Via i divieti di balneazione ma sull’anomala decisione del Comune di Rimini tutto tace

Via i divieti di balneazione ma sull’anomala decisione del Comune di Rimini tutto tace

«Allarme rientrato per le 21 spiagge riminesi». Gli assessori Priolo e Corsini assicurano che «il tuffo in mare è sicuro» e a proposito degli sforamenti parlano di anomalia «per la compresenza di una serie di fattori che hanno favorito la proliferazione batterica». Ma sulla scelta della giunta Sadegholvaad di farsi le analisi in proprio (altra anomalia), un esempio che potrebbe essere seguito da altri, nessuno commenta.

«La balneazione in Romagna è sicura: i valori dell’Escherichia coli risultano già ampiamente nella norma. Alle ore 15 di oggi i sindaci potranno emanare l’ordinanza di revoca del divieto di balneazione per le 21 spiagge riminesi». Così gli assessori regionali all’Ambiente, Irene Priolo, e del Turismo, Andrea Corsini, che possono finalmente far rientrare un allarme molto pericoloso sulla qualità delle acque di balneazione e di conseguenza sull’appeal delle spiagge romagnole. «La soglia limite del batterio, infatti, che è di 500 cfu per 100 ml di acqua, raggiunge oggi al massimo 135, ma nella maggior parte degli ultimi prelievi effettuati da Arpae non supera i 20-30 o anche meno».
Specificare invece che «il tuffo in mare è sicuro» rischia di suonare non proprio bene perché verrebbe da chiedere chi abbia vigilato sul rispetto dei divieti visto che i turisti, complice il caldo afoso, non si sono fatti mancare un tuffo in mare nemmeno durante il periodo in cui avrebbe dovuto essere off limits. Tutto questo accade mentre Legambiente evidenzia la «buona salute delle acque di balneazione in Puglia».
I due assessori sottolineano come «in Emilia-Romagna la qualità dell’offerta turistica e ricettiva va di pari passo con la qualità del sistema dei controlli, che vengono eseguiti per la sicurezza delle persone, in particolare anziani e bambini».
Nemmeno una parola nel comunicato stampa ufficiale da parte della Regione, invece, sulla decisione del Comune di Rimini, unica amministrazione della costa a muoversi in questa direzione, di “farsi le analisi in proprio” (qui e qui), affidandosi ad un «laboratorio certificato LAV» e poi comunicando che «i risultati dei campioni analizzati dal Laboratorio LAV per le 7 acque di balneazioni del litorale nord di Rimini, svolti con una delle 2 metodologie certificate e previste dal decreto ministeriale 30 marzo 2010, sono tutti, nessuno escluso, ampiamente sotto i parametri normativi». Perché solo 7, fra l’altro, non è stato spiegato, visto che proprio il sindaco ieri aveva firmato una ordinanza di divieto di 14 tratti di mare, scesi in seguito a 12, e che poi poco fa sono tutti rientrati. E a cosa sono poi servite quelle analisi “alternative” se i divieti sono stati tolti solo oggi, attendendo il bollettino di Arpae? Da chi sono state autorizzate? Quale il loro costo?
Si tratta di un precedente non meno anomalo dei cosi tanti punti di prelievo “sballati”. Cosa direbbero Arpae e Regione se un giorno fosse qualche categoria o singolo bagnino o albergatore a contestare le analisi ufficiali e ad affidarsi a terzi?
La Regione ha cercato anche di dire qualcosa sulle cause. «L’assessora all’Ambiente si è soffermata sulle cause dei dati anomali di martedì scorso, 26 luglio, quando i controlli effettuati come di consueto da Arpae per garantire sicurezza e qualità della stagione balneare hanno evidenziato valori al di sopra della soglia. E ciò si è verificato verosimilmente per la compresenza di una serie di fattori che hanno favorito la proliferazione batterica: per la prima volta da decenni, Arpae ha registrato, attraverso dodici stazioni dislocate sul territorio, temperature superiori ai 40° per più giorni. Ciò ha influito su di un innalzamento della temperatura del mare, che ha visto da mercoledì improvvise mareggiate dopo un lungo periodo di calma. A ciò si è aggiunta la scarsa ventilazione e la siccità, con un apporto idrico dei fiumi al mare estremamente ridotto. Si è comunque trattato, ha concluso, di un evento straordinario che, in base alle serie storiche, difficilmente potrà ripetersi, soprattutto d’ora in avanti col progredire della stagione estiva». Dal punto di vista scientifico la spiegazione non appare di quelle in grado di rassicurare al cento per cento e proprio sulle cause si spera che nelle prossime settimane siano i tecnici di Arpae a prendere la parola sull’argomento. Dovrebbero essere prima di tutto le categorie dei bagnini e degli albergatori a reclamarlo. Vedremo.

Fotografia: Alan Tamburini, Fotoreporter Regione Emilia Romagna.

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