Servizi pubblici, le convenzioni sono scadute da più di sette anni ma i bandi pubblici per affidamenti trasparenti non sono ancora alle viste. L’atto di accusa dell’authority anticorruzione del 2017 sembra finito nel dimenticatoio.
Le immagini non spiegano tutto, ma dicono molto, a volte moltissimo. Come questa schermata di Atersir, ente regionale regolatore dei servizi acqua e rifiuti, dove si vede che in quasi tutta l’Emilia Romagna le multiutility dell’immondizia stanno incassando milioni di euro presi dalle tasche dei cittadini pur essendo scadute le convenzioni.
In altre parole, gli accordi fra le amministrazioni pubbliche e le società di raccolta e smaltimento sono stati prorogati, anziché affidati ai migliori offerenti tramite la trasparenza delle gare. E in questo contesto poco rassicurante per i contribuenti, chi fa la figura della provincia più “bulgara” fra tutte? Ma naturalmente Rimini.
Guardiamo la cartina intitolata “Gestori del Servizio Rifiuti e anno di scadenza della Convenzione”: solo due zone, servite da Alea Ambiente (nel forlivese) e Geovest (a cavallo fra il modenese e il bolognese), hanno una scadenza lontana, fra il 2030 e il 2032; tutti gli altri distretti, con ben sedici gestori, hanno la convenzione già scaduta da vari anni, in alcuni casi addirittura dal lontano 2011. A Rimini la convenzione con Hera è scaduta nel 2012, ma nella parte di provincia dell’alta Valmarecchia si opera addirittura “in assenza di Convenzione”, perciò il territorio riminese è quello messo peggio dell’intera regione.
Anche perché la cartina di Atersir contiene un curioso errore: la convenzione fra il sistema Rimini e la holding bolognese quotata in Borsa, è infatti scaduta nel 2011, non nel 2012.
Non lo diciamo noi, bensì il presidente dell’autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, che nella famosa delibera del giugno 2017 – un atto d’accusa di ventotto pagine – riepilogava nero su bianco: «scaduto il 14.03.2011 (convenzioni ex AMIA spa ed ex GEAT spa)».
Questa ed altre proroghe erano per l’authority il segnale di una «possibile violazione dei principi (previsti dal Codice dei contratti) di libera concorrenza, parità di trattamento, non discriminazione, trasparenza e proporzionalità», citiamo sempre dal documento ufficiale, che ebbe all’epoca una certa eco – [vedi qui] – per poi essere messa nel dimenticatoio, senza che le amministrazioni e le aziende pubbliche cambiassero registro.
Detto del comparto rifiuti, che ne è di quello idrico-fognario? Vediamo la cartina Atersir: in dodici zone le convenzioni scadranno di qui a qualche anno, tra il 2021 e il 2025, salvo tre soli casi, nel piacentino e nel reggiano e, indovinate un po’, a Rimini dove il contratto con Hera Spa è scaduto nel 2012. In uno dei comuni della provincia l’affidamento è in economia con «scadenza non prevista». In definitiva, sommando acqua e rifiuti la zona riminese appare quella più refrattaria all’argomento gare e bandi pubblici.
Ma non si tratta di una nostra deduzione, che sarebbe inevitabilmente parziale. Sono i documenti degli enti pubblici a dirlo, come nel caso di Atersir, l’autorità regionale finita anch’essa nel mirino di Cantone (vedi la pagina 14 della delibera del 2017: «carente interpretazione del ruolo da parte di Atersir con una sostanziale “cattura del regolatore” da parte dei soggetti controllati). Se da una parte Atersir lamenta una costante sottodotazione di personale, non sembra giustificabile l’appiattimento del ruolo dell’ente stesso che non è sostanzialmente subentrato nel ruolo di contraente nelle convenzioni in vigenza e poi in prorogatio»). Nel bel mezzo dell’estate 2018 il Consiglio d’ambito di Atersir ha avuto la buona, benché tardiva, idea di deliberare l’«avvio delle attività propedeutiche alla procedura di gara» del servizio rifiuti a Rimini. Nel documento agli atti si constata, a pagina 3: «dato atto che nel territorio provinciale di Rimini la convenzione vigente risulta scaduta e che pertanto occorre procedere al nuovo affidamento del servizio». Buon risveglio, dopo sette anni e quattro mesi. Ma per il settore idrico-fognario, non sono alle viste nemmeno le «attività propedeutiche».
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