Concessioni balneari: a Rimini il primo fronte di battaglia è tutto interno alla maggioranza

Concessioni balneari: a Rimini il primo fronte di battaglia è tutto interno alla maggioranza

Dalla giunta escono prese di posizione che si limitano a buttare la palla nel campo del governo. Ma il punto di vista di Verdi e Rimini Coraggiosa, due delle forze della coalizione di centro sinistra, è sostanzialmente diverso.

Sul tema delle concessioni balneari la nuova maggioranza che ha sostenuto Jamil sindaco mostra già le prime crepe. Presto per dire quello che accadrà, ma rispetto al passato l’argomento (non l’unico peraltro) rischia di minare una maggioranza che non appare granitica come nel decennio a guida Gnassi. Prima di tutto per la decisione fresca fresca del Consiglio di Stato: le due sentenze assunte in adunanza plenaria dai magistrati di Palazzo Spada introducono una rivoluzione, ovvero la validità delle concessioni balneari non potrà essere proroga oltre dicembre 2023. Dovranno andare a gara per essere aggiudicate. «Non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa, e il settore sarà comunque aperto alle regole della concorrenza». Questa è la novità.
Mentre il programma elettorale della coalizione sull’argomento volava alto, nel senso che si teneva alla larga dalla grana di una presa di posizione netta, limitandosi ad auspicare una «legge demaniale certa» da parte del governo. E qualche giorno fa a proposito della decisione del governo di prendere tempo dando il via al censimento aggiornato delle concessioni, il sindaco si limitava ad un altro auspicio, quello di «fare chiarezza immediatamente», come «chiedono gli stessi operatori balneari».
Ora chiarezza è stata fatta, ma la presa di posizione odierna del Comune di Rimini non va molto oltre il lancio della palla nel campo del governo (qui).
Ben diverse le posizioni che esprimono due alleati del sindaco. Europa Verde Rimini con Marco Affronte svolge un’analisi assai appuntita: «Chi parla, oggi, di fulmine a ciel sereno si copre di ridicolo. La Direttiva Bolkestein è del 2006 e tutti i Governi passati da allora non l’hanno mai applicata, nonostante l’Europa abbia intrapreso nel 2020 una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese», ed è un primo punto fermo che sbatte in faccia alle reazioni arrivate dalle categorie dei balneari. La decisione del Consiglio di Stato «sistema le cose e possiamo e dobbiamo sfruttarla per fare bandi che lavorino per selezionare e aumentare la qualità dei servizi offerti», aggiunge Affronte. Che da una parte accarezza i balneari della nostra costa («sono i migliori, non possono avere paura della competizione!») ma dall’altra mette in chiaro che «sono anni che le aste vanno fatte, ma vanno fatte bene. Era su questo che si sarebbe dovuto lavorare negli ultimi anni, non a proroghe e rimandi che avevano solo lo scopo di lisciare il pelo a qualcuno. Rimane da sottolineare, come se ce ne fosse bisogno, che le spiagge sono un bene pubblico, appartengono a ciascuno di noi, è giusto darle in concessione perché si forniscano dei servizi, ma non possono essere monopolizzate né gestite come una proprietà». Come si può ben capire in queste frasi è ricompreso anche un giudizio sulla decisione del Comune di Rimini di prorogare le concessioni al 2033 (ci sono stati Comuni che si sono mossi diversamente), non a caso impugnata dall’Antitrust.
Ma in maggioranza c’è anche un’altra componente che sulle concessioni esprime posizioni poco affini alla categoria dei bagnini. E’ Rimini Coraggiosa, che in campagna elettorale ha invitato tutti a smetterla di «continuare a raccontare balle sulla possibilità di aggirare la Bolkestein» perché questa tattica «danneggia prima di tutto gli operatori di spiaggia perché li induce a rinviare le scelte necessarie per affrontare le gare con capacità competitiva. Ad esempio procedendo ad aggregazioni e dando vita a forme consortili o societarie, contrattando il riconoscimento degli investimenti sostenuti, chiedendo ai Comuni l’adeguamento dei piani di spiaggia e la riorganizzazione dei servizi, garantendo la presenza di parcheggi per gli utenti, affrontando il nodo mai del tutto risolto del rapporto con gli alberghi, ecc. Per non parlare delle norme contrattuali per il personale dipendente che andranno rilette alla luce di vincoli definiti nei bandi di gara per superare le diffuse forme di lavoro irregolare». Aggiungeva che «questa è la prospettiva che attende gli operatori di spiaggia. Di fronte ad essa non c’è compiacente politica che tenga, non ci sono pacche sulla spalla o ammiccamenti: se vogliamo restare in Europa, dobbiamo cominciare a rispettarne le regole. Perciò ancora una volta è il momento di rimboccarci le maniche ed aprire un confronto serio e costruttivo. La lista di Rimini Coraggiosa è disponibile al confronto».
Anzi, diceva Rimini Coraggiosa in maniera ancora più netta, che nella categoria delle “balle” va inserita «la legge 145/2018 che proroga fino al 31/12/ 2033 le concessioni in essere, legge palesemente in conflitto con la Direttiva 123/2006 dell’Unione Europea» e pure «l’imbarazzo degli amministratori locali che dicono: “Ci penserà il governo a risolvere il problema…”, mentre sanno bene che il governo non potrà risolverlo se non applicando in modo opportuno la Direttiva UE».
Davanti alla sensibilità europeista di Verdi e Coraggiosi, Jamil non potrà limitarsi ad attendere che da Roma gli tolgano le castagne dal fuoco, ma dovrà cominciare ad impostare i nuovi scenari. Ecco perché il primo fronte di battaglia sarà tutto interno alla maggioranza e sarà anche una grossa prova sulla sua tenuta. Il nodo che in campagna elettorale si è potuto permettere di non sciogliere, ora viene al pettine.

Il testo della sentenza.

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