L’abbeveratoio quattrocentesco diventa un “appoggio” pubblicitario

L’abbeveratoio quattrocentesco diventa un “appoggio” pubblicitario

Soffiato al Comune di Rimini, l'antico albio migrato a Santarcangelo non solo è stato posizionato in un luogo defilato, ma il suo utilizzo lascia perplessi.

È gennaio. Facciamo una capatina a Santarcangelo per provare a ricostruire l’intricata vicenda di un abbeveratoio quattrocentesco. Fino agli inizi degli anni 30, lo storico albio risulta in piazza Cavour a Rimini, davanti alla fontana della Pigna per dissetare i cavalli dei fiaccherai. Viene poi spostato e resta per diversi anni in via Bastioni Settentrionali finché nel 1954 il nostro Comune lo presta a quello del Colle di Giove. Vogliamo scattargli qualche foto.

Arriviamo in via della Costa, una strada che sale verso il culmine del centro storico. Eccolo là, alla base della scalinata che si arrampica in direzione del “Campanone” in stile neo gotico, infilzato nel cuore del borgo medievale. In una delle varie incursioni che compiamo, ci capita di vedere e fotografare un cartellone di metallo (giallo con scritta nera) appoggiato all’antica vasca quadrilobata. Sul momento pensiamo che il cartello, precipitato al suolo forse a causa di un colpo di vento, sia stato appoggiato contro l’albio in attesa di essere recuperato dal proprietario. Errore dovuto a ingenuità, il nostro. A sei mesi di distanza torniamo casualmente sul “luogo del delitto”, giusto in tempo per vedere un cameriere di un vicino ristorante posizionare diligentemente il cartellone contro l’abbeveratoio. Data la calura del periodo, in prima battuta temiamo di essere vittima di un colpo di sole. Poi però, nel giro di pochi minuti e dopo qualche domanda ad abituali frequentatori della via e del ristorante, veniamo a sapere che il tabellone migra da tempo dalla trattoria alla vasca e da questa alla trattoria, due volte al dì. Sia prima che dopo i pasti principali: come una pillola. Nei giorni seguenti ritorniamo diverse volte in loco per avere certezza (obbiettivo alla mano) che il modus operandi fosse abitualmente quello. Ne abbiamo conferma.

Il posizionamento del cartello che indica un ristorante

Ora, pur con tutto l’affetto e l’ammirazione che abbiamo verso la pregevole cittadina e gli amici di Santarcangelo, qualche osservazione ci viene istintiva. La prima, la cui paternità va attribuita all’ex sindaco di Rimini Marco Moretti e che facciamo nostra senza indugio, è l’ubicazione piuttosto defilata dell’antico manufatto. Il prestito, tanto agognato e infine ottenuto dal Cavalier Pedretti, instancabile studioso e promotore turistico della natìa Santarcangelo, avrebbe meritato miglior collocazione. In più (questo è parere esclusivamente nostro e ce ne assumiamo piena responsabilità), crediamo che le autorità cittadine dovrebbero avere maggior cura di un bene, fino a prova contrario, di proprietà riminese. Il secondo stigma è l’orribile cilindro grigio per i rifiuti posizionato a valle dell’albio. Autorevoli voci di paese sostengono che un “notabile”, famoso per avere una pallottola di arroganza sempre pronta in canna (della gola), non lo volesse davanti a casa propria. Avere assecondato il prepotente di turno ha prodotto discutibili esiti estetici. Il bidone della spazzatura, in tutta la propria bruttezza, sottrae il primo piano all’albio. Quindi, niente applausi per lo scenografo.

In terza battuta, la moderna cannetta dell’acqua in lega di ottone pare poco intonata al contesto. Segnaliamo ai distratti custodi dell’abbeveratoio che esistono manufatti di ottone o di bronzo, neppure troppo costosi, che se non altro si rifanno al passato: pur non essendo antichi, ci sembrano più adatti.

Infine, troviamo singolare che a chi di dovere, in una cittadina in cui, a detta dei santarcangiolesi stessi, si contano i respiri del vicino, passi inosservato il nomadismo quotidiano del semovente cartello giallo/nero. Il tutto a discapito del regolamento comunale e dei commercianti che pagano regolarmente un tributo per esporre le insegne. Questo però è affare che non ci compete. Pensate, se a Roma o a Milano o altrove, applicassero le procedure in uso in via della Costa, il Dom de Milan o la Certosa di Pavia sarebbero letteralmente sepolti da insegne. E vi immaginate il Pantheon, tappezzato di cartelloni? Trattoria Er Faciolaro: cucina tipica romana, trattoria Er Buchetto: porchetta di Ariccia a due passa dalla stazione Termini oppure: Dar Filettaro a Santa Barbara, baccalà da asporto! Qualcuno certamente direbbe: evviva la fantasia e l’intraprendenza italiana. Sì, ma per piacere, ora liberate l’albio da quel cartello indecoroso.

COMMENTI

DISQUS: 0