Approvata ieri a larga maggioranza dell'assemblea della Fondazione Carim una mozione che sconfessa l'avallo dato dalla presidente all'azione di responsabilità verso gli ex amministratori. Molto critico il bilancio previsionale 2017: la Fondazione potrà distribuire solo 660 mila euro.
“Una ribellione così nella storia della Fondazione non si era mai vista”, dice uno dei soci di lunga data che ieri ha partecipato alla burrascosa assemblea piena di argomenti scottanti e anche di un clamoroso colpo di scena. I contenuti andavano dalla designazione del nuovo componente del consiglio generale dopo le dimissioni di Fabio Bonori dello scorso settembre, alla elezioni dei probiviri, dal patrimonio al previsionale 2017 (la cui approvazione era stata posticipata in attesa dell’esito dell’ispezione di Bankitalia), per finire con le dimissioni di Giuliano Ioni e una sorta di mozione di sfiducia sulla scelta del presidente Linda Gemmani di procedere alla azione di responsabilità (votata dalla assemblea Carim, di cui la Fondazione è azionista di maggioranza, a settembre), “decisione presa senza informare né consultare l’assemblea dei soci della Fondazione”.
Anzitutto Linda Gemmani si è vista costretta, perché richiesto da 43 soci (quindi più della metà degli attuali componenti l’assemblea, che sono 85), ad inserire all’ordine del giorno della assemblea di ieri due temi. Uno recitava “chiarimenti in merito alla decisione del Cda ed alla votazione nell’assemblea della Carim del 13 settembre 2016 e decisioni conseguenti” e l’altro “dimissioni del socio rag. Giuliano Ioni ed eventuali di altri soci e decisioni conseguenti”. Il ribaltone si è materializzato sul primo dei due punti: la maggioranza dei soci ha infatti approvato una mozione che sconfessa Linda Gemmani, ma anche il cda, per aver permesso che l’assemblea Carim si costituisse parte civile nel processo penale e l’azione di responsabilità nei confronti degli ex amministratori. Una decisione, ha detto ieri la base, assunta senza confrontarsi coi soci. La mozione si è espressa invece per non richiedere l’azione di responsabilità nei confronti “degli amministratori che per solo sei mesi hanno preceduto il commissariamento della Carim”, manifestando “il pieno dissenso per la richiesta dell’azione di responsabilità da parte della Banca contro il gruppo di amministratori che hanno lasciato il cda nella primavera del 2010”. Per tutti gli amministratori Carim proposti dalla Fondazione, la mozione parla di “piena solidarietà e stima per la loro personale onestà e correttezza e per il loro operato reso particolarmente difficile dalla grave crisi economica che ha colpito l’intero sistema bancario”, ed auspica “un esito positivo a loro favorevole per le azioni giudiziarie in atto”. Infine la richiesta, papale papale, a Linda Gemmani e al cda perché “in futuro tengano conto dei suggerimenti dell’assemblea dei soci operando in collaborazione con tutti per un miglior futuro della Fondazione Carim”. Suona come una sostanziale smentita della linea fin qui tenuta da Linda Gemmani con conseguenze che per ora nessuno osa trarre. Come possono infatti rimanere al proprio posto presidente e cda dopo una sfiducia di questo genere? Degno di nota il tenore degli interventi dedicati a questo punto della discussione e chi li ha pronunciati, a partire dal vicepresidente Gianluca Spigolon, che stando a quello che si raccoglie sarebbe stato non poco disallineato col suo presidente. Ma tanti sono stati gli interventi, anche assai duri, che si sono alzati verso la presidente della Fondazione. Una sollevazione, insomma. Una partita, quella che si è svolta ieri a Palazzo Buonadrata, che potrebbe anche segnare l’inizio delle manovre per nuovi equilibri interni, ovvero i primi passi di una alleanza fra il gruppo di Alfonso Vasini, Mauro Ioli e gli altri che erano entrati in rotta di collisione con Massimo Pasquinelli, e l’area laico liberale. Quest’area ieri ha eletto nel consiglio generale Miranda Pironi, con 36 voti, al posto del dimissionario Bonori.
E arriviamo al bilancio previsionale 2017 che risente ovviamente della situazione economica e patrimoniale della Fondazione e del quadro che si è venuto a creare, in primis, nella banca conferitaria. Il budget a disposizione della Fondazione sarà notevolmente inferiore rispetto al 2016, appena 660 mila euro, quasi il 50% in meno rispetto al budget 2016 e di oltre il 60% in meno rispetto all’esercizio 2015. E siccome le risorse sono queste, la “scelta” che il consiglio generale della Fondazione ha compiuto è stata quella di tagliare uno dei cinque tradizionali settori di intervento, ovvero quello della assistenza agli anziani, allo scopo di concentrare le minori risorse. Restano: arte, attività e beni culturali; educazione, istruzione e formazione; volontariato, filantropia e beneficenza; sviluppo locale ed edilizia popolare. Fra questi, la Fondazione ha deciso in particolare di puntare maggiormente su educazione e volontariato che avranno il 90% delle risorse disponibili. Il piano previsionale ufficializza anche il ritorno di Castel Sismondo al Comune di Rimini. La notizia era ampiamente nell’aria e la riportò Rimini 2.0 circa un anno fa, ma Pasquinelli smentì trattative in corso richiamandosi alla convenzione trentennale in corso. E’ di ieri anche l’annuncio del sindaco Gnassi sul ritorno di Castel Sismondo al Comune.
Tornando al budget della Fondazione, resta il sostegno al Campus universitario, ma anche questo sarà alleggerito perché l’intero settore “educazione, istruzione e formazione” potrà contare su 505 mila euro. Così come, in altro campo, sostegno al piano strategico, all’open space dedicato alle start-up e al progetto “Nuove idee nuove imprese”, al rapporto annuale dell’Osservatorio economico e al fondo immobiliare Emilia Romagna Social Housing. Ma per l’insieme del settore “sviluppo locale ed edilizia popolare” ci saranno nel 2017 50 mila euro. Riassumendo: si passa da 1 milione 900 mila euro elargiti sia nel 2013 che nel 2014, a 1 milione 700 mila euro nel 2015, a 1 milione 300 mila del 2016 e a 660 mila del 2017, così suddivisi: 15 mila per il settore “arte, attività e beni culturali”, 505 mila educazione, istruzione e formazione, 90 mila a volontariato, filantropia e beneficenza, 50 mila per lo sviluppo locale. Negli ultimi cinque anni i finanziamenti sono passati da 2 milioni 900 mila euro del 2012 a 660 mila del 2017. Il collegio dei revisori raccomanda alla Fondazione di realizzare le dismissioni di assets patrimoniali di natura immobiliare e ridurre ulteriormente gli oneri di funzionamento che incideranno nel 2017 per 678 mila euro e se si conteggiano gli oneri finanziari e fiscali salgono a 1.126.500.
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