Il legno è arrivato ma il lungomare è ancora un grande cantiere in lavorazione

Il legno è arrivato ma il lungomare è ancora un grande cantiere in lavorazione

«L'estate è già fuori». Ricordiamolo con una canzone di Elisa e così sdrammatizziamo un pochino una situazione paradossale. Il parco del mare a giugno continua ad essere invaso da mezzi, operai e montagne di materiali accatastati. E nemmeno viale Vespucci se la passa troppo bene.

Nel cosiddetto parco del mare – meglio sarebbe chiamarlo “in alto mare” dato lo stato in cui versa – è finalmente arrivato il legno massaranduba per la pavimentazione di buona parte dei percorsi pedonali. Un evento importante il cui ritardo, per asseriti motivi legati alla pandemia turbava i sonni dell’assessore ai Lavori pubblici, che in ogni occasione dichiarava che quello era il vero, e solo, problema dell’inottemperanza al compimento di quell’opera previsto per lo spirato 3 marzo scorso.
Ma siccome qualcosa non tornava, dati i soliti improvvisati confusi annunci che di fatto si contraddicevano tra loro, peraltro emessi da un solo soggetto, avevamo chiesto lumi proprio a quell’assessorato competente tramite l’ufficio stampa del Comune di Rimini, ricevendo per contro una risposta un po’ vaga, incompleta e insoddisfacente da ogni punto di vista, specie da quello tecnico (qui). Poi finalmente quel materiale è arrivato: problemi risolti quindi, sonni tranquilli? Non diremmo proprio e vedremo il perché.
Ieri, a giugno iniziato, ci siamo recati sul lungomare per constatare la situazione in quello che è ancora un cantiere a tutti gli effetti, ma soprattutto per verificare se quell’allora addotta motivazione poteva essere o meno determinante per la mancata fine dei lavori entro la data prefissata. Ovvero la veridicità di quella narrazione.
Complessivamente la posa della pavimentazione “incriminata” risulta in una fase piuttosto avanzata di realizzazione, ma guardando il resto le cose appaiono sotto un’ottica differente. In entrambi i lotti risaltano ancora stoccaggi di materiali di vario genere da porre ancora in opera, sistemazioni e lavori di varia natura da compiere o completare.

Poi piante destinate alle aree verdi accatastate in attesa di essere messe a dimora.

Altre attività ancora indefinite o incomplete, sottoservizi ancora in corso in alcune parti, e la realizzazione di qualche massetto di sottofondo a supporto delle pavimentazioni tuttora in essere completano la situazione.

Possiamo parlare quindi di un quadro abbastanza incerto in cui l’accampata “spina nel fianco” della pavimentazione lignea non aveva, e non sembra avere, un peso determinante, anche perché alcuni lavori oggi incompiuti potevano essere tranquillamente già eseguiti in sua assenza. Ma anche della fine dei giustificativi poco consistenti elargiti ai mezzi d’informazione locali. In sostanza, non sapremo mai cosa in realtà è accaduto.
Spostandosi tra i due stralci di quell’opera per raggiungere Piazza Marvelli, la viabilità mostra tutto il risultato della grande visione urbanistica e di mobilità degli esperti locali. La strada, viale Vespucci, una volta ad un unico senso di percorrenza e con corsia dedicata ai mezzi pubblici, ora non lo è più. Le attività commerciali poste in sequenza continua, abbisognano come è logico che sia di approvvigionamenti; e basta un automezzo a questo addetto nello svolgere della propria funzione, che il traffico viene praticamente paralizzato. Ne danno conto alcuni commercianti, che confermano la quotidianità di situazioni critiche del genere.

Giungiamo nella predetta piazza (Marvelli), in cui sorgerà il parcheggio provvisorio per tentare di sopperire alla nebulizzazione di quelli presenti nel lungomare, ed ecco apparirci un sito devastato.

Destino crudele quello di questa amministrazione cittadina che, in tema di pianificazione urbanistica e di previsione delle date di ultimazione di quegli scoordinati interventi che pone in essere, non ne azzecca veramente una. È vero che in questo caso specifico ciò dipende dalla pausa dei lavori dovuta al ritrovamento di un ordigno bellico, ma è altrettanto sicuro che se l’opera fosse stata programmata per tempo, ci sarebbe stato anche spazio per gli imprevisti che come tali in un modo o nell’altro si manifestano sempre. Al contrario, una bella mattina qualcuno si è accorto di avere esso stesso fatto sparire i parcheggi, e che era il caso di correre ai ripari seppur tardivamente.
Come già detto siamo in giugno a stagione turistica iniziata, e il confuso quadro visto nella sua complessità mostra e rinnova ormai un’unica certezza: l’approssimazione e l’improvvisazione come pratica gestionale abituale.
In una città reale qualcuno dovrebbe trarre le proprie conseguenze, e ritornare a quelle attività alle quali la politica l’ha distratto. Ma siamo a Rimini dove tutto si immagina e, pertanto, si immagina, o lo si vorrebbe fare credere, che tutto questo attenga alla normalità.
E nel totale sgangherato contesto, non ci viene neppure risparmiato il solito patetico e beffardo cartello di era gnassiana recitante che “qui la città cambia”; con la presunzione di magnificare un certo cambiamento cittadino, ma senza dire quale sia nella sostanza.

Perché se si riferisce ai casi in questione, oltreché ai pregressi compiuti di dubbia validità, si direbbe che non vi sia alcun presupposto per potersene vantare.

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