Pantani verso via Montescudo, Gaiofana come l’Alpe d’Huez

Pantani verso via Montescudo, Gaiofana come l’Alpe d’Huez

Il dado è tratto. Al pirata sarà intitolata una ciclopedonale che porta in campagna. Per rendere questa scelta un po' più accettabile si sono dovuti inventare delle tappe lungo il percorso e una "speciale livrea" rosa e gialla.

Le altitudini sono più o meno le stesse. Il dislivello fra la valle della Romanche e l’Alpe d’Huez è di circa mille metri. Fra Rimini city e Gaiofana parliamo di 25 metri. Siamo lì. I panorami sono quelli, più o meno. Tornanti, pendenze, aspra montagna da scalatori. E infatti in inverno l’Alpe d’Huez e Gaiofana si contendono il titolo di stazione sciistica. Quando con la testa bassa e il sudore che ti scende dalla testa intravedi Ghetto Casale è come l’ultimo tornante di Place Paganon. Ormai è fatta.
A palazzo Garampi si stanno dimostrando all’altezza anche di organizzare il nostro Tour de France verso la campagna. La cima di piazzale Kennedy non va bene, ha detto l’esperto di ciclismo su strada Matteo Petrucci. Meglio «una delle arterie ciclopedonali strategicamente più importanti del Comune». Quella che attraversa il parco del mare o comunque un tratto della Bicipolitana centrale, da anello verde, insomma? Macché. La pista ciclabile più libidinosa secondo Petrucci è quella che ti porta a Gaiofana, «un’opera di vitale importanza per Rimini». Da quando è stata creata quella ciclabile, finalmente tutti hanno capito «un’idea di città in cui la biciletta è mezzo nobile». Sarà come dice lui. Però che Rimini non riesca a immaginare niente di meglio di via Montescudo per issare la bandiera al pirata che ha portato la Romagna e l’Italia intera nel cuore del mondo un po’ stona.
C’è da scommettere che se Gloria Lisi avesse proposto la stessa via Montescudo da dedicare a Pantani, Petrucci avrebbe probabilmente elargito la sua supercazzola per convincerci che no, troppo periferica. La verità è che non c’è Gloria per tutti.
Sarebbe bastato guardarsi intorno. A Cesenatico dove l’hanno piazzato il monumento a Pantani? Forse nella strada che porta a Sala? No, fra piazza Marconi e viale Carducci. Al mare. Anche a Gabicce mare hanno optato per un luogo evocativo: la strada panoramica.
Però per respingere il suggerimento dell’ex vicesindaco a palazzo Garampi si sono dovuti arrampicare … sugli specchi. Per renderla meno banale la scelta di via Montescudo e caricarla di qualche significato all’altezza del mitico, l’assessore alla toponomastica Francesco Bragagni  si è dovuto inventare delle «tappe lungo il percorso legate ad alcune tra le più esaltanti vittorie della carriera del Pirata, come ad esempio l’Alpe d’Huez, il Mont Ventoux, il Mortirolo». E «una speciale livrea, andando ad utilizzare il rosa e il giallo, i colori del Giro d’Italia e del Tour de France, ricordando la leggendaria impresa del 1998, quando Pantani trionfò in entrambe le competizioni». Vedremo anche questa. Molto meno leggendaria l’impresa toponomastica di un Comune che nemmeno nell’incastonare questa perla è riuscito a fare tesoro dell’insegnamento che viene dallo sport di squadra per eccellenza, raccogliendo la sensata idea di intestarsi un Pantani nel cuore della città turistica.

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