Ieri il vescovo di Rimini ha sostato sul luogo in cui riposa don Oreste Benzi e poi ha benedetto la tomba di don Giuseppe Maioli, sulla quale Paola Ceccarelli ha realizzato una scultura disegnata dallo stesso sacerdote.
Il 2 novembre, giornata dedicata ai defunti, il vescovo Francesco Lambiasi ha presieduto la messa nel cimitero di Rimini nella chiesa di San Francesco (affollata fino al piazzale esterno, nella cui area sorge la tomba di don Oreste Benzi) insieme a diversi sacerdoti. Le panchine attorno sono sempre occupate da persone in preghiera, già certe della sua santità, che presto riceverà anche il suggello ecclesiastico. Lambiasi pure ne sembra certo: all’arrivo e alla partenza infatti anche lui s’è soffermato in preghiera davanti alla tomba di don Benzi.
Ma quella di ieri è stata una giornata dedicata anche a un altro sacerdote, don Giuseppe Maioli, morto il 13 aprile 2016 all’età di 69 anni. Infatti dopo la messa, monsignor Lambiasi, in corteo nel settore nuovo del cimitero, si è recato anche sulla tomba di don Giuseppe, dove ha pregato e ha benedetto la tomba. Alla cerimonia erano presenti i parenti, tantissimi amici, tra cui diversi sacerdoti e la scultrice Paola Ceccarelli, che ha realizzato il marmo sul bozzetto disegnato dallo stesso don Giuseppe in occasione della sua ordinazione (avvenuta il 19 marzo 1971, proprio nell’anno in cui anche il vescovo Lambiasi riceveva la propria ordinazione sacerdotale).
Uno dei fratelli, Massimo Maioli ha spiegato il senso di quella scultura: un Cristo risorto, che si eleva verso l’alto dalla spaccatura della pietra che riporta alla mente la pietra rimossa dal sepolcro la mattina della risurrezione di Gesù. Sul lato sinistro la foto e il nome di don Giuseppe, dall’altro una semplice e brevissima preghiera che, come ha raccontato lui stesso al vescovo, aveva imparato da una anziana parrocchiana di Sant’Ermete; gli era tanto piaciuta e la ripeteva spesso: “Gesù, io sono tuo”. Nella spaccatura del marmo è stato piantato un piccolo melograno, simbolo di fecondità ed eternità. Era presente anche l’autrice Paola Ceccarelli che ha ringraziato spiegando che è stato relativamente facile per lei eseguire questa scultura, seguendo il bozzetto disegnato da don Giuseppe e ripensando alla sua fede e semplicità di ‘prete artista’. Fede che, come ha testimoniato il Vescovo ieri, ha fatto vivere a don Giuseppe il momento del distacco terreno, peraltro attraverso una grave e dolorosa malattia, con una speranza di compimento e con un affidamento totale a Dio, di cui è stato semplice e creativo servitore. Infine il vescovo ha ricordato che nel camposanto a fianco di questa tomba riposa un altro sacerdote, don Benito Drudi (morto ad un mese di distanza circa da don Giuseppe) e ha detto: “Sono vicini, insieme si faranno certo una buonissima compagnia”.
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