Davanti al castello hanno fatto la fabbrica della nebbia, ma chi ha visto l’interno non è rimasto meno allibito

Davanti al castello hanno fatto la fabbrica della nebbia, ma chi ha visto l’interno non è rimasto meno allibito

Visita della commissione cultura e delle associazioni culturali ieri mattina a Castel Sismondo occupato dal Fellini Museum. Il prof. Rimondini c'era e ci racconta cosa i suoi occhi hanno dovuto vedere e le sue orecchie udire. E ufficializza che in occasione della inaugurazione del museo, all'Arco d'Augusto ci sarà un raduno di persone che amano il Patrimonio culturale e l'identità collettiva che sul Patrimonio e sulla storia della creatività riminese si fonda.

Lunedì 9 agosto 2021, ore 15,30, il presidente della IV Commissione cultura del Consiglio Comunale di Rimini Davide Frisoni ha convocato il sindaco, l’assessore, i consiglieri comunali e i rappresentanti delle associazioni culturali di Rimini per un “Sopralluogo Castel Sismondo cantiere Museo Fellini”.
La Rimini Città d’Arte Renata Tebaldi – alla quale i Riminesi devono la ricostruzione filologica del teatro – era rappresentata dallo scrivente, Italia Nostra dall’architetto Alessia Gattei. Il FAI dalla presidente dottoressa Valeria Angelini e dall’architetto Roberto Mancini, l’associazione Templum Malatestiano et Terrae da Alessandro La Motta.

FABBRICA DELLA NEBBIA E BAMBINI COMPARSE INNOCENTI NELLA POZZANGHERA DI ACQUA SPORCA E RICICLATA

Lo spazio tra il teatro e il castello affidato alla povera immaginazione di tecnici senza il senso della storia e ignoranti l’importanza architettonica di Castel Sismondo. Una grande pozzanghera d’acqua sporca riciclata, un modesto effetto di nebbia e dei bambini innocenti comparse con i piedini a bagno nell’acqua sporca.

Passiamo davanti alla fabbrica della nebbia, con bambini comparse innocenti, con madri meno innocenti al seguito, che corrono nell’acqua sporca riciclata dello pseudofossato. Uno dice: e pensare che al sindaco i bambini non piacciono…
Il dottor Marco Leonetti funzionario comunale del Dipartimento Città Dinamica e Attrattiva e Cineteca Comunale ci fa da guida. Noto nel primo cortile un arco costruito come sfondo a uno Sceicco Bianco gessoso e generico, su un trapezio, appeso in alto, che non somiglia affatto ad Alberto Sordi.
Il dottor Leonetti ci legge la composizione del gruppo di soggetti che hanno realizzato il Museum Fellini, esperti di cinema, architetti. Chiedo: non avete messo un medievista, uno storico della letteratura, uno storico dell’arte? Imbarazzo. Fate un museo dentro un’architettura di Filippo Brunelleschi nell’anno del centenario dantesco e non gli accordate nemmeno un difensore d’ufficio? Entriamo. Un minimo di informazioni sul castello? Niente. Sul percorso originale del castello? Niente.

LA PORTA E LE FINESTRE DI FRANCESCA

Sulla porta del Gattolo di cui restano due archi ogivali? Niente. Sullo scalone a grande chiocciola che anticipa lo scalone di Francesco di Giorgio Martini a Urbino? Niente. Il castello non è preso in considerazione per niente, in totale oscurità, “un contenitore”. Grande lusso di apparecchi elettronici costosissimi e interagenti col pubblico – qualcuno dice: erano di moda 10 anni fa, tra pochi anni saranno del tutto obsoleti. Sono costati milioni di euro.

Viene subito in mente che questa mostra, che non concede niente al castello tenuto al buio, potrebbe essere trasferita tranquillamente in una colonia al mare; per esempio nella Novarese.

La “porta magna” del palazzo di Malatesta da Verucchio, attraverso questa porta è entrata ed uscita Francesca, il marito Giovanni “zotto”, il cognato Paolo e innumerevoli personaggi della casa Malattesta.

Pseudocabine da mare – non certo da riviera romagnola -, un camioncino nuovo vicino alla porta magna da dove sono passati Malatesta da Verucchio, Francesca, Giovanni Zotto, Malatestino, Paolo e tutte le donne della casa a fare la corte a Margherita Paltonieri di Monselice seconda moglie del Mastin Vecchio. Sono gli spazi letterari, nell’anno del centenario dantesco, qualcuno potrebbe chiedere cosa è rimasto a Rimini dei tempi di Dante, e qui si vede, anzi si vedeva l’interno del palatium inceptum (Angelo Turchini), intorno al quale Sigismondo Pandolfo ha costruita la sua rocca, con le finestre ad arco ribassato con i sedili ai lati, sui quali si era seduta Francesca, Parisina, Costanza, e anche le altre gentildonne tranquille della casa. Grandi schermi le hanno totalmente coperte.

LE MURA DI ARIMINUM E LE TOMBE ALLA CAPPUCCINA

Le finestre del ‘200 e ‘300 coperte da megaschermi col ‘mare’ di Rimini. In terra delle botole nascondono le mura di Ariminum e alcune tombe alla cappuccina. Fellini ricreava il mare in studio e gli esterni li girava sulle spiagge del Tirreno.

Nello spazio a pian terreno erano stati condotti scavi archeologici sulla parte obliqua settentrionale delle mura di Ariminum col rinvenimento di tombe alla cappuccina, ossia di tombe formate da embrici romani per sepolture relativamente povere. Un piccolo settore le fa intravvedere, il resto è nascosto sotto delle botole che fanno vedere, cosa? Il mare…Ma che trovate, che creatività…

LA “FALSA PORTA” O PORTA SEGRETA

La “falsa porta” – nel senso di porta nascosta – nella parte interna è occupata da uno schermo che mostra in diverse pose la faccia triste di Marcello Mastroianni. Ricordate? Volevano aprire la parte di ‘scarpa’ esterna della “falsa porta”, che poi dopo la denuncia di Rimini 2.0 e l’esposto di Italia Nostra è rimasta chiusa.

La ‘scarpa’ esterna con l’arco della “falsa porta” al cui interno corrisponde un vano, chiuso con un grande schermo con le immagini di Marcello Mastroianni.

Credete alla sincronicità junghiana? Quando mi avvertirono del progetto distruttivo, stavo rileggendo un brano del de re militari là dove l’Alberti parla delle entrate segrete, note solo al signore e non al castellano, almeno in teoria, perché il castellano potrebbe tradire e barricarsi dentro il castello. Allora il signore saprebbe dove, con un solo colpo di bombarda, si aprirebbe un varco per entrare nel castello.

L’ACQUEDOTTO DELLA FONTANA DI PIAZZA SCOMPARSO

Ma c’è di peggio, nell’area vicina alla porta del Gattolo, la seconda, la prima è nella torre scalare, c’erano i resti del condotto dell’acquedotto della fontana di piazza. Erano probabilmente del’ 200 e passavano attraverso le case dei Malatesta, prima che Sigismondo Pandolfo facendo scavare il grande fossato avesse cambiato il corso dell’acquedotto dietro le controscarpe ad oriente. Poi nell’800 il corso dell’acquedotto venne messo dentro il fossato, addossato alle controscarpe orientali, con un praticabile. Una parte della galleria dell’acquedotto è stata di recente, vicino al platano bicentenario, scoperchiata e riempita di terra.

Versione moderna della ‘commoda’ di Malatesta da Verucchio.

IL PUPAZZO SDRAIATO COME UN BUDDA DELL’ANITONA NON SOMIGLIANTE

Si entra in una sala dove c’è un pupazzone di un donnone sdraiato veramente mal fatto, dovrebbe rappresentare l’Anitona, non gli somiglia. Ci sono altri due piani, nel secondo con parte dei costumi di scena di Roma e di Casanova, una sorta di bibliotechina, dove si possono sentir leggere poesia dalla viva voce di Rosita Copioli.

La sala dell’Anitona, grande pupazzo sdraiato di pessimo gusto e senza somiglianza.

Non ho capito se le poesie sono sue o di Tonino Guerra o di altri. Nell’ultimo piano un grande spazio dove, quando il castello era in gestione dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, c’era lo spazio per conferenze o sedute di incontri internazionali sul castello, adesso ci sono quattro o cinque grandi altalene con schermi incorporati che mostrano volti femminili di film felliniani.

IL RAPPORTO PROBLEMATICO DI FELLINI CON LE DONNE E CON RIMINI

La teca dell’uccello meccanico del film ‘Casanova’ in una saletta del secondo piano.

E di certo il rapporto ben strano e ripetuto fino all’ossessione feticista di Fellini con le donne – Culoni, tettone, mostri, Saraghine, Gradische, tabaccaie, suore nane, gigantesse – avrebbe meritato una riflessione sociopsicologica, con volgarizzazione delle problematiche nella mostra, non credete? Niente. Non c’è niente di critico, di ragionato, di problematico in questa mostra che potrebbe viaggiare, perché no? anche lontano da Rimini…Il rapporto, almeno, ambivalente di Fellini con Rimini? Niente. Il rapporto problematico di Fellini con la religione? Solo appesa in alto la statua di un grande Cristo come quella che appare all’inizio di 8 e 1/2 e alcuni confessionali interattivi. Un minimo di contesto storico e artistico? C’erano al tempo di Fellini registi alla pari se non superiori a lui: Visconti, Pasolini, i fratelli Bertolucci e altri. Niente. Fellini, una meteora di genio riminese brilla nel buio con la moglie Giulietta Masina, Tonino Guerra, Marcello Mastroianni, Anita Ekberg e pochi altri.

PROTESTA CONTRO I MODI DISPOTICI DI INTERVENTO DEL SINDACO SUL TESSUTO VIVO E MILLENARIO DELLA CITTÀ

Ci riuniamo nella sala del consiglio comunale. Tutti i rappresentanti delle associazioni culturali di Rimini e lo stesso presidente della Commissione Cultura Davide Frisoni lamentano di non essere stati consultati prima del genio solitario che ha fatto tutto da solo, riuscendo ad avere 12 milioni dal ministro dello spettacolo effimero Franceschini…Se fossero stati consultati prima avrebbero consigliato al sindaco di non usare il castello dei Malatesta e di Filippo Brunelleschi per fare una mostra felliniana che starebbe assai meglio in una delle ex colonie a Marina.
L’assessore alle Arti Giampiero Piscaglia ha raccontato che lì non c’era che un parcheggio di auto e uno spazio per il mercato e che il piano di Gnassi ha riportato vita, piaccia o non piaccia – bè alle associazioni culturali non piace – in un’area che ora è appetibile anche per i turisti che prima non avevano mai passato la linea della ferrovia…Ha riconosciuto il valore culturale dell’ipotesi che il castello non sia un “contenitore” di qualsivoglia cosa, ma che è, come aveva detto una volta al sindaco Manlio Masini, il museo di sé stesso.

La biblioteca al secondo piano.

Museo di sé stesso, museo dei Malatesta, museo dell’architettura ossidionale di Filippo Brunelleschi, Castel Sismondo è l’unica opera ossidionale dell’immenso architetto che sia giunta sino a noi, con buona pace dei Toscani che punterebbero su altre rocche e torri.

LA CONTRO MANIFESTAZIONE IL 19 AGOSTO

Si dice che il sindaco finirà di deliziare la città con le sue trovate il 19 agosto. Speriamo che sia l’ultimo amministratore di origine veterocomunista, la cui serie è iniziata da Cesare Bianchini, che con le sue mani cominciò la distruzione del Kursaal e poco dopo fuggì in Argentina.
Non ci sono a Rimini solo despoti amministrativi, purtroppo. I beni culturali del nostro Patrimonio, sono soggetti a guerre, terremoti, inondazioni, incendi e alle decisioni dei despoti e dei cacicchi della rendita urbana. Ma forse le cose stanno per cambiare, ci sono sempre più associazioni e persone che al Patrimonio ci tengono. La sera dell’inaugurazione del Fellini Museum le associazioni culturali di Rimini convocano all’Arco di Augusto un raduno di persone che amano il Patrimonio culturale e l’identità collettiva che sul Patrimonio e sulla storia della creatività riminese si fonda.

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