Il generale Bonfigliuolo

Il generale Bonfigliuolo

«A Rimini occorre uno sguardo effettivamente imprenditoriale, di largo respiro, strategico e non tattico in quanto legato in esclusiva a una vision da impresario di eventi quale ha esercitato Gnassi fino a oggi. Ecco perché un vero imprenditore può, dal punto di vista culturale oltre che etico, in forma di sensibilità sociale, interpretare i bisogni della città in chiave molto più fattiva». L'opinione di Bruno Sacchini sulla «dirompente» candidatura Bonfiglio Mariotti.

E’ certo che a Rimini la discesa in campo del Generale Bonfigliuolo a candidato del centro-destra ha scompigliato tutti i giochi.
Perché quella dell’imprenditore, e sottolineo imprenditore, Bonfiglio Mariotti è sicuramente la candidatura più dirompente, in senso propositivo, di tutte le altre faticosamente venute alla luce in questi mesi.
Il Generale Bonfigliuolo infatti si è mosso come a suo tempo Brugnaro a Venezia: un imprenditore che, forte del suo, a un certo punto batte il pugno sul tavolo e dice: “Io ci sono, chi mi ama mi segua. Non mi volete? Amici come prima, ma nessuno potrà costringermi a fare la controfigura a nessuno dei partiti in campo.”
E’ ciò che in gergo si chiama forzatura politica, che può piacere o meno ma, in quanto mossa del cavallo che ribalta il tavolo, è fra le opzioni lecitamente ammesse.
Bonfigliuolo poi, senza tanti peli sulla lingua, cita nella sua intervista i possibili obiettori e/o contraltari alla sua candidatura.
Innanzitutto Jacopo Morrone, nel suo ruolo di coordinatore regionale della Lega.
C’è poi Renzi, che Mariotti tratta da amico anche se da quarant’anni sulla scena.
C’è infine Lucio Paesani, che in questi mesi ha acquisito un rilevante numero di sostenitori con indubbia generosità e capacità propositiva.
Nel senso d’una progettualità legata a una capacità impresaria, più che imprenditoriale, d’una città che ha negli eventi la molla imprescindibile della propria proposta ricettiva.
Il problema è che, su questo piano, il sindaco Gnassi ha già fatto tutto quello che era possibile e anche oltre, dal punto di vista d’una grandeur autoreferenziale (qualcuno ha creato il termine “festaiolismo”) che ha prodotto guasti difficilmente rimediabili.
Tipo quel Pacco del Mare che non solo ha reso la spiaggia impraticabile ai non dotati d’un fisico della madonna (disabili e mamme con bambini piccoli, per esempio), ma ha anche prodotto una camera a gas a Marina Centro che, se il Pacco del Mare avanza fino a Piazza Tripoli, colpirà e affonderà tutto il fronte mare della città.
Certificando fra l’altro il colossale fallimento d’una metropolitana di costa che siamo noi a pagare: autovelox compresi, che fra un po’ ce li ritroveremo anche in camera da letto.
Tutto per dire che a Rimini occorre uno sguardo effettivamente imprenditoriale, di largo respiro, strategico e non tattico in quanto legato in esclusiva a una vision da impresario di eventi.
Quale ha esercitato Gnassi fino ad oggi con risultati narcisisti e basta, senza che il suo stesso partito avesse niente da obiettare.
Ecco perché un vero imprenditore può, dal punto di vista culturale oltre che etico, in forma di sensibilità sociale, interpretare i bisogni della città in chiave molto più fattiva.
Essendo proprio l’attitudine imprenditoriale, assieme a calore umano in quanto capacità di accoglienza nonché “modernità” di Rimini in quanto città più americana d’Italia, una delle tre chiavi che definiscono l’identità locale.
C’è solo da auspicare che il Generale Bonfigliuolo, oltre al tratto bonapartista e granguignolesco con cui è irromputo su una scena ormai stremata da contrattazioni sotterranee e veti dal respiro cortissimo, sappia esprimere una consapevolezza culturale che settant’ani di regime hanno ridotto a roba che si mangia.
Auguri e figli maschi.

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