E' un mistero doloroso. E va recitato sgranando il rosario delle scatole societarie che tengono in vita il sistema congressuale e fieristico riminese,
E’ un mistero doloroso. E va recitato sgranando il rosario delle scatole societarie che tengono in vita il sistema congressuale e fieristico riminese, dove al momento sono poche le tracce di misteri gloriosi. La fase attuale somiglia di più al capitolo del Calvario. Metafore religiose a parte, per il ritardo nella consegna del Palas, Convention Bureau avrebbe già da tempo potuto presentare il conto alla Società del Palazzo dei Congressi per il mancato rispetto degli impegni legati all’apertura della nuova sede congressuale. Ma fino ad oggi non l’ha fatto. Perché? E per il conto si parla di una cifra di poco inferiore a 1 milione di euro.
Da parte sua Cagnoni, a capo della Società del Palazzo dei Congressi, il conto, e anche salato, al general contractor “Cofely” l’ha presentato: circa 21 milioni di euro. Che comprendono anche i cosiddetti costi di ri-protezione degli eventi programmati nel nuovo Palas ma che Convention Bureau ha dovuto cancellare o spostare nella vecchia sede o in Fiera. Uno studio commissionato all’Università di Bologna soppesò invece in 12 milioni di euro il danno economico riconducibile ai mancati ricavi per l’indotto.
Vediamo meglio. Poco dopo il suo insediamento alla presidenza di Convention Bureau, Roberto Berardi ha dato incarico ad un pool di avvocati di valutare l’esistenza di un eventuale danno economico causato dal ritardo nella consegna del nuovo Palas, che avrebbe fatto perdere contratti già sottoscritti o comunque pressoché perfezionati.
Lo studio legale la risposta l’ha fornita, tanto da quantificare, manifestazione per manifestazione, quale sarebbe stato l’ammanco per le casse e per l’immagine di Convention Bureau. Diciamo subito che non si tratta di una cifra stratosferica, ma è certo che il conto, pur essendo pronto da una decina di mesi, non è stato ancora presentato alla Società del Palazzo dei Congressi proprietaria del nuovo Palas.
Com’è noto l’astronave fortemente voluta dal comandante Cagnoni ha affrontato diverse traversie prima di aprire i battenti: la gara per la costruzione se la aggiudicò la Torno Internazionale nel 2007. Il primo incidente di percorso non tardò ad arrivare, tanto che nell’estate del 2008 nacque un’Ati fra la Torno e la Cofathec per proseguire nell’opera. Cagnoni in quei giorni era convinto “che l’utilizzo del nuovo Palacongressi possa iniziare a far data dall’autunno 2009” e assicurava: “Controlleremo costantemente il puntuale rispetto di questi nuovi accordi. Non vi saranno ulteriori inadempienze poiché, in tal caso, la committenza assumerebbe scelte irreversibili”. Poi altri annunci che davano l’apertura per l’11 settembre 2010, slittata al 25, con tanto di artisti già ingaggiati che dovettero “saltare”. Sta di fatto che l’inaugurazione del Palas inizialmente era fissata al 2008, poi a fine agosto 2009, ma il taglio del nastro arrivò il 15 ottobre 2011, perché la consegna avvenne solo nell’agosto di quello stesso anno. Praticamente si poté entrare nella bella struttura, costata più o meno 110 milioni di euro, sei anni dopo il lancio del progetto.
Roberto Berardi va ad occupare la poltrona di Convention Bureau nel settembre del 2011. Ad occhi non troppo familiari alle stanze del comando, il suo insediamento appare come il frutto di una volontà del sindaco Gnassi e del presidente della Provincia Stefano Vitali, che coglie di sorpresa anche Cagnoni. Anche Berardi viene da Skema (come Stefano Fabbri), la società di consulenza aziendale di cui si è parlato molto nelle ultime settimane a proposito di Aeradria. Berardi è stato revisore dei conti nella Provincia di Rimini, nella Fiera, siede nel consiglio generale della Fondazione Carim (su “indicazione” del Comune di Rimini), socia di Convention Bureau di cui Berardi è presidente. Comune e Provincia di Rimini detengono quote in Rimini Fiera, Società del Palazzo dei Congressi, Rimini congressi. Chi controlla chi? C’è chi ha parlato di conflitto d’interessi, comunque un bell’incastro di poltrone nel cuore del sistema di comando, che adesso scricchiola.
Berardi ufficializza il tema dei ritardi e ne discute in più di un cda di Convention Bureau. Dà mandato ad uno studio legale di approfondire, appunto. E la relazione non tarda ad arrivare.
Mette in fila convention aziendali, esposizioni e congressi che hanno preso il volo perché il Palas non era agibile nei tempi dovuti: c’è chi ha spostato gli eventi in altre sedi, chi li ha cancellati. Una disfatta, tanto più se si tiene conto che Convention Bureau a partire dal 2005 ha sostenuto spese ingenti di promozione e commercializzazione per la nuova struttura spalmati in tre anni: circa 2 milioni di euro, di fatto in parte bruciati a causa dei famosi ritardi.
Ora, lo studio legale che ha redatto il parere “risarcitorio” per danno di immagine e perdita di guadagno, in base alla documentazione fornita da Convention Bureau, ritiene che, per restare dalla parte del sicuro e solo per il periodo compreso fra 2005 e 2009, la Società del Palazzo dei Congressi dovrebbe risarcire a Convention Bureau una cifra che si aggira su poco meno di 800 mila euro. Sembra davvero ridotta se confrontata con quella che la Società del Palazzo del Congresso quantifica a Cofely. Ma tant’è.
Ad oggi, però, Convention Bureau ha solo avanzato la richiesta di dimezzare l’affitto, come ha anticipato Rimini 2.0, e lo ha fatto adesso che naviga in cattivissime acque (altrimenti avrebbe forse sorvolato?). Perché invece non ha presentato anche il conto legato alla partita del danno per il clamoroso ritardo nell’avvio del Palas? Strano davvero perché potrebbe far valere anche contratti e clausole coi quali la società del Palazzo dei Congressi, a seguito degli slittamenti nell’apertura del Palas, si accollava i costi sostenuti da Convention Bureau fino al momento della presa in consegna della “astronave”.
Ottocentomila euro avrebbero permesso a Convention Bureau di accantonare il bilancio senza perdite considerato che il preconsuntivo 2013 si è chiuso con un – 700 mila euro, anche se poi sono stati aggiunti circa 300 mila euro di “componenti straordinarie negative, nell’ottica di una gestione economica di grande prudenza e attenzione alla difficile congiuntura economica”.
Convention Bureau è una controllata di Rimini Fiera, che detiene il 72,82% del capitale sociale. E ora non a caso si comincia a leggere che fra le ipotesi all’esame di Lorenzo il Magnifico ci sarebbe anche quella di “disfarsi” di Convention Bureau. Non è difficile crederlo: se CB avanza pretese risarcitorie e chiede di abbassare l’affitto, oltre ad avere il bilancio in rosso, perché tenerla in vita con cure compassionevoli? D’altra parte nel sistema congressuale e fieristico riminese Cagnoni è il dominus vero, che sceglie anche – in qualità di presidente di Rimini Fiera – quali sono i fornitori “monopolisti” che operano per Convention Bureau nel nuovo Palas. Tanto vale fare fino in fondo tutto da solo.
A poco più di due anni di distanza dalla inaugurazione in grande stile, all’insegna del coinvolgimento dei cittadini, “beneficiari di quella che si presenta come una struttura fondamentale per proiettare definitivamente la provincia di Rimini nella élite delle destinazioni congressuali internazionali”, Convention Bureau rischia di essere soppressa, il Palas veleggia verso un 2014 non meno complicato dell’anno che si è chiuso e il presidente della Provincia, Stefano Vitali, lancia l’allarme default per il sistema congressuale e fieristico di Rimini.
COMMENTI