Deserto anche il secondo bando di Riminiterme

Deserto anche il secondo bando di Riminiterme

Il gruppo Renco, che si era fatto avanti in occasione della manifestazione d'interesse, dicendosi pronto ad acquistare l’intera partecipazione in Rimiterme Sviluppo al prezzo di 4 milioni, non ha partecipato al bando.

Poche parole per chiudere anche il secondo giro di danza con un nulla di fatto: «Si comunica che il secondo bando pubblico per la vendita della partecipazione del 100% della società Riminiterme Sviluppo srl è andato deserto, non essendo pervenuta alcuna offerta entro la data del 3 gennaio 2022». E’ una doccia fredda, e per ora abbastanza inspiegabile, quella che si può leggere nella sezione “amministrazione trasparente” del sito di Riminiterme. Anche perché arriva dopo ripetute notizie avevano accreditato il forte interesse del gruppo Renco a realizzare nella colonia Novarese il nuovo “polo del benessere e dello spettacolo”, da integrare sinergicamente con l’attività termale svolta da Riminiterme nell’antistante fabbricato “Talassoterapico”, da riqualificare anch’esso, ad opera della stessa Riminiterme impiegando parte delle risorse che avrebbe ottenuto dalla vendita della partecipazione attualmente detenuta in Riminiterme Sviluppo. Anche il primo bado, scaduto il 2 ottobre 2021 con base d’asta 4.600.000 euro era andato deserto. Per il secondo, il prezzo per la cessione dell’intera partecipazione societaria di Riminiterme Sviluppo era sceso a 4 milioni, ma nemmeno stavolta è andata meglio.
Il Comune di Rimini dal 2004 persegue una privatizzazione che non riesce a completarsi. Nel 2005 aveva ceduto a Coopsette, che si era aggiudicato la procedura ad evidenza pubblica, 7.862.694 azioni, pari al 94,13 per cento del capitale sociale di Riminiterme s.p.a. (conservando una quota del 5 per cento) al prezzo di vendita di 9 mln di euro. Ma l’obbligo di realizzare, entro il 31 dicembre 2012, la riqualificazione dei beni e delle aree di proprietà della società non si è concretizzato. L’amministrazione comunale aveva così attivato la clausola arbitrale prevista dal “contratto di cessione delle azioni”. Coopsette veniva posta in liquidazione coatta amministrativa e si arrivava all’atto di transazione approvato con deliberazione consigliare del maggio 2018: prevedeva la cessione da Coopsette al Comune di Rimini di n. 6.487.694 azioni pari al 77,67 per cento del capitale sociale di Riminiterme per l’importo di 4.500.000 euro. Il Comune ha riacquistato solo una parte delle azioni trasferite nel 2005 in quanto 1.375.000 azioni (16,46% del capitale sociale) erano state cedute nel 2011 da Coopsette a Hidra s.r.l.
Il Comune è diventato socio di maggioranza della società nel febbraio 2019 ma deve disfarsi di quella partecipazione e infatti nella ricognizione risalente al 2019 delle società partecipate aveva previsto la vendita, entro il 2021, dell’intera partecipazione ad un soggetto privato da individuarsi tramite procedura ad evidenza pubblica.
Era seguita (luglio 2020) la pubblicazione sul sito del Comune dell’avviso per la raccolta di “manifestazioni d’interesse” all’acquisto dell’82,67 per cento del capitale sociale di Riminiterme o, in alternativa, del 100 per cento di Riminiterme Sviluppo, per predisporre, all’esito, un bando di selezione del miglior acquirente con procedura ad evidenza pubblica. E fu in questa occasione che si fece avanti Renco (già impegnata nell’area della ex Corderia a Viserba e interessata alla ristrutturazione del mercato coperto), dichiarandosi interessata all’acquisto dell’intera partecipazione in Rimiterme Sviluppo s.r.l. al prezzo di 4.000.000 di euro previa liberazione dal debito di questa nei confronti della controllante pari a 8.077.109 euro. Renco presentò un progetto, che ebbe ampia eco sulla stampa, per la riqualificazione della sola parte immobiliare “ex colonia Novarese” tramite la realizzazione dell’ormai famoso polo del benessere e dello spettacolo, costituito da un albergo 4 stelle o 4 stelle superiore (con alcune funzioni incentrate sul benessere) e da un nuovo auditorium-teatro nel terreno di pertinenza.
Il consiglio comunale lo scorso giugno aveva approvato la cessione delle quote di Riminiterme Sviluppo e lo stesso aveva fatto a luglio l’assemblea ordinaria dei soci della controllante.
E adesso? Riminiterme nel 2020 ha fatto registrare una perdita di 4.742.676,38 euro, generata per 493.000 euro “dall’impatto negativo generato dalla pandemia da Covid-19 sul valore della produzione della società” e, per la parte più consistente, dalla prudenziale svalutazione di 4.249.616 euro effettuata sui crediti (per finanziamenti) vantati nei confronti della controllata Riminiterme Sviluppo. Nel 2019 la perdita era stata di 115.908 euro, mentre l’anno precedete aveva chiuso con un attivo di 48.406 euro. L’assemblea straordinaria dei soci il 2 luglio 2021 ha coperto la perdita dell’esercizio 2020 e di quelle pregresse (in totale 5.449.469,27 euro, importo superiore al terzo del capitale sociale) con la riduzione delle riserve disponibili (463.266,38 euro) e per 4.986.203 euro mediante riduzione del capitale sociale, passato da 8.353.011 euro a 3.366.808 euro. Il minor valore del patrimonio netto contabile di Riminiterme comporterà per il Comune e per Rimini Holding la svalutazione delle rispettive partecipazioni.

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