Cosa ci riserva quest’anno il concerto di S. Gaudenzo

Cosa ci riserva quest’anno il concerto di S. Gaudenzo

Domenica in Cattedrale si tiene il tradizionale evento inserito nelle celebrazioni per il patrono di Rimini. In programma la sonata “Arpeggione” per viola e archi di Schubert e i "Vesperae solennes de Confessore" di Mozart. Attesa anche la prestigiosa presenza di Massimo Paris.

L’inquietudine e la straordinaria genialità musicale segnano la breve ma ricchissima vita dei due compositori protagonisti quest’anno del tradizionale concerto inserito nelle celebrazioni per la festa di San Gaudenzo patrono di Rimini: Mozart e Franz Schubert. L’appuntamento è per domenica 9 ottobre alle ore 21 nella Basilica cattedrale con l’orchestra sinfonica del “Lettimi”, il coro della Cappella musicale Malatestiana e i solisti Isabella Orazietti (soprano), Sara Rocchi (contralto), Marco Mustaro (tenore), Li Shuxin (basso); voce recitante Silvio Castiglione. Tutti diretti dal maestro Filippo Maria Caramazza.

In programma la sonata “Arpeggione” per viola e archi. Si chiamava “arpeggione” uno strumento realizzato nel 1823 da Johann Georg Staufer, un liutaio austriaco. Una sorta di grande chitarra che per le sue dimensioni veniva suonata come un violoncello ma che venne dismessa dopo un solo ventennio. Oggi è un oggetto da museo. Il concerto proporrà la sonata di Schubert nella versione per viola e archi, la cui partitura è stata curata dal maestro Caramazza che peraltro s’è assicurato la prestigiosa presenza a Rimini di Massimo Paris, un eminente e poliedrico artista, solista di viola, compositore, direttore d’orchestra e pedagogo, con esecuzioni e direzioni di concerti in tutto il mondo. Quanto a Schubert, vi affido volentieri a quanto affermava Luigi Giussani nella presentazione di un cd della collana “Spirto Gentil”, che si prefiggeva di “aiutare l’ascolto” della grande musica ad un vasto pubblico: «È raro ascoltare un brano musicale più bello e compiuto di questa composizione… dove il percorso del musicista diventa metafora della vita umana; ognuno di noi è fatto perché quello che Dio chiede alla sua vita, raggiunga una perfezione di armonia e melodia… Il secondo movimento di questa sonata è un’appassionata domanda. Mi immagino Schubert teso alla bellezza e alla perfezione in quello che scriveva, disponibile al vero e al bello». Ora quello che scrive lo stesso Schubert, come riportato dal maestro Caramazza nel programma di sala. Da un lato la sua umanità: «Per anni intonai canzoni d’amore. Ma, se volevo cantare l’amore, non sapevo esprimere che il dolore e se volevo cantare solo il dolore esso diveniva amore. E così l’amore e il dolore dividevano la mia anima». Dall’altro la sua fede: «O Fantasia! Supremo gioiello dell’uomo, fonte inesauribile a cui si abbeverano artisti ed eruditi! Rimani con noi, anche se solo pochi ti riconoscono e ti venerano e preservaci del cosiddetto illuminismo, scheletro odioso senza carne né sangue!».  Per dirlo di nuovo con Giussani: «Ogni volta che ci sovviene di ascoltare l’Arpeggione, proviamo ad immedesimarci con la genialità di Schubert, augurandoci che analogamente lo sviluppo della nostra personalità raggiunga la perfezione espressiva a cui è chiamata».

Il maestro Filippo Maria Caramazza.

Veniamo ai Vesperae solennes de Confessore che Mozart scrive nel 1780, l’ultima opera corale composta da Mozart per la cattedrale di Salisburgo. L’aggiunta del titolo de Confessore forse è dovuta al fatto che questa liturgia dei Vespri fosse destinata ad un giorno in cui la Chiesa ricordava un imprecisato martire, confessore della fede.
L’opera si apre senza alcun preambolo musicale, s’impone improvvisa col Dixit, attaccato da coro e orchestra. Al Dixit del salmo 109 segue il Confitebor (salmo 110) con un passaggio dalla tonalità del do maggiore a quella del mib minore, tuttavia l’effetto di tristezza si stempera gradualmente alla luce con la leggerezza degli archi. Il perché ce lo spiega Filippo Caramazza: «Mozart così ci ricorda che siamo certo peccatori, ma che continuano a confidare nella pietà e nella tenerezza del Signore e che si affidano a Lui In toto corde». L’affidamento a Dio con gioia viene espresso alla massima potenza con il salmo 112 Beatus vir. E quindi col Laudate pueri, una fuga “dallo stile severo”, il salmo 112 totalmente affidato al coro, dove le voci si rincorrono in un contrappunto sempre più stringente. Ancora il Laudate Dominum, il salmo 116, ma la vetta conclusiva Mozart la raggiunge col Magnificat, il cantico di lode che la Madonna innalza a Dio che “ha guardato all’umiltà della sua serva”. Tra i sei salmi e il Magnificat Mozart compone sei Gloria, tutti diversi. Dice Caramazza: «Questa diversità coglie con fine sensibilità, non solo la profondità del testo, ma scava nella profondità del cuore di ciascuno di noi».
L’evento è reso possibile dal contributo di enti e aziende private come Fondazione Gemmani, Banca Malatestiana, Romagna Banca, Riviera Banca, Romagna Acque, Fondazione dei Dottori Commercialisti e ha ottenuto il patrocinio del Comune di Rimini.

Aggiornamento
Massimo Paris non potrà essere presente per problemi di salute, lo sostituirà una altrettanto valente virtuosa della viola di origine ceca che ora vive in Italia. Si tratta di Jitka Hosprovà, 47 anni, che ha suonato il violino dall’età di sette anni, mentre dal 1989 ha continuato lo studio della viola nel conservatorio di Pilsen. Ha svolto concerti in Europa e negli Stati Uniti.

Fotografia d’apertura: Massimo Paris.

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