Mentre il tema è entrato nella fase delle decisioni finali, questa mattina le associazioni “Uno di noi”, “Accoglienza della vita” e le espressioni laicali della Chiesa hanno ribadito la loro ferma contrarietà in una conferenza stampa. L’interruzione volontaria di gravidanza «cancella il diritto di famiglia circa il ruolo genitoriale ed educativo della famiglia, mina il principio di uguaglianza tra uomo e donna, svuota il fondamentale diritto all’obiezione di coscienza e introduce l’ideologia gender, tema non presente nel quesito referendario».
Si chiama proposta di legge di regolamentazione dell’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) ma per parlare meno giuridicamente e “apertis verbis”, si tratta della legge che legalizza l’aborto e cioè la soppressione di una vita nascente dell’essere più indifeso, debole e innocente. Si possono discutere e comprendere le ragioni di una donna in difficoltà per svariati motivi che fa o anche, in qualche caso, che è costretta a fare questa scelta e, attenzione, non si vuole condannare e mandare in galera nessuno. In ogni caso il vero problema per una società civile e laica dovrebbe essere quello di non relegare ancor di più la donna alla solitudine e all’individualismo e di non accrescere la deresponsabilizzazione della società in una scelta così grave. Di questo si discute a partire dalle 14,30 di oggi per due giorni di seduta (in seconda lettura) del Consiglio grande e generale di San Marino. Lo si fa dopo un pronunciamento referendario propositivo che il 26 settembre dello scorso anno ha portato alle urne gli elettori del Titano per pronunciarsi a favore del sì all’aborto nella misura del 77% ma con un’affluenza del 41% (14.558 votanti su un corpo elettorale di 35.411).
Le associazioni “Uno di noi”, “Accoglienza della vita” e le comunità laicali della Chiesa diocesana però continuano nella loro battaglia contro questa proposta di legge nella quale il legislatore sembra sia andato molto oltre al presunto “via libera” referendario all’aborto. Ne hanno parlato in una conferenza stampa a Domagnano la presidente di “Uno di noi” Chiara Benedettini, Adolfo Morganti e Maria Venturini.
La proposta di legge scaturita dalla quarta commissione, secondo Chiara Benedettini «scardina i consolidati e fondamentali principi dell’ordinamento sammarinese: cancella il diritto di famiglia circa il ruolo genitoriale ed educativo della famiglia, mina il principio di uguaglianza tra uomo e donna, svuota il fondamentale diritto all’obiezione di coscienza». Ma non è tutto. «Introduce l’ideologia gender, tema non presente nel quesito referendario. Purtroppo ogni nostro emendamento per rendere meno mortifera la proposta di legge è stato ignorato. Avevamo chiesto la possibilità del parto “in anonimato”, la presenza del padre del nascituro, il riconoscimento della dignità ai resti umani delle pratiche abortive mediante sepoltura».
La bozza di legge si apre “confermando la vocazione laica della Repubblica di San Marino”. Chiara Benedettini ha ironicamente sottolineato la contraddizione della “vocazione laica” di un Paese fondato e che porta nientemeno che il nome di un Santo. Ma ha poi sottolineato che quella di San Marino è «storia di libertà e di amore alla verità». Poi è entrata nel merito dei contenuti: per esempio con l’istituzione di un “consultorio” al quale si potrà accedere “di nascosto” dai genitori; con operatori non obiettori di coscienza. Consultorio alla cui consulenza e accoglienza non potrebbero accedere le donne per cui questa scelta non è stata scelta ma subita. Non solo “fuori tema” appare la proposta di legge sull’istruzione scolastica che prevede l’educazione sessuale responsabile. «Noi possiamo pensare – ha detto Chiara Benedettini – che la scuola abbia come compito anche quello di esprimersi sulla conoscenza e l’educazione della vita sessuale dell’individuo ma se questa si trasformasse nella diseducazione consapevole di come eliminare gli effetti degli errori umani o nella soppressione di vite indesiderate sarebbe una reale e gravissima diseducazione e scarico di responsabilità». Altre critiche sono piovute circa l’aborto alle minorenni escludendo del tutto la volontà dei genitori e sull’aborto entro la dodicesima settimana di gestazione. Ed anche sulla presenza nel Consultorio solo di non obiettori.
La preoccupazione giuridica, culturale e politica circa la bozza in discussione è stata espressa da Adolfo Morganti che si occupa di diritto di famiglia. Ha detto Morganti: «Questa bozza non è solo scritta male con ripetute contraddizioni ma ignora del tutto l’ottima legislazione vigente sammarinese sulla famiglia; ignora il cauto parere del Comitato di bioetica ed anche i frutti della discussione europea più recente sull’argomento e appare come un frettoloso “contentino” a una parte della maggioranza per togliersi dai piedi l’imbarazzante e divisivo tema dell’aborto. E che ne è della legge della tutela della famiglia promessa in concomitanza con quella sull’IVG?».
Morganti ha poi proseguito: questa proposta «cancella la famiglia e il suo ruolo educativo (considerando i figli come proprietà dello Stato, come nei più classici sistemi totalitari), cancella la responsabilità del padre e del marito, cancella le proposte che abbiamo fatto in alternativa all’aborto: il “parto in anonimato” e la possibilità concessa alla donna di lasciare in affido il figlio alle tante famiglie che anche a San Marino chiedono l’adozione. Si tratta di un “cavallo di troia” per introdurre nella nostra società e nella scuola l’ideologia gender». In futuro, con una legge così, «si aprirà un enorme contenzioso e cause internazionali contro lo Stato di San Marino: sulla discriminazione ideologica per i posti di lavoro statali; sulla compressione indebita della libertà di coscienza degli operatori; sulla cancellazione dei diritti delle famiglie a educare i propri figli; sulla rimozione ideologica e pratica della figura del padre». Quanto al risultato referendario del settembre scorso Morganti ha detto che il tema della dignità assoluta della persona umana non può essere messo in disparte a “colpi di maggioranza”: «anche Hitler – ha detto – è stato eletto cancelliere a grande maggioranza. Mentre intorno al ‘700 nello stato americano della Virginia l’assemblea congressuale decretò (a voto di maggioranza) che il “pi greco” fosse uguale a quattro. Anche i non matematici sanno che si tratta di una sciocchezza».
A proposito della libertà di coscienza la dottoressa Maria Venturini è stata chiarissima e decisa: «Non l’ho inventata io. È una libertà individuale tutelata in quasi tutto il mondo e anche a San Marino. L’aborto non va chiamato “IVG” ma interruzione o soppressione della vita».
Da segnalare anche l’intervento del responsabile delle associazioni laicali sammarinesi Gianluigi Giorgetti, che ha richiamato l’attenzione sulla sintonia con la Chiesa e papa Francesco che ha condannato a più riprese il fenomeno dell’aborto. Giorgetti ha poi ripreso alcuni recenti pronunciamenti del vescovo Andrea Turazzi (in interviste ai quotidiani Avvenire e La Verità, al mensile Tempi e a Il Timone) che non ha avuto tentennamenti nel dire che non si sogna affatto di ledere la “laicità” dello Stato ma che non si può confonderla con il laicismo. Inoltre ha detto di avere imparato da Cristo che la libertà non può che fondarsi sulla verità: l’aborto non può mai essere considerato un “diritto”, e infine ha dettagliato in maniera puntuale e precisa tutto quello che “non torna” nella proposta di legge sull’aborto a San Marino. Evidentemente, così come papa Francesco, monsignor Turazzi sembra non avere tenuto in gran conto gli equilibri politici e del “politicamente corretto”, come invece ha fatto il suo confratello monsignor Vincenzo Paglia (presidente della pontificia accademia della Vita e gran cancelliere dell’istituto Giovanni Paolo II) in una trasmissione Rai a proposito della legge 194 in Italia.
COMMENTI