Valorizzare la Rimini storica anziché disperdere risorse in discutibili “contenitori”

Valorizzare la Rimini storica anziché disperdere risorse in discutibili “contenitori”

Si indaga su ciò che sta venendo alla luce al ponte di Augusto e Tiberio. E poi? «L’eredità passata - ormai è chiaro - è un fastidio da evitare». Lettera.

Quello che la storia ci sta restituendo (qui), sebbene indegni di ciò, all’inizio del Ponte Tiberio nel lato prospicente al Centro è qualcosa di interessante, che ripropone tante riflessioni. Tralascio volutamente il lato storico ed architettonico, di cui personaggi assai più competenti e qualificati se ne stanno occupando, ma desidero porre una questione che le varie concomitanze richiedono.
Si sta scavando intorno alle strutture interrate ad appena pochi centimetri dal piano stradale, indagandole; e poi? Con la solita tradizionale sensibilità e cura riminese per il proprio patrimonio storico, verranno riconsegnate all’oblio grazie all’impiego del taumaturgico calcestruzzo o materiali similari; ne siamo più che certi, aliena altrove, indiscutibile a Rimini.
Si, perché intralciano il traffico, rallentano gli attuali – incomprensibili – lavori e se, casomai, restassero in vista, bisognevoli di una fastidiosa e dispendiosa cura e manutenzione; magari meglio spendere quei denari per il mantenimento della pacchiana ed inutile passerella galleggiante a valle di quel Monumento, (se non mal ricordo circa 20.000 euro annui) o avere poco più una dozzina di parcheggi in più, come nel caso dell’edificio termale, raro a Rimini per la sua connotazione, emerso in via Melozzo da Forlì. L’eredità passata, a Rimini – ormai è chiaro – è un fastidio da evitare.
Molti cittadini apprezzano certe scelte della cosiddetta “mobilità sostenibile”, che le nostrane amministrazioni hanno effettuato a Rimini da oltre dieci anni a questa parte. In realtà sotto questa definizione di infallibile effetto, si sono sempre venduti interventi figli di improvvisazioni del momento, e sempre disgiunti logicamente tra loro.
Tra i tanti, uno dei grandi esempi è proprio l’area del Ponte Tiberio, e di quello che sarebbe potuta diventare qualora vi fosse stata la vera ed assoluta volontà di collegarla al Centro Storico in maniera veramente pedonalizzata. E qui ritorno alla soluzione del tunnel interrato, che era stato progettato per risolvere quel problema.

Il progetto del tunnel che risale al 2010 ma che è rimasto solo sulla carta.

Ne riparlo perché credo ancora in quel progetto, ma soprattutto per via del fatto che dal momento in cui fu cassato in poi, non è mai più pervenuta una soluzione capace di eguagliarlo, non dico di superarlo; idee in libertà, astrazioni dalla realtà di chi sembra non conoscere la città.
Ma soprattutto insisto perché nessuno, in assoluto, ha mai ufficialmente spiegato il perché tale soluzione venne scartata, e lo sia tuttora, a vantaggio di altre già inefficaci in partenza, peraltro ancora da venire con un colpevole ritardo rispetto ai tempi. E ciò nonostante in vari momenti ne sia stata chiesta pubblicamente la ragione.
Nel trascorso anno ricorreva il bimillenario dell’inizio della costruzione del Ponte Tiberio. Quale occasione migliore ed irripetibile, ma sprecata, per renderlo protagonista di un progetto importante.
Qualcuno, come è ovvio, invocherà il periodo pandemico; ma nulla c’entra dato che quell’evento non è stato neppure preso in considerazione o preparato da sempre e specie nel decennio antecedente.
Siamo comunque ancora nell’area temporale dell’evento che attiene a quel bellissimo monumento, noto anche al di fuori dei nostri confini nazionali, e se si fosse attuato quel vero collegamento pedonale del Ponte con il Centro, oggi potremmo orgogliosamente mostrare le strutture ritrovate che, con alta probabilità, si trovano anche nella parte opposta ovvero nel Borgo San Giuliano.
Pensate alla bellezza di potere restituire a quel manufatto la sua intera forma così come fu costruito, e con le eventuali aggiunte che subì nel corso dei secoli. Immaginate la risonanza internazionale che avrebbe avuto per Rimini quest’audace, ma concreta, operazione; altro che museo Fellini dove per le festività trascorse grazie all’ingresso gratuito, si sono magnificati strabilianti accessi (!).
Tranne per il riguardo ai residenti di quell’area, il traffico sarebbe stato eliminato interessando anche la Via Bastioni Settentrionali, dove la rovina delle mura storiche a causa dell’ignobile passerella appesa non sarebbe mai avvenuta, ma anche la salvaguardia delle fosse granarie ritrovate in un recente passato nella sede stradale, e cancellate in un altro recente presente.
Questo era l’insieme dei fattori che dovevano motivare un progetto con il fine della vera intenzione di pedonalizzare una zona attigua ad un importantissimo monumento, con sua salvaguardia e valorizzazione con il risalto delle sue parti sepolte che non erano certo ignote a chi opera negli Enti di tutela archeologica. Unitamente poi ad attività culturali di spessore, che collegano la storia di quel ponte dalla sua costruzione ai giorni nostri, assai lontane quelle che già pianificano le solite e tristi vacue sagre estive.
Chi amministra Rimini non comprende ancora, ma neppure lo comprenderà mai, che non sono gli improbabili musei sparsi qua e là a creare una “città d’arte”; ma che soprattutto questi non attrarranno mai quelle centinaia di migliaia di visitatori internazionali nei sogni di qualche cessato amministratore. E con ciò si continua a dimostrare l’incapacità di avere saputo valorizzare i propri monumenti, e l’ostinata presunzione di potere fare a meno di avvalersi di preziosi personaggi di cultura che sanno fare il loro mestiere. Opportunità perse una dietro l’altra, irrecuperabili.
Una città d’arte è un luogo che sa conservare la sua memoria storica, la valorizza, la tiene costantemente viva grazia alla sensibilità dei propri cittadini e degli amministratori che eleggono; ma anche con l’ausilio di personaggi competenti. Che non travisa artatamente le sue peculiarità e non le nasconde quando le scopre perché non finalizzate ad errate logiche.
Non bastano i totemini ignoranti o gli allestimenti insensati pseudo informativi a certificarla tale, perché essi rappresentano la confusione tra ciò che si vorrebbe apparire e i soliti eventi pacchiani tanto cari dalle nostre parti.
Sabato mattina passando per il Centro ho scorso uno dei soliti banchetti per la raccolta di firme, gestito da un partito dell’opposizione; si, a Rimini c’è anche un’opposizione. Questa volta il tema era l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Bene, pregevole iniziativa, ma dalle stesse mi aspetterei qualcosa di più attinente alla nostra città, la missione di sensibilizzare meglio e più i cittadini riminesi sui grandi temi. A volte penso che i riminesi meriterebbero di meglio ma, forse, questo è già il massimo di tutto ciò a cui possiamo aspirare.

Salvatore de Vita

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