La Rimini romana: asole o ferite?

La Rimini romana: asole o ferite?

Lo stato delle "finestre" archeologiche di piazza Tre Martiri e via IV Novembre. E una valorizzazione multimediale che potrebbe riguardare chiese e conventi di antica origine.

Strana sorte tocca alle cose del passato da sempre nella nostra città. Tralasciando le demolizioni avvenute nei secoli passati, alle distruzioni dell’ultima guerra e alle successive falcidiate dalla speculazione edilizia, favorite dall’insensibilità delle amministrazioni subito dopo insediate, ora si è giunti alla banalizzazione di ciò che è rimasto e all’incuria.

Mentre nel primo caso ciò che ha investito il Ponte di Tiberio e la Rocca Malatestiana rappresenta un fulgido esempio, il secondo si manifesta indubbiamente nei reperti storici messi in luce in piazza tre Martiri e nella contigua via IV Novembre.
In Piazza tre Martiri l’”asola” contenente le tracce della pavimentazione dell’antico Foro Romano, risalenti al I secolo d.C, oltreché essere spesso invasa da acqua, umidità e sporcizia in genere è divenuto un pratico appoggio per biciclette. Foto qui a seguito.

Dunque chi volesse affacciarsi per vedere quei resti, avrebbe di sicuro qualche difficoltà ad accedervi.
Miglior sorte non tocca a quella di via IV novembre. Foto qui a seguito.

La plancia informativa, non proprio in decoroso stato, non si presenta proprio come il miglior biglietto da visita. Quanto poi al resto, il sito è infestato da erbacce incolte o forse appartenenti a qualche categoria protetta.

Anche dal muro dell’antica Chiesa medievale di Santa Innocenza si stanno distaccando alcuni laterizi visibili a terra. Poi le solite biciclette incatenate alla balaustra perimetrale completano il quadro.

Questo è ciò che si esprime ai visitatori della città, in un luogo centrale che dovrebbe essere il salotto buono in cui ricevere gli ospiti, oltretutto vicino al Tempio Malatestiano assai noto e visitato. Al di là della retorica del Palazzo sulla rinascita della città questo è; perché certi processi debbono cominciare dal basso, dalle piccole cose, pensando come mantenerle e utilizzarle. Magari usufruendo di un vano nel vicino ex Seminario in cui creare una struttura multimediale, dove mostrare con documenti e ricostruzioni ciò che era quell’area nei secoli passati; un centro religioso ricco di chiese e conventi di antica origine ora non più esistenti. Lì, oltre alla predetta chiesa, vi era pure quella dedicata a San Michele in Foro e le altre dell’area posteriore al Tempio Malatestiano ex S. Francesco. Oppure inserirli in quelle manifestazioni culturali che si dovrebbero organizzare nel cosiddetto anello delle piazzette vuote e desolate. Più che asole sembrano ferite al decoro e alla nostra cultura.
Ma è chiedere troppo, perché se questa è l’attenzione che si dedica a quei poveri resti, allora è meglio interrarli poiché non ce li meritiamo. Come pure non ci meriteremmo le puerilità toccate di recente ad alcuni dei maggiori monumenti cittadini, ma – purtroppo – in entrambi i casi sembra che non ci sia nulla da fare in quanto, come è vero il detto che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, figuriamoci se ciò potrà mai avvenire in totale assenza di orecchie per ascoltare.

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