«Quando siamo venuti a conoscenza di questo taglio generalizzato di piante, siamo rimasti basiti» dice il presidente del Wwf di Rimini Claudio Papini. Via Carlo Leoni era piena di verde e ricca di biodiversità, adesso è una desolazione. Capitozzature e abbattimenti in pieno periodo di nidificazione.
Passo spesso o meglio, passavo spesso da via Carlo Leoni. Sulla targa stradale non c’è scritto, ma Leoni (1640- 1700) fu un pittore riminese. Oltretutto di una certa importanza, dato che per una commessa gareggiò perfino con il Guercino. Comunque sia, rimanendo in tema, qualche giorno fa, appena imboccata la via dedicata all’artista secentesco mi trovo davanti a un quadro assai poco pittoresco. Perfino gli arbusti, i rovi, e i cespugli oltreché gli alberi con le chiome dalla tipica ridondanza della vegetazione spontanea, risultano nella quasi totalità annientati, distrutti, rasi al suolo. I termini usati paiono più adatti a descrivere scene di guerra in Ucraìna, ma è umano che ognuno si dolga delle miserie che gli sono più vicine. E questa è una di quelle. Con addosso un misto di rabbia e scoramento, scatto diverse foto per documentare lo scempio. E chiedo informazioni ai residenti. Poi mi metto in contatto con Claudio Papini, presidente del WWF locale.
Presidente, siamo difronte a un’ennesima “tosatura verde”, sport localmente molto praticato.
«Quando siamo venuti a conoscenza di questo taglio generalizzato di piante, siamo rimasti basìti. Non sappiamo quali emergenze vere e gravi ci fossero, ricordiamo solo una stradina piena di verde e ricca di biodiversità, lo si avvertiva dal canto degli uccelli presenti. Una stradina alle pendici di un’area di pregio come il Covignano in cui era piacevole passeggiare. Ora è un deserto bruciato dal sole e dalla siccità, in qualche tratto da tempo cosparsa di abbondanti rifiuti di vario genere sui due lati, a monte e a valle. Ma quelli sono stati risparmiati. Sono sempre là e anche ben visibili».
Ho notizia che da molto tempo lungo la via ci fossero problemi con i cavi dell’illuminazione pubblica.
«Sappiamo che qualche residente si lamentava da anni di una vegetazione troppo invasiva e del rischio di caduta rami, ma l’intervento che è stato fatto a più mani (da Anthea? Enel? Vigili del Fuoco?) è risultato devastante: taglio totale di vegetazione, piante e cespugli compresi, con varie capitozzature e abbattimenti anche poco professionali, lasciando ceppi e tronchi di diverse altezze».
Più persone residenti nella via affermano che la strada è rimasta chiusa al traffico per tre mesi e riaperta soltanto venerdì 15 luglio. Àbaco alla mano, siamo mani, piedi e radici nel bel mezzo del ciclo riproduttivo dell’avifauna. Alcuni residenti chiedevano da almeno tre anni di mettere in sicurezza alcuni tronchi a loro dire, pericolanti. Beh, se corrispondesse al vero quanto asserito, la pubblica amministrazione ha impiegato circa un migliaio di giorni per intervenire in modo così drastico, volendo usare un leggiadro eufemismo, e beccare con precisione il cuore del periodo di nidificazione vietato e rispettato in qualsiasi altro paese civile. Di chi è la responsabilità?
«Non è chiaro, ma lo chiediamo al comune di Rimini, di sicuro competente per territorio. Su qualche moncone di tronco è ancora presente il bollino rosso che preannuncia il taglio degli alberi, quindi ci sarà stata anche la certificazione di qualche agronomo. Sicuramente l’operazione è stata fatta nel periodo sbagliato, primavera – estate, quando il Regolamento del verde vieta abbattimenti e ci sono controindicazioni per la ripresa della vegetazione e per la presenza di nidi. Ma era proprio necessario intervenire con queste modalità? Sulla via è mancata per anni una normale manutenzione dei bordi stradali a mare e a monte, lasciando campo libero alla vegetazione spontanea. Se nel tempo si erano determinate delle emergenze, in questo periodo non si poteva agire solo sui casi più gravi rimandando al prossimo autunno – inverno un intervento più organico e totale di regolazione della vegetazione?».
A dispetto di quanto sbandierato, pare che il comparto verde sia considerato un fastidioso reietto…
«Si parla tanto di riforestazione delle aree urbane e del territorio in genere, di ripiantare migliaia o milioni di alberi, non si sa bene dove, visto che gli spazi disponibili scarseggiano sempre di più, ma poi nei fatti si dimostra ogni volta una scarsissima considerazione per il verde che abbiamo già. E’ avvilente e vergognoso insieme, doverlo constatare ancora una volta. Eppure, i cambiamenti climatici in atto, la siccità devastante per le campagne e l’ambiente, i fiumi in secca e le nostre falde dimezzate di cui si parla anche in questi giorni, dovrebbero suggerire scelte più attente. Questo anche per la gestione del nostro patrimonio verde, che ci difende dagli effetti più pesanti del caldo e del cambio clima, oltre a fornirci ossigeno per respirare».
Dunque, il WWF approfondirà la questione chiedendo risposte ufficiali al comune di Rimini. Arriveranno?
Nell’attesa, visto che la descritta devastazione arborea non ha impressionato solo me, mi permetto un paio di domande: l’assessorato alla transizione ecologica (ambiente, sviluppo sostenibile, pianificazione e cura del verde pubblico) che opera per prevenire, stroncare o perlomeno attenuare azioni estreme, quando non sconsiderate nella tempistica quale quella appena esposta, ne era al corrente? E l’ufficio Qualità urbana e verde pubblico, ne sapeva nulla? Mah, non saprei cosa augurarmi…
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