Il monumento alla Resistenza di Elio Morri

Il monumento alla Resistenza di Elio Morri

C'è molto da sapere per poter familiarizzare con i tre bronzi che si trovano nel parco Cervi. Con la guida del prof. Rimondini e con il consueto format del dialogo con i due studenti, facciamo la conoscenza di queste opere. Scoprendo come coglierle nel loro movimento.

Bernardino Boifava, Monumento ai Caduti. Nudo eroico del Soldato e della Patria, armi ‘antiche’. Inaugurato nel 1926.

Il professore e i suoi due studenti preferiti si trovano nei Giardini Ferrari per poi recarsi al parco Cervi dove, strette dalla rampa del ponte di Tolkien, parte della vision amministrativa, si ergono le tre statue di bronzo del Monumento alla Resistenza di Elio Morri, inuagurate da Sandro Pertini nel 1973. Nei Giardini Ferrari devono guardare al Monumento ai Caduti della prima guerra mondiale, inaugurato nel 1926, opera di Bernardino Boifava, e al monumento a Francisco Busignani volontario nella guerra d’Africa Orientale, opera di Elio Morri del 1936.

Bernardino Boifava, Monumento ai Caduti. Parte posteriore.

ALESSIA
Voglio proprio vedere, prof, come farà a convincerci che la così detta arte astratta o non figurativa abbia un qualche valore estetico. A me e, credo, anche a Christian, l’arte astratta sembra un’esposizione di scarabocchi a volte ripetuti e credo che ‘in realtà’ nessuno ci capisca niente.

CHRISTIAN
Sì, anch’io più o meno la penso così. O quasi, e credo che il mercato dei quadri sia responsabile della fortuna dell’arte astratta, cioè sospetto che i mercanti d’arte delle grandi capitale del mercato artistico Parigi, Londra, New York, Tokio abbiano imposto i quadri astratti a quanti potevano spendere grosse somme di denari senza preoccuparsi della effettiva qualità delle opere d’arte, come certe signore di Rimini, in una boutique del centro, acquistano non gli abiti ma i prezzi strampalati per vantarsene con le amiche.

Elio Morri, Monumento di Francisco Busignani, caduto nella guerra d’Africa Orientale, 1936. Nudo eroico, armi, mantellina e moschetto moderni.

PROFESSORE
Sul mercato d’arte recente Christian ti do pienamente ragione, è diversa la situazione delle Avanguardie dei primi del ‘900 e a tutte due consiglio di leggere un libro di Marc Fumaglli “Perigi-New York e ritorno”. Marc Fumagalli è un intellettuale francese che denuncia la totale scomparsa del valore estetico nelle così dette opere d’arte contemporanee e del loro assorbimento totale nella logica del denaro, insomma i mercanti e i collezionisti miliardari, per usare la tua metafora Christian, acquistano il prezzo senza il vestito… però Alessia e Christian la vostra posizione è troppo rigida, vi impedisce di capire.
Allora, mi propongo, prima di affrontare le tre ‘statue’ di bronzo del Monumento alla Resistenza di Elio Morri, di lavorare con voi a cominciare da due premesse, una biologica-onirica e una critica classica, anzi di Aristotele, niente meno, che passa per il teorico assoluto dell’arte mimetica o, noi diremmo, dell’arte figurativa. Sediamoci sulla panchina all’ombra. Siete pronti?

Elio Morri, Monumento di Francisco Busignani, parte sinistra.

LE ALLUCINAZIONI IPNAGOGICHE SONO IMMAGINI DELLA NOSTRA MENTE SIA ASTRATTE CHE FIGURATIVE

Siete pronti. Ecco la prima ipotesi di lavoro: le immagini astratte le abbiamo dentro di noi nella nostra mente creativa e onirica come abbiamo le immagini figurative.
La prima premessa biologica onirica riguarda il fenomeno che sperimentiamo poco prima di addormentarci che gli psicologi e credo anche i neurologi chiamano le “allucinazioni ipnagogiche” , e anche le “allucinazioni psicopompe”.

ALESSIA
Oddio prof, ci vuole stupire con gli effetti speciali del latinorum.

PROFESSORE
Se mai del grecorum. Alessia, le allucinazioni sono esperienze non solo patologiche nelle quali si vedono delle immagini che abbiamo proiettato fuori di noi, non ci sono arrivate dall’esterno, le allucinazioni ipnagogiche inducono al sonno o meglio sarebbe dire ai sogni. Le allucinazioni psicopompe vengono alla mattina poco prima di svegliarci, dopo gli ultimi sogni.
Uso questo fenomeno non come formula magica, ma per dirigere la vostra attenzione sul fatto che queste immagini che proiettiamo poco prima di dormire sono indifferentemente astratte e figurative.

CHRISTIAN
Prof ci faccia degli esempi.

PROFESSORE
Parlo naturalmente per chi ha curiosità per i fenomeni della psiche, e magari segue le narrazioni della “mitologia del nostro tempo” come Freud ha chiamato la psicoanalisi, e per chi prima di addormentarsi ha notato queste immagini che all’inizio si mescolano con quelle reali e poi occupano la nostra psiche, che da diurna si è fatta onirica e cominciano i sogni, prima del sonno profondo che è senza sogni…mi viene da parlarvi dei movimenti REM, ma no, non facciamola lunga. Se mai cercateli su Google…
Un esempio personale. Alla sinistra del mio letto per tutta la parete della camera fin quasi al soffitto c’è una scansia zeppa di libri. Mi sono accorto che, come spengo la luce per dormire, dapprima vedo immagini nere e grigie che riproducono la griglia delle scansie e dei dorsi dei libri, e subito queste forme regolari geometriche si muovono e si mescolano sì da arrivare a combinazioni di volumi, come gli interni delle sfere di Gio’ e Arnaldo Pomodoro…a proposito sapete che i fratelli Pomodoro sono nati a Morciano?
Va bè, questi fenomeni chiamati allucinazioni ipnagogiche non li avete mai notati?

ALESSIA
Sì, sì prof, non sono mica quella rozza che lei pensa…anch’io a letto prima di dormire vedo delle immagini.

CHRISTIAN
Alessia vede la Madonna..

ALESSIA
Scemo. Anzi, adesso che mi ci fa pensare, al buio vedo un’orma di luminosità dove c’era la lampadina accesa. Una volta, no anzi più volte quell’orma, appena appena luminosa è diventata una rosa rossa bellissima…

PROFESSORE
Un’allucinazione ipnagogica figurativa… bene abbiamo due esempi di allucinazioni ipnagogiche, una figurativa e una astratta. Christian?

CHRISTIAN
Mi propongo di fare caso a queste immagini, che, sì, qualche volta vedo anch’io, ma non le ho mai considerate però. Ma, prof, a farci caso non si corre il rischio di perdere il sonno?

PROFESSORE
Sì, Christian, perché farci caso è un’operazione della psiche sveglia…bisogna…non insitere per non restare svegli nei pensieri tutta la notte.
Abbiamo però un fenomeno psichico preonirico o biologico che indifferentemente produce immagini sia astratte che figurative. In altre parole le immagini astratte fanno parte di noi,  non sono artificiali. Siamo d’accordo?

ALESSIA
Sì prof, sono d’accordo, il fenomeno possiamo definirlo naturale, e certamente questa cosa mi costringe a rivedere il mio rapporto con le immagini astratte…però…

CHRISTIAN
Sì, sì anch’io mi sento di fronte a un fatto nuovo che esige una riflessione nuova… e devo cercare nuovi pensieri positivi rispetto all’arte astratta, se siamo naturalmente, per così dire, produttori onirici di immagini astratte… però, prof, c’è un rapporto diretto tra queste immagini oniriche e i fenomeni storici della storia dell’arte?

ARISTOTELE E LE OPERE D’ARTE NON MIMETICHE O CHE NON IMITANO LA REALTA’

PROFESSORE
Buona domanda. Sono due aree distinte quella della psiche e quella della cultura. Christian ci invita a uscire dalla psiche e a passare nell’area della cultura, della grande cultura, senza farci intimidire dal nome grande che metto in campo. Aristotele, il grande filosofo, passa come il principale sostenitore del carattere imitativo dell’arte. Ma il grandissimo filosofo proprio dall’approfondimento del concetto di imitazione della realtà, o mimesi, arriva a lasciare un posto teoricamente giustificato all’arte astratta. Nella Poetica, capitolo IV, afferma che per ben giudicare della imitazione di un oggetto, un animale o un uomo in un dipinto, e provarne piacere se l’immagine corrisponde al suo modello, bisogna conoscere l’oggetto, l’animale, la persona imitati, proprio per potere giudicare della somiglianza tra oggetto, animale, persona e quadro. Ci siamo? Riconoscere in un ritratto una persona che già si conosce procura piacere, perché ci si accorge della somiglianza. Ma allora, obbietta Aristotele a se stesso, come fare a provare piacere quando si ha a che fare con persone che non si conoscono e che non possono essere lì per permetterci di verificare la corrispondenza tra persona e ritratto? Mi sono spiegato, ragazzi? Bene, vi lascio un po’ di tempo per digerire questo passaggio e indovinare cosa Aristotele aggiunge.

Questa obiezione dei ritratti mi fa venire in mente un aneddoto: alcuni fiorentini fecero a Michlenagelo una specie di rimprovero perché nella Sagrestia nuova di San Lorenzo a Firenze aveva scolpito i ritratti di Giuliano e Lorenzo de Medici – non i grandi Lorenzo il Magnifico e Giuliano suo fratello, ma dei discendenti omonimi -. Gli dissero: ma quelle figure non somigliano affatto a Giuliano e a Lorenzo, le cui vere fattezze in molti ricordiamo, hai scolpito degli eroi antichi. Michelangelo rispose: chi volete mai che se ne accorga negli anni a venire?

Aristotele risponde alla propria obiezione con una magnifica e avveniristica affermazione: se non si può provare piacere per il riconoscimento di una persona che non si conosce, il dipinto o la scultura possono piacere ugualmente:

“Se poi capita che [la persona ritratta] non sarà stata vista prima, non sarà in quanto cosa imitata che procurerà piacere, ma per l’esecuzione, per il colore, e per altro motivo di questo genere.”

Capite cosa ha detto? Un’opera d’arte può piacere “in quanto cosa imitata”, ma può piacere anche senza imitazione quando ha delle caretteristiche proprie dell’arte. E si tratta di un’opera ben fatta. Aristotele apre teoricamente la strada all’arte senza imitazione, come quella che stiamo per incontrare.

ALESSIA
Prof ho bisogno di tempo per assimilare quello che ha detto. Perché il criterio dell’arte per Aristotele è il piacere?

CHRISTIAN
Sì prof, e perché anche lei identifica l’arte astratta con “l’esecuzione, il colore e altre cose di questo genere?

PROFESSORE
Bene, per Aristotele l’imitazione è causa di piacere. Lo si vede anche nei bambini, dice, che giocano a imitare gli adulti. E poi l’arte ben fatta nell’imitazione, ma si può aggiungere l’arte ben fatta astratta, la si può apprezzare come un buon lavoro. In più Aristotele afferma che l’arte figurativa possiede anche una sorta di potere terapeutico, perché un dipinto ben fatto che imita bestie ripugnanti e cadaveri continua a piacerci e non ci procura angoscia. E questa affermazione apre la strada alla terapia dell’arte.
Io credo che sia proprio in questo lavoro ben fatto che consista il carattere principale dell’arte, non nell’imitazione sola, un lavoro ben fatto è tale per l’esecuzione, il colore, e possiamo aggiungere come “motivi di questo genere” per il disegno, per la composizione, e anche per una qualche ‘spiegazione’ narrativa che l’artista voglia comunicarci in aggiunta all’opera che ha prodotto.
Però, ragazzi, non tutti i lavori che ubbidiscono ai principi dell’estetica figurativa e di quella astratta, sono “lavori ben fatti”. Ci sono anche delle ‘croste’ astratte. Il giudizio di qualità è decisivo, ma non lo si può ‘spiegare’, sfugge al potere delle parole.

ELIO MORRI (Rimini 1913-1992)

Elio Morri da giovane è stato iniziato alla scultura dal cementista scultore riminese Filugenio Fabbri, autore della Fontana dei quattro cavalli (1928), prima di frequentare le Accademie artistiche di Ravenna e Bologna. E’ lui che nel 1936 ha modellato la figura a tre quarti – quasi un “piano americano” delle fotografie – della medaglia d’oro Francisco Busignani, qui nel Giardino Ferrari, raffigurato nudo, ma i genitali sono stati ‘tagliati’ fuori, con una mantelletta svolazzante e il casco coloniale. Si tratta dell’antico ‘nudo eroico’ della scultura classica, tema ripreso anche alla grande da Bernardino Boifava (1888-1953) per il grande monumento ai caduti. Andiamo a vedere il nudo gigantesco guerriero con i genitali virili coperti da una foglia di fico, ma simboleggiati dal gladio diritto verso l’alto…e poi c’è quella Patria con il culone al vento, un tratto umoristico che Fellini ha inserito in fac simile in Amarcord.

Andate a vedere su ‘google immagini’ i molti monumenti alla Resistenza, che proseguono la prevedibile retorica del genere monumentale patriottico, certamente fredda e ripetitiva. Ce ne sono di figurativi e di non figurativi. Da parte sua, Elio Morri ha plasmato e scolpito per tutta la vita statue grandi e piccole sia figurative che non figurative o mimetiche.

CHRISTIAN
Approfittiamo del cammino per ricordare l’arte astratta come si è presentata sulla scena della Storia. Attilio ci ha fatto conoscere di recente le Avanguardi artistiche del ‘900.

PROFESSORE
Va bene Christian, ma prima andiamo dietro la statua del papa in piazza Cavour voglio insegnarvi a mettere in movimento una statua.

Nicolas Cordier, particolari in sequenza del monumento a Paolo V inaugurato nel 1614. Si noti lo stacco tra la mano e la testa.

COME FAR MUOVERE LE STATUE

Cari ragazzi, le statue hanno almeno quattro punti di vista, in realtà sono molti di più. Bisogna giraci intorno, come ha fatto per primo lo scultore, e ci accorgiamo che si muovono.
Siamo alle spalle della statua di Paolo V, in questa precisa posizione guardate all’orlo del piviale o mantello alla nostra destra, cosa vedete?

ALESSIA
Aria, niente…

PROFESSORE
Adesso spostiamoci lentamente veso la fontana, sempre tenendo gli occhi sull’orlo, cosa appare?

ALESSIA
La mano del papa.

PROFESSORE
La mano del papa Paolo V; torniamo lentamente indietro, la mano del papa scompare. Adesso andiamo davanti alla statua, che è stata plasmata da Nicolas Cordier scultore francese residente a Roma, fusa a Recanati da Sebastiano Sebastiani e inaugurata nel 1614. L’alta base in pietra d’Istria è dell’architetto pittore Giovanni Laurentini Arrigoni al quale ho attribuito il palazzo Gambalunga.
Per fare scendere verso di noi la mano posta in alto, relativamente alla posizione della testa della statua, ci avviciniamo, poi arretriamo. La mano va giù e su. Se ci spostiamo a sinistra la mano del papa si sposta a destra e se andiamo a destra, la mano va a sinistra. Eccoci benedetti…Ovvio che il movimento è nostro, ma avete visto come si manifesta sulla statua animandola. Potremmo filmare tutte queste sequenze di movimento. Tra poco useremo questa tecnica di animazione con le statue della Resistenza…Andiamo al Parco. Christian intanto parlaci dell’Astrattismo del ‘900.

LE DUE FASI DELL’ASTRAZIONE NEL NOVECENTO

CHRISTIAN
Sintetizzo brevemente una recente lezione di Attilio che ci ha fatto conoscere le Avanguardide dei primi due decenni del ‘900, con il Futurismo, il Cubismo, l’Astrattatismo tra i movimneti pittorici che hanno innovato nell’ambito delle forme non figurative. Si fa risalire al 1910 il primo acquarelllo astratto di Vasilij Kandinskij pittore russo naturalizzato farncese. Dicono che il pittore dipingeva paesaggi russi semplificati, una macchia di verde in basso, un’altra di azzurro in alto e macchie di bianco per raffigurare delle chiese. Poi una volta mise capovolto contro il muro un quadro che aveva fatto. Si accorse che aveva tolto al quadro la dimensione mimetica, l’imitazione di un paesaggio sia pure semplificata. Da allora lasciò libere le forme e i colori di combinarsi come gli suggeriva l’ispirazione.
L’altro pittore della prima Astrazione è l’olandese Piet Mondrian. All’inizio dipingeva anche lui paessaggi e soprattutto alberi, poi ha inventato un linguaggio astratto dove le linee verticali discendono dai tronchi e quelle orizzontali dai rami, ma tutto diventa pura geometria e le superfici rettangolari e quadrate intercettate sono stese con colori puri…

Poi vi fu una seconda fase dell’Astrazione a New York nel secondo dopoguerra. Ricchissimi commitenti della grande mela di fede calvinista o israelitica, due religioni che non ammettono la rappresentazione dell’uomo, finanziarono il movimento americano dell’Astrazione, lo chiamarono Espressionismo astratto; molti pittori cercarono di inventarsi dei riconoscibili stili personali astratti che subito il mercato dell’Arte premiò con montagne di soldi. Jackson Pollock inventò la tecnica del far gocciolare colori liquidi su una tela; Mark Rothco stendeva strati su strati uniformi di colori sulle tele fino alle ultime opere che sono variazioni di nero…

PROFESSORE
Perfetto Christian. Torneremo sul concetto di riconoscibilità, che, sono d’accordo Christian, in se stessa non è un tratto di qualità estetica, anche molti produttori di croste sono riconoscibili. Ma l’origine di tutta questa libertà inventiva, teorie di giovani contro la tradizione, non vi ha proprio stimolato o commosso ragazzi?
Fin che ce l’ho in mente, conoscete i due pittori astrattisti di Rimini? No? Il più vecchio è un pittore di Fiume naturalizzato riminese Vittorio D’Augusta. Nel primo dopoguerra il partito comunista era violentemente contrario all’Astrazione, ma D’Augusta è riuscito a diventare il pittore del mainstream comunista riminese. Vero è che nei sui dipinti non mancano spunti figurativi mimetici. Quando sono arrivato a Rimini, fine anni ’60, nelle case dei notabili c’erano i ritratti dei bambini, le testine in bronzo di Elio Morri, e sui muri gli acquerelli di D’Augusta. L’altro pittore astratto è Paolo Serra, un artista internazionale nato a Morciano e formatosi in Inghilterra. Abita o abitava, casa e studio nel castello del vescovo Leale Malatesta, vicino a Coriano. Le sue opere sono stesure preziose di tempere, molti strati di azzurro lapislazzulo, come i cieli delle tavole del ‘400…

I ragazzi rimangono in silenzio. I tre passano sotto il grande volto dell’Arco e s’infilano nel viale centrale del parco Cervi. Raggiungono quella specie di grande trittico che sono le tre gigantesche forme di bronzo. Sui tre basamenti, a cominciare dalla struttura più alta di un uomo verso la Ferrovia c’è scritto:

LA LIBERAZIONE, LA RISCOSSA, IL MARTIRIO.

PROFESSORE
Sono i ‘titoli’ delle composizioni, tre concetti ‘astratti’ ma vi dico subito che per me non dicono molto dei bronzi. Si aggiungono…

UN METODO CLASSICO DI LETTURA DELLE OPERE D’ARTE

CHRISTIAN
Prof, i titoli mi ricordano le Virtù e le Allegorie di Guido Cagnacci, immagino una donna nuda con le tette al vento e in mano delle catene spezzate… voglio dire se sopra al titolo lo scultore ha modellato una statua astratta, come si collegano i suoi dettagli astratti con il messaggio etico e politico?

PROFESSORE
Christian mi stupisci sempre di più. E’ proprio questo il maggiore problema, vedremo subito come Elio Morri l’ha affrontato inserendo nelle sue strutture astratte dei temi antropomorfi e degli oggetti riconoscibili. Ma vedrete che spesso gli artisti dell’astrazione che sono partiti dal figurativo, nel figurativo tornano spesso.

ALESSIA
Prof, ci dia un metodo di lettura.

PROFESSORE
Anche questa è una domanda giusta. Allora. Vi ho detto che ci sono degli elementi antropomorfi, che richiamano il corpo umano e certe raffigurazioni della retorica comunista. Ma voi dovete affrontare la lettura di questi tre monumenti come se aveste di fronte, diciamo…un albero.
Un essere organico, un essere vivente non umano. La prima cosa è stabilire la COMPOSITIO, la composizione strutturale, che fa di un’opera d’arte un cosmo, o un microcosmo, un’unità articolata in dettagli. Prendiamo un albero, un pino marittimo è composto di tre parti visibili: il tronco, i rami e quello che portano i rami le pigne cioè la chioma. I dettagli sono la scorza, la forma degli aghi, la forma delle pigne…

ALESSIA
Comincio a capire, vuole dirci che un’opera d’arte sia classica che astratta o non figurativa è un essere vivente e che va considerata in se stessa per controllare, posso dire così? quanto è viva nell’insieme e nelle sue parti.

PROFESSORE
Proprio così. La seconda operazione dopo avere individuato il tutto e le parti è la DISPOSITIO, la disposzione ossia il rapporto tra i tre principali elementi individuati. Vedete che uso le categorie della retorica classica, perché l’arte, se non è un’invenzione classica, nella lunga età classica ha esplorato tutti i segreti dell’ecfrasi, dico subito cos’è, Alessia: l’ecfrasi è la descrizione di un’opera d’arte detta con un termine greco. Aggiungo subito che la vita di un’opera d’arte, la sua eccellenza assoluta non è oggetto di descrizione, la si sperimenta, se si possiede una certa sensibilità o qualità critica, ma non si può ridurla a parole. Come la psicologia può accompagnare un fenomeno psichico, la descrizione di un’opera d’arte può aiutarci a fare caso a un dettaglio, a un “colloquio” o “scontro” di dettagli.
Riprendo un concetto che avevamo già affrontato: la riconoscibilità. Riconosciamo e distinguiamo un dipinto di Michelangelo o di Tiziano perché presentano un linguaggio omogeneo e anche soggetto ad un’evoluzione, ma la riconoscibilità non è un connotato assoluto della qualità. Anche un pittore che dipinge sempre e solo barche con vele gialle, col colore spremuto dal tubetto, è riconoscibile e magari può avere un suo mercato…

CHRISTIAN
Abbiamo capito…ma non ci ha detto della terza categoria.

PROFESSORE
E’ la ESECUTIO, l’esecuzione, com’è stato pensato ed eseguito concretamente il rapporto, seguendo la metafora dell’albero, in un albero c’è una precisa relazione fissata per sempre tra tronco, rami e chioma, e comprende anche il modus operandi dell’artista, indirettamente apprezzabile, nell’insieme e nei dettagli, la pelle dell’albero…Adesso comincio io per ogni bronzo, ma voi interrompetemi se vi viene in mente qualcosa, la mia è una delle tante possibili ecfrasi o descrizioni…

LA LIBERAZIONE

Vi sono tre elementi verticali, due davanti, mettiamoci di fronte il lato che ha il cartello col nome della struttura. Vedete sono come due grandi petali accostati e tra loro ‘in colloquio’. I primi due hanno delle falcature interne, e in alto come delle superfici ricurve, quasi delle lame di scure – sì, è un’immagine realistica, poi si capirà -. Questi due elementi davanti non sono facilmente distinguibili, se non il primo di fianco, poi girando in senso antiorario alla nostra sinistra si apre…

ALESSIA
A me davanti nell’insieme sembra una statua classica acefala con un abito a pieghe…

PROFESSORE
Sì Alessia, siamo portati a usare immagini figurative, che vanno anche bene se ci aiutano a distinguere un dettaglio, tipo statua classica o ali di angeli, immagine a suo modo vera, ma cerchiamo di non correre il rischio di non cogliere la specificità formale non figurativa del tutto e dei dettagli. Sì va bene, a volte è impossibile farne a meno. Adesso un problema formale e politico. Proprio questo bronzo ha una chiara definzione di un oggetto storico e politico preciso. Giriamogli attorno a destra: il terzo elemento è una superficie ricurva alla quale sono state saldate le altre due davanti. La superficie ricurva ha spessore ed è bucata da aperture rotonde..

CHRISTIAN
Come una fetta di formaggio svizzero… Pardon prof non lo faccio più…

Veduta d’insieme del Monumento alla Resistenza di Elio Morrri, commissionato nel 1968 e inaugurato nel 1973.

PROFESSORE
Ma va bene anche il formaggio svizzero, se lo usiamo per desiganre una qualità forse comica di questa parte del bronzo. Però l’elemento politicamente inquietante, almeno per uno ‘di sinistra’ come chi vi parla, è il fascio, in alto alla nostra sinistra, ottenuto per intaglio nella superficie ricurva, e non è un fascio del primo fascismo, messo di fianco alle verghe, questo è un fascio nella forma adottata dalla Repubblica Sociale, con la scure sopra le verghe. Conoscete il secondo fascismo, quello più disumano e disperato, alleato di Hitler, anzi legato mani e piedi a Hitler e alla sua folle e autodistruttiva strategia? No? Adesso torniamo indietro e guardiamo sull’orlo superiore del primo elemeno alla nostra destra, ci sono tre lame di fascio. E altre ne troviamo in giro come dettagli ricorrenti. Questi dettagli mi hanno sempre inquietato e certo mi sembrano contrastare il ‘titolus’ LIBERAZIONE. Sembrano piuttosto un emergere, forse involontario, dal profondo dello scultore un tempo molto drammatico, quando lui era giovane.

Elio Morri, LA LIBERAZIONE, veduta frontale.

CHRISTIAN
Lei prof, abbiamo capito, è contrario al fascismo.

PROFESSORE
Io, Christian conosco il mio posto, sono un piccolo borghese impoverito, ho un carattere piuttosto passivo e adattante, mi dico “se non la puoi cambiare, la devi prendere com’è”, e fin dalla scuola elementare sono molto attaccato alla retorica del Bene, della Patria, della Cultura che però non credo sia solo una retorica, sia chiaro, i valori positivi esistono per tutte le classi sociali, se pure in cattiva compagnia. Se fossi stato giovane ai tempi della Repubblica Sociale, sarei stato catturato dal rinnovato partito fascista, e sarei stato disperato perché mi sarei messo contro il mio popolo, contro la mia famiglia di tradizione socialista, contro la mia gente della piccola patria in cui sono nato, per perseguire un progetto politico e militare di sadismo di massa, aggressivo nazionale e internazionale, destinato dall’inizio alla sconfitta. Hitler, penso io, con un tipo di pensiero di storia lunga, a parole era l’amante più dichiarato della Germania, ma “in realtà” era di fatto un nemico mortale del suo popolo. Ha fatto tutto quello che un nemico mortale doveva fare per distruggere la Germania che si era appena ripresa dalla sconfitta.

CHRISTIAN
E Mussolini?

PROFESSORE
A parer mio, aveva delle ragioni per prendere il potere ed evitare una rivoluzione comunista, con i rivoluzionari senza tecnica della presa del potere, come dice Curzio Malaparte, ma quando si è alleato a Hitler, senza ascoltare chi come Italo Balbo, realisticamente, lo metteva in guardia contro il potenziale economico e bellico degli Stati Uniti, ci ha precipitati in un baratro senza fondo e nella guerra civile.

Elio Morri, LA LIBERAZIONE, dettaglio del fascio nel retro.

I due dittatori hanno fatto tutto quello che si doveva fare concretamente per portare i loro popoli al disastro. Nei fatti, sotto una spessa coltre di parole ipnotiche e false, perseguivano una politica che alla fine ha messo realmente in pericolo la vita stessa delle due nazioni. Se qualcuno nel primo dopoguerra avesse voluto rovinare la Germania che cominciava a riprendersi dal disastro della prima guerra mondiale, o anche l’Italia, avrebbe dovuto inventare un Hitler, o un Mussolini… I due movimenti “catilinari” non avevano un futuro, e ci sono costati milioni di morti, come scrisse il razionalmente profetico Curzio Malaparte – vi consiglio la lettura di “Tecnica del colpo di stato” pubblicato al prima volta nel 1931 -. Poi il tempo ci ha mostrato come l’utopia comunista fosse altrattanto feroce, distruttiva e autodistruttiva di quella nazista e fascista, pur esssendo diversa in molte cose essenziali. Ma questi argomenti sono oggetto di discorsi tra voi giovani?

ALESSIA
Prof, non parliamone proprio…abbiamo dei compagni che si dicono fascisti, e anche nazi, ma senza avere studiato la storia, solo per qualche simpatia emotiva sui distintivi o i riti notturni, o lo sbattere dei tacchi e fare il saluto romano, senza pensieri razionali…lasciamo stare, vuole?

Elio Morri, LA RISCOSSA, veduta frontale.

LA RISCOSSA

CHRISTIAN
Questo bronzo, posso? È il più antropomorfo di tutti, è evidente che il particolare principale è un braccio alzato col pugno dei comunisti. Nell’insieme, davanti, sembra un corpo umano, dotato di testa presentato in un “piano americano”, la figura fino alle ginocchia. Fa venire in mente la statua dell’uomo che cammina di Umbero Boccioni, che ha una struttuta umana virile immediatamente visibile ma con elementi cubisti che la frantumano più per aggregazione che per vera metamorfosi astratta o cubista.

LA RISCOSSA, veduta del fianco destro.

PROFESSORE
Alessia, Christian è destinato alla grandezza, è molto, ma molto più bravo di me, quando avevo la sua età…

ALESSIA
Ma perché gliel’ha detto prof, è già insopportabile di suo, adesso vola in alto e chi lo prende più?

PROFESSORE
Siete sempre dietro a beccarvi…magari invece…

ALESSIA
No, se proprio lo vuole sapere, no, non sono innamorata di lui, ho il mio moroso tedesco, Ludwig, ci conosciamo da bambini, Christian è un caro amico, un confidente, una persona molto importante per me…ed è bravo e lo sa e qualche volta è un insopportabile snob.

CHRISTIAN
Ma dai Alessia, sono solo un ragazzo…

LA RISCOSSA, veduta del fianco sinistro.

PROFESSORE
Attilio è fortunato con studenti come voi due… La lettura di Christian del bronzo come un corpo umano con il braccio alzato a pugno è giusta, ma va integrata con le altre strutture che non sono antropomorfe. E’ giusto anche il riferimento a Boccioni. In tutte le forme d’arte ci sono queste costanti di rapporti con gli artisti precedenti, ammirati e studiati. Il critico americano Harold Bloom fa del rapporto con un artista-padre l’emento fondamentale dello stile iniziale di ogni artista e parla di ricorrente “patricidio”.

LA RISCOSSA, veduta posteriore.

Perché un giovane artista deve ‘uccidere’ il padre artista che ha avuto per abbandonare lo stile del padre e per mostrare un suo stile personale. Se giriamo attorno alla statua per farla muovere, vediamo articolarsi delle forme in tre blocchi, mi sembra che queste tripartizioni siano ricorrenti nel nostro scultore e raggruppino forme di almeno tre tipi: arrotondate come parti di muscoli umani, ricordano i muscoli del busto di Francisco Busignani, forme di spessore e come di tronchi d’albero mozzati con taglio obliquo, anche con valore antropomorfo di teste e pugni. Ma queste tre aggregazioni si compenetrano, come potete vedere, mentre giriamo tenendole d’occhio…

IL MARTIRIO, veduta della parte davanti.

IL MARTIRE

ALESSIA
Da subito la zenta ha chiamato questo bronzo “osso di prosciutto” dando del “martirio” una lettura umoristica…

PROFESSORE

IL MARTIRIO, veduta del fianco sinistro.

Non mi stupirei se un osso di prosciutto fosse entrato nel processo creativo di Elio Morri. In questo Martirio ho sempre visto un’influenza di certe figure sdraiate dello scultore Henry Moore, le ultime, quasi private di riconoscbilità antropomorfa. Fate caso, anche qui ci sono tre grandi articolazioni, due terminali e l'”osso” che le congiunge. Questa scultura acquista molto dal movimento di chi vi gira intorno, più delle altre due, rivelando numersi colloqui di dettagli ripetuti e persino ruvidità di superficie di pelle, a volte scagliosa come se fosse di marmo o di sasso. Ragazzi una scultura si conosce anche toccandola, accarezzandola come se fosse un corpo umano. Provate ad accarezzare queste forme, magari provate un piacere tattile.

IL MARTIRIO, veduta del fianco destro.

Quand’ero bambino, un’estate sono stato ospite, proprio qui a Rimini, nella Colonia Murri. Dal recinto che dava sul lungomare vedevo sulle colline azzurre che si protendeva in mare, il castello di Gradara, da allora il mio preferito. Sulla spiaggia giocavo con la sabbia bagnata, presa dal sechiello, affascinato dalle forme che la sabbia assumeva mentre velocemente si asciugavano sul mio castello di sabbia. Forme astratte. Un pomeriggio, nel grande dormitorio verso Riccione, ancora esistente, una delle dade ci raccontò in forma di favola con personaggi e immagini che noi bambini potevamo capire, le vicende dell’Olocausto…Forse era il 1948.

Mi lusingo, ragazzi, che veniate a rivedere questi bronzi, ogni volta ne trarrete delle nouve impressioni. Noi ci vediamo prossimamente per la visita esterna di Castel Sismondo.

IL MARTIRIO, veduta posteriore.

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