Ermeti strategico a servizio del Principe usa tattiche da navigato politico

Ermeti strategico a servizio del Principe usa tattiche da navigato politico

Il fossato del Castello chi l'ha visto? Solo Maurizio Ermeti, che lo elenca fra gli obiettivi centrati. Intervento da "tecnico", da sindaco in seconda o da potenziale candidato sindaco, quello che ha pubblicato ieri?

Intervento da ritagliare e archiviare quello scritto ieri sul Carlino da Maurizio Ermeti, presidente dell’Associazione Forum Rimini Venture e amministratore unico della Agenzia del Piano strategico. Il tema è piazza Malatesta e Rimini città d’arte.

Ermeti scrive che il progetto elaborato dal Piano strategico per l’area del centro storico, una volta delocalizzato il mercato ambulante, era quello del «recupero di contenitori storici, fossato, mura, piazzetta San Martino e la connessione con il Ponte di Tiberio». Sorvoliamo sulle mura, tutte da restaurare, e su piazzetta San Martino diventata un’altra lastra di cemento. Ma evocare il fossato che senso può avere?
Il recupero del fossato in effetti era stato scritto sulle tavole della legge del Piano strategico, sviluppato grazie alla grande partecipazione dal basso (che fine ha fatto quella partecipazione?), ma il sindaco in carica ha cambiato le carte in tavola e deciso autonomamente di non valorizzare il fossato, ed anzi tutta la sistemazione della piazza ha seguito un percorso che fa a pugni con il recupero del fossato. Prima è stata piazzata la cordonata di cemento e marmo rosa davanti a Castel Sismondo, (che ha fatto rabbrividire anche Vittorio Sgarbi), poi sono seguiti gli interventi di cementificazione della piazza e di realizzazione della vasca, che dovrà alimentare la fontana, «con uno scavo di 4 metri che “schiaccia” gli insediamenti archeologici» come dichiarò il magistrato Giovanni Losavio, ex presidente di sezione presso la Suprema Corte di Cassazione, in passato a capo dell’Istituto per i beni culturali della regione Emilia Romagna e di Italia Nostra nazionale, di cui è stato vicepresidente e presidente, nonché presidente della associazione regionale. Italia Nostra ha anche presentato un esposto alla Procura della Repubblica chiedendo di fermare quei lavori.
Quindi Ermeti colloca fra gli obiettivi anche il fossato che invece è rimasto, e probabilmente grazie alla sistemazione della piazza rimarrà, a lungo sepolto.

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Fra l’altro il Piano strategico non aveva scoperto la luna. Già il Prg del 1999 prescriveva un intervento “finalizzato al ripristino del fossato della Rocca” malatestiana. Nel 2004 Comune e Fondazione Carim si trovarono d’accordo sulla “risistemazione di piazza Malatesta e del fossato di Castelsismondo”. Il Piano Strutturale nel 2011 confermava “lo scavo dell’antico fossato”, ma se il sindaco Gnassi in campagna elettorale per il suo primo mandato parlava del “recupero del fossato malatestiano”, in seguito modificava una pianificazione condivisa e nel 2016 faceva uscire dal cilindro il “velo d’acqua” al posto del fossato.

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Forse solo a Rimini dietro la foglia di fico del Piano strategico si riesce nel miracolo di avallare scelte in grado di snaturare idee davvero strategiche, che però hanno il difetto di non piacere al sindaco.
Ermeti, però, oltre che stratega sembra anche un abile politico che cerca di raccontarla. Preferisce non entrare «in questioni che riguardano funzioni o aspetti esecutivi del progetto in corso», anche se l’esecuzione di un piano non è semplice forma ma sostanza, che può anche snaturare un progetto. Però da bravo aiutante sindaco, o sindaco in seconda (come lo battezzò Giuseppe Chicchi), è convinto che ormai lo «status di città d’arte» non ce lo leva nessuno, addirittura «in linea con le capitali internazionali più avanzate». E poco importa che questa città d’arte non abbia nemmeno un direttore a guida del proprio sistema museale. E probabilmente importa ancora meno che chi di arte si occupa veramente, la pensi in modo molto diverso. Sotto l’intervento di Ermeti, il Carlino ha pubblicato quello del prof. Giulio Zavatta, il quale parla di piazza Malatesta come del «cantiere del non ascolto», delle «betoniere che hanno sversato per tutta la piazza, sopra reperti poco indagati e al fossato, un irreversibile sudario di cemento armato che nega ogni altra opzione. Così il fossato, parte essenziale di una rocca azzoppata, è perso forse per sempre». Ma se vuoi stare a fianco del sindaco dell’hardware e del software, del racconto delle memorabilie, devi adeguarti a quel racconto.
Infatti nel finale del suo elogio della città d’arte Ermeti sostiene che «la trasformazione di Rimini in una destinazione turistica contemporanea capace di generare economia per 365 giorni l’anno» è un obiettivo strategico centrato. Generare economia 365 giorni l’anno. Magari! Sorge un dubbio: lo afferma in veste di “tecnico” del piano strategico, di sindaco in seconda o di potenziale candidato sindaco?

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