molteplici informazioni sulla vita riminese nei luoghi topici della città ed essere così informato in maniera diretta ed interattiva su eventi, spettacoli, ma anche alberghi, ristoranti, e tanto altro ancora.
I Totem, infatti, non sono uno spot ma componenti fondamentali di una strategia di comunicazione che è fortemente integrata con la pubblicazione di una App dedicata come “MyRimini”, che, contenendo le stesse informazioni pubblicate sui Totem, trasformerà ogni smartphone in un potenziale totem mobile».

In sostanza un meraviglioso e indispensabile strumento di cui Rimini non poteva fare a meno, tanto da non capacitarsi di come avessero fatto a sopravvivere cittadini e turisti fino a quel momento, in assenza della magnifica idea partorita dalla giunta allora regnante.
Strumenti importanti per una auto proclamata città quale sito internazionale, a patto che qualcuno poi li manutenga e che soprattutto funzionino. Diversamente chissà che figura nei confronti delle svariate centinaia di migliaia di turisti internazionali, sognati dal cessato sindaco, che si accalcano per vedere il fantastico mondo da lui creato.
Oggi a distanza di poco più di sei anni dalla loro installazione, quei totem sono ancora al loro posto, muti testimoni della solita sciatteria che fa parte integrante del progetto più ampio che ha come tema l’incuria del Centro. Ed eccoli alquanto malridotti, spenti – come detto – e senza nessuna intenzione di informare alcuno.

Poi qualche vandalizzazione di rito dai soliti operatori di quel settore di cui Rimini vanta molti attivi e incontrastati esponenti e, in un caso, in Piazza Ferrari accanto la Domus del Chirurgo, utilizzato quale supporto per un annuncio immobiliare; e a tal proposito, qualcuno potrà replicare che almeno a qualcosa uno di quelli è servito.

Ma se vi è andata male perché le apparecchiature non funzionano, allora potrete sempre correre ai ripari scaricando l’app MyRimini come indicato nel comunicato e nel sito istituzionale, ed eccone il risultato della “smart city”.
Effettuando una breve ricerca, dato il modello e la loro destinazione all’esterno, si tratta di cifre importanti per il loro acquisto, che poi aumentano di conseguenza necessariamente con le opere accessorie quali messa in opera e collegamenti alle indispensabili reti elettriche e di comunicazione.
Si ritorna quindi al solito punto di partenza, ovvero di come si spendono – malamente – i denari pubblici per opere che vengono inesorabilmente abbandonate a sé stesse. È una tradizione tutta locale per cui quei soldi non hanno lo stesso valore rispetto altrove.
Non c’è che dire: Rimini non ha un buon rapporto con i “totem”; basti leggere questa narrazione, per poi giungere al recente totemino di Via Garibaldi in cui si indicano improbabili visite “artistiche”, e per di più arricchito da banali errori di attribuzione temporale di alcuni dei siti elencati, persistenti tuttora nonostante le puntuali segnalazioni alle quali pare proprio che i fantasiosi autori non diano peso.

COMMENTI

DISQUS: 0