Il Birrodromo è stato un affare per Start Romagna?

Il Birrodromo è stato un affare per Start Romagna?

Dovrebbe essere stato nell'interesse di Start Romagna divulgare l'opportunità della individuazione di un partner privato, per verificare se ci fossero stati concorrenti più solidi o con proposte più convenienti per la stessa Start. Il canone di 26mila euro? Qualcuno lo determinerebbe più correttamente addirittura nel triplo. Lo ha detto il consigliere della Lega, Luca De Sio, presentando nel consiglio comunale di ieri una nuova interrogazione sul tema. E valuterà i prossimi passi (fino ad interessare Anac) in base alle risposte ai chiarimenti richiesti. Intanto i lavori sono a buon punto e all'esterno è spuntata anche una grande pedana.

I tanti interrogativi che accompagnano la nascita del birrodromo di Rimini, nello storico edificio delle ex Padane, ora di proprietà di Start Romagna, mantengono accesi i riflettori su una operazione che non ha brillato per trasparenza. Va subito spiegato, però, che il birrodromo continua la sua corsa e marcia spedito verso l’apertura. Nell’area antistante è spuntata anche una grande pedana in legno, che si somma a quella che costeggia via Lepidia, così come una insegna bella vistosa è stata posta sull’edificio superstite della linea ferroviaria Rimini-Novafeltria.

Ieri il consigliere della Lega, Luca De Sio, ha presentato una nuova interrogazione, perché – ha spiegato – la precedente ha avuto solo risposte parziali. E stavolta non ha appena sollevato ulteriori domande che attendono risposte cristalline e complete, ma ha anche accennato alla quantificazione del canone di locazione stabilita da Start ed ha lasciato aperta la possibilità, qualora le risposte dovessero continuare a non essere esaustive, di interessare Anac, che com’è noto è l’autorità nazionale che si occupa di prevenzione della corruzione nella pubblica amministrazione, attuazione della trasparenza e vigilanza sui contratti pubblici.
Cominciamo dall’inizio. De Sio ha detto che l’area in questione non è una location qualunque e marginale, per cui vi è «un particolare interesse pubblico da salvaguardare e di conseguenza è dovere dell’amministrazione comunale informare i cittadini, data anche la compartecipazione del Comune alla compagine societaria di Start». Il contratto di locazione, sottoscritto il 30.9.2020 fra Start Romagna e la società Lokomotiva (costituita il 25.11.2019) copre sedici anni (8 più 8). Due questioni in particolare rimangono aperte, ha detto il consigliere di minoranza. «La prima riguarda l’entità del canone, pari a soli 26 mila euro, quando invece, tenuto conto del valore di mercato di un’attività di quel tipo, situata in quella zona e con quella ampia capienza, qualcuno lo determinerebbe più correttamente addirittura nel triplo».
Ed ha proseguito: «Pare che per tale determinazione si sia tenuto conto dei costi in parte coperti dal privato, ma a quanto ammontano esattamente? La risposta dell’assessore Frisoni riferiva di 94mila euro per contributi di costruzione, senza dire nulla in merito ad altri costi sostenuti. I quotidiani locali riportavano di una partecipazione per i lavori di ristrutturazione, peraltro solo interna, ma come stanno esattamente le cose? E soprattutto, quanto ha speso Start, se ha speso?»
La seconda questione è legata alla prima e attiene alla «correttezza del procedura seguita da Start per l’individuazione del privato». Start, ha aggiunto Luca De Sio, «che ci informa di avere condiviso la scelta col Comune, ci fa anche sapere che si era interrogata sulla procedura da adottare, ma sulla base di opportuni pareri legali ha concluso che non ricadeva nella disciplina del Codice degli appalti». Senza poter leggere i pareri legali, quanto dichiarato da Start lascia il tempo che trova, ma continuiamo a seguire le valutazioni di Luca De Sio. «Tale circostanza, anche se confermata, non risparmia comunque Start dal rispetto dei principi di trasparenza, imparzialità e pubblicità che, in virtù del Codice dei contratti pubblici, devono comunque essere osservati nella scelta del contraente. Anche perché, Codici a parte, è Start a dirci che tutto è partito dalla sua esigenza di riqualificare l’area ed assicurarsi entrate economiche. E allora va da sé che dovrebbe essere stato nel suo interesse divulgare tale opportunità così da verificare se ci fossero stati privati più solidi o con proposte più convenienti per la stessa Start». Ed è questo l’elemento che stride fortemente in tutta questa vicenda. Ricordate cosa metteva nero su bianco Start nel comunicato stampa del 12 gennaio scorso? «La modalità con la quale è stato impostato il percorso per l’individuazione del partner privato era volta ad alleggerire l’impegno economico dell’intervento, coinvolgendo gli investitori stessi nell’iter amministrativo per il cambio di destinazione d’uso e in una serie di interventi migliorativi della struttura, garantendo un valore patrimoniale superiore alla proprietà, un avviamento commerciale che contribuirà positivamente al bilancio di Start Romagna ed infine anche un introito rilevante per l’Amministrazione». L’introito per l’amministrazione è quello che è, ma se l’obiettivo di Start era quello di introitare una somma importante per il proprio bilancio, non avrebbe dovuto aprire al mercato dei potenziali investitori, pubblicizzare in grande stile la disponibilità dello stabile a fini commerciali in modo da attrarre il maggior numero di offerte e poi scegliere quella più alta?

Ma c’è dell’altro. Il parametro di giudizio sull’operazione ha tenuto conto di «obiettivi, vantaggi, impegni economici necessari e solidità del partner privato», spiegò sempre Start. La solidità non è un’opinione. Gli istituti di credito ad esempio devono sottostare al “Common Equity Tier”, che è l’indice che misura la solidità bancaria. La solidità di una impresa viene sezionata in base a parametri ben definiti attraverso la riclassificazione dello stato patrimoniale. E così via. Insomma, utilizzando l’espressione “solidità del partner”, Start ha imboccato una strada che deve essere percorsa attraverso dati oggettivi, altrimenti rischia di diventare scivolosa. Lo ha fatto notare Luca De Sio: «Sulla solidità del partner prescelto, indicata come criterio dalla stessa Start, ci sarebbe molto da dire dato che la scelta è ricaduta su una srl, costituita pochi mesi prima, con capitale sociale di 20mila euro e con un amministratore unico del tutto privo di esperienze nel settore».
Più si approfondisce la partita del birrodromo, dunque, e più si amplificano i dubbi o misteri, come preferite. «Permangono molte e decisive domande, ed è strano perché Start l’ha definita una operazione sempre ponderata dal Cda e dunque ci saremmo aspettati prontezza e completezza di risposte, anzi, ci saremmo aspettati una trasparenza tale che non avrebbe nemmeno dovuto far sorgere queste domande, che invece sono sorte e che in assenza di chiarimenti sono costretto a reiterare, certo del fatto che, a seconda della riposta, in un caso avrò contribuito a tutelare i riminesi e nell’altro a preservare pubblicamente l’immagine e l’operato di Start e del Comune».
L’assessore Roberta Frisoni non ha avuto sussulti. Si è limitata ad osservare che girerà l’interrogazione (pervenuta poco prima dell’inizio del consiglio comunale) di De Sio a Start Romagna. Ha però tenuto ad evidenziare che «la procedura era stata avviata dal precedente Cda e quindi l’attuale consiglio di Start è dovuto risalire alle procedure portate avanti». E non dovrebbe essere difficilissimo risalirci, visto che si presume che la documentazione non sia stata portata via da chi ha lasciato quegli incarichi e, soprattutto, considerato che la macchina gestionale di Start non risulta sia stata azzerata. «Il Comune è socio di Start», ha concluso l’assessore, «ma c’è tutta una autonomia gestionale che legittimamente e giustamente un soggetto come Start Romagna deve avere». Ma un conto è l’autonomia gestionale e un altro la trasparenza e il dovere di uniformarsi ai principi già richiamati, ovvero trasparenza, imparzialità e pubblicità.

Il consigliere De Sio ha fatto capire di non avere nessuna intenzione di mollare la presa fino a quando tutto non sarà chiarito: «La procedura da adottarsi deve rispettare anche gli obblighi che la stessa Start si è data nel proprio Codice di comportamento». E il Codice, definito come «l’insieme dei valori e delle linee di comportamento che compongono «l’identità» della stessa Società», parla chiaro: «La comunicazione con l’esterno si ispira ai principi di verità e trasparenza»; «In nessun modo la convinzione di agire nell’interesse o a vantaggio della Società può giustificare l’adozione di comportamenti in contrasto con i principi indicati nel presente Codice»; eccetera eccetera (qui il link) «Chiunque venga a conoscenza, o sia ragionevolmente convinto dell’esistenza di una violazione del presente Codice, ha il dovere di informare immediatamente l’Organismo di Vigilanza nel rispetto della “Whistleblowing policy”».
E dunque? Luca De Sio è stato diretto: «Non avendo ancora sufficienti elementi, non ho intenzione di interessare l’Organismo di vigilanza, non ho intenzione di chiedere di visionare i pareri legali e non ho intenzione di mobilitare l’Anac, capirete però che le mie intenzioni mi si chiariranno meglio quando riceverò risposta scritta urgente». L’affare comincia a farsi serio.

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