Un prete fuori dagli schemi, amante della libertà. "Dalla lettura attenta e affettuosa della contraddittoria ‘riminesità’ si è sviluppata, in una problematicità mai risolta, l’iniziativa del Meeting”. Lo scrive don Carlo Rusconi nella introduzione al catalogo della mostra sul sacerdote all'origine di tante opere in città, che dal Meeting si sposta alla Gambalunga nella prima quindicina di ottobre.
E’ un debito di riconoscenza dei suoi figli spirituali e dei suoi amici in generale nei confronti di don Giancarlo Ugolini che ha mosso e promosso la mostra “Io poi sono un amante sviscerato della libertà” dedicata a questa figura riminese di prete nel decimo anniversario della morte (4/10/2009), già allestita nell’edizione numero 40 del Meeting e che verrà riproposta nella prima quindicina di ottobre nella biblioteca civica Gambalunghiana di Rimini. Questo anche perché si è voluto sottolineare che in questo prete “fuori dagli schemi”, la grande fede e il carisma educativo si univano a una forte passione civica per la città. Non a caso i promotori del monumento e della rotonda intitolati a don Luigi Giussani (il fondatore di Comunione e liberazione che aveva un forte legame con gli amici della comunità di Rimini e una consolidata amicizia con don Giancarlo Ugolini) stanno pensando di individuare una rotonda per ricordare anche il prete riminese.
Ma torniamo alla mostra: si tratta di pannelli con maxi foto – scelte da Bruno Monaco – davvero bellissime che da sole valgono la visita, e testi, solo in parte biografici, a cura di Valerio Lessi. Il titolo è significativo e icastico, ripreso da una frase dello stesso don Giancarlo: “Io, poi, sono un amante sviscerato della libertà”. Non c’è modo migliore di descriverla (a parte il vederla di persona) dell’introduzione al catalogo di don Carlo Rusconi, che di don Giancarlo è stato un grande amico, apprezzandone la magnanimità e la traduzione pratica di questa libertà nei dialoghi, anche molto personali, che i due avevano. Si legge in questa introduzione: “Considerare la persona di don Giancarlo Ugolini, riflettere sulla sua vita ed attività significa comprendere quanto in lui divenuto coscienza d’essere amato, coscienza di essere dono. Questo implica il riconoscimento di qualcuno che dona, e più precisamente l’individuazione di che cosa viene donato nonché del destinatario del dono”.
La sua scelta in età giovanile di diventare sacerdote (entrò in seminario a 11 anni e per essere ordinato a 22 anni e mezzo dovette chiedere una dispensa a causa della giovane età), manifesta la consapevolezza di questo ‘dono’ ancorché nella continua ricerca e curiosità di una vita ricca di passioni. Un “prete fuori dagli schemi” come si legge in alcune testimonianze di persone che lo incontrarono in quei primi anni di sacerdozio come assistente dei giovani di Azione Cattolica prima e della Fuci poi: Stefano Zamagni, presidente della pontificia accademia delle scienze sociali, illustra due suoi tratti caratteristici: “… la non comune curiosità intellettuale che si accompagnava all’importanza da lui sempre attribuita allo studio e alla cultura… e la sua naturale simpatia e autoironia”. Fabio Zavatta, diventato vicesindaco di Rimini negli anni 90, dice: …il nostro “era un rapporto molto intenso e lui era molto bravo nel cogliere le nostre inquietudini. Aveva una grande capacità di ascolto e un’intelligenza molto viva della realtà”. Dal canto suo, l’attore Paolo Graziosi, che prima di lui aveva incontrato un altro grande, don Oreste Benzi, racconta di avere conosciuto per la prima volta questo “strano prete” che rispondeva al nome di don Giancarlo Ugolini all’istituto tecnico di via Gambalunga. Dice Graziosi: “Perché strano? Perché non aveva nulla del prete. Ti proponeva un rapporto amichevole, sciolto, scanzonato, quasi da coetaneo a coetaneo… Fu lui a darmi il ‘la della vita’ che mi accingevo a intraprendere e… non finirò mai di ringraziarlo”. Graziosi qui fa riferimento alla sua carriera di attore, incoraggiata da don Giancarlo e iniziata partecipando a un reading sulla tragedia greca.
Un uomo a tutto tondo, un prete, tuttavia alla continua ricerca dello scopo che lo portò a ravvisare, stando alle sue parole, una risposta chiara nell’incontro con don Luigi Giussani. Come dice don Carlo Rusconi nell’introduzione al catalogo, “affermare questo non significa che questo incontro abbia posto fine alla sua ricerca, si trattò invece di una sorta di alveo trovato, che permise a don Giancarlo di non disperdere più energie, ma di convogliarle nell’unica direzione del dinamismo del dono. Insomma l’incontro tra i due non nacque come un fungo al rispuntare del sole dopo una umida giornata autunnale. Don Giancarlo stesso lo spiega nell’omelia per il 50° del suo sacerdozio nel 2001: “L’avvenimento della mia vita è stato l’incontro con il carisma di Giussani. Una persona e un temperamento precisi, da cui è nata la storia di Cielle, che è stata donata alla Chiesa del nostro tempo. Non posso riconoscere con grande commozione e gratitudine che l’incontro con il carisma di don Giussani ha segnato e segna la mia vita, perché è l’avvenimento che mi aiuta a scoprire il mio nome momento per momento, come un’opera che non finisce mai”. A quanto mi risulta la simpatia tra i due era reciproca visto che don Giussani veniva spesso a Rimini non solo per incontri ufficiali o per predicare gli esercizi agli universitari e agli adulti del movimento ma anche per appuntamenti più informali e conviviali.
Questo atteggiamento di ascolto sottolineato da tanti amici e testimoni, come scrive ancora don Carlo Rusconi, “fu la premessa necessaria perché il dono non sia astratto o addirittura persino violento o comunque solo frutto di una generosità moralistica, quando non addirittura pretesa di potere… praticamente non è esistita alcuna sua scelta che dalla posizione d’ascolto non sia stata frutto. In ciò si è lucidamente e coerentemente sviluppata la coscienza del dinamismo unico vero dono del dono”. Secondo la logica del dono, “la mente, l’animo, il cuore di don Giancarlo erano costantemente rivolte a ogni persona e situazione che gli si parasse davanti. Si spiega così la scelta di dare forma, attraverso la Karis Foundation, all’urgenza educativa ravvisata nelle persone che gli stavano accanto”. In un pannello si legge che don Giancarlo disse a insegnanti e genitori che si lamentavano con lui della debolezza delle scuole frequentate dai figli: “Se la scuola dove insegnate non vi piace, fatene una voi!”
Lo stesso atteggiamento che coglie don Giancarlo nella sua ‘riminesità’ e nella lettura della vita, anche civile di Rimini. Credo sia nuovamente illuminante anche a questo riguardo l’introduzione al catalogo: “E’ un atteggiamento costante di don Giancarlo che lo colloca al centro della vita della sua città, dei suoi concittadini, sciatti e geniali, individualisti e generosi, attenti e trascurati, accidiosi e dinamici. E’ dalla lettura attenta e affettuosa di questa contraddittoria ‘riminesità’ che si è sviluppata, pure in una problematicità mai risolta, l’iniziativa del Meeting”. Ma c’è qualcosa di più che scrive don Carlo che fa leggere nelle e tra le righe anche polemiche molto accese vissute a cavallo degli anni ’90 tra il sacerdote e qualcuno dei suoi amici proprio a proposito di questa kermesse culturale: “E’ stata la coscienza riminese di don Giancarlo, frequentemente nella scarsa comprensione di chi pur collaborava con lui, a cui l’incontro e la frequentazione di Giussani fornì accenti particolarmente chiari, a produrre un’impresa che continua da quarant’anni. Ma sarebbe ingannevole e fuorviante ritenere che si sia trattato di un’idea, o di un modo di pensare, magari santo o virtuoso, o di una deduzione geniale a partire dal confronto fra un’idea ed una situazione, a determinare l’agire di don Giancarlo o la sua costanza nel portare avanti le intraprese. Si trattò invece di una passione. Cioè la coscienza di essere l’’io’ un dono, un dono che viene dall’alto e indirizzato a gente specifica, genitori e insegnanti per la Karis, la città per il Meeting”.
Infine oltre al catalogo non possiamo non citare alcuni opuscoli dedicati a don Giancarlo Ugolini dopo la sua scomparsa. Nel 2013 è stato pubblicato “La questione seria”, una sorta di testamento spirituale che riporta alcune omelie del pellegrinaggio fatto da lui insieme ad alcune decine di amici in Terra Santa. Il volumetto riporta anche un’introduzione di monsignor Francesco Ventorino e una post-fazione di monsignor Luigi Negri. Nel 2016 è stato pubblicato invece “Il la della vita” un opuscolo con testimonianze di alcuni ex alunni dei primi anni di sacerdozio. Mentre pochi mesi fa Bruno Angelini ha ridato una veste grafica alla sua esercitazione di baccalaureato in scienze religiose “Educare alla libertà. L’esperienza di don Giancarlo Ugolini sacerdote della chiesa riminese”.
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