Il progetto "Art in Schools" apre orizzonti infiniti alla immaginazione, alla creatività, all'empatia ed anche a legami che travalicano le differenze di identità, razze e religioni. Proprio per questo è stato pensato per mettere radici nelle scuole. Già circa 250 quelle che nel mondo accolgono stabilmente più di 15mila magnifiche fotografie. Varcheranno a breve anche le porte degli istituti scolastici "Ferrari" di Rimini, "Pascucci" di Santarcangelo, "Rosaspina" di Montescudo e "Giulio Cesare" di Savignano sul Rubicone. L'ambasciatore per l'Italia di questa lodevole iniziativa ha un volto e un nome noti a Rimini: Saro Di Bartolo.
La famiglia Besharat è originaria dell’Iran. In gioventù Massoud ha certamente avuto modo di apprezzarne i tramonti brevi e intensi e la notte abbagliata da luna e stelle dall’impareggiabile lucentezza che è solo nei cieli d’oriente, come sa bene ogni viaggiatore che abbia avuto la fortuna di vederli. Che sia stato grazie a questo e per innata sensibilità che Massoud ha sviluppato il senso e l’amore per l’arte, temi conduttori della propria vita di collezionista e mecenate? La suggestiva ipotesi vìola, ma solo apparentemente, la solida concretezza su cui si basa la fondazione da lui costituita, finalizzata al varo di diversi progetti. Quello di cui dirò, attiva i recettori giusti per accendere fantasia e dialogo tra i più giovani; è un programma decisamente degno di nota e meritevole di supporto da parte dei mezzi d’informazione.
Massoud Besharat ha gallerie in Georgia (U.S.A.) e in Francia, non a caso a Barbizon. La località transalpina che gode degli ultimi tentacoli verdi della foresta di Fontainebleau, nel corso del 1800 vede nascere la cosiddetta scuola dei “Barbizonnieres” (Constable, Millet, Corot, Rousseau, Daubigny e altri). I pittori che vi aderiscono, di fatto forgiano l’alba del movimento impressionista. Il piccolo centro, a poche decine di chilometri da Parigi, conserva tuttora un’invidiabile atmosfera di creatività, dove si percepisce un talento artistico persistente, quasi fosse un profumo, insinuarsi lungo le incantevoli viuzze, curate amorevolmente. Le gallerie d’arte di Mr. Besharat, qui come altrove, seguono la stessa filosofia. Scalzando gli usuali schemi fatti di candide, ma anonime sequenze di pareti tirate a piombo a cui siamo abituati, queste sono allestite in antiche abitazioni o in vecchi spazi recuperati. Le particolarità non finiscono qui ed ecco il programma a cui accennavo.
È dal 2018 che la Besharat Arts Foundation ha lanciato il progetto “Art in Schools” nella speranza che con la mediazione dell’arte si esaltino le somiglianze, pur considerando le differenze culturali, e si promuova un forte legame tra i bambini: la compassione come partecipazione ai disagi altrui, l’empatia come capacità di mettersi nei panni dell’altro per alleviarne le sofferenze.
Le opere di alcuni selezionati artisti/fotografi hanno il compito di creare occasioni per spodestare banalità e consuetudini e destare invece discussione e dialogo tra gli alunni di scuole elementari e medie. La scelta focalizzata sulle giovani leve, dipende dalla loro disponibilità mentale ad accettare nuove idee e nuove proposte. Vediamo quindi come e con chi si è mossa la Fondazione Besharat in Italia. Il patron iraniano, franco/americano d’adozione, dopo i successi ottenuti oltralpe e negli States ha deciso di portare “Art in Schools” anche nel nostro Paese. Per farlo ha chiesto la competenza del fotografo Saro Di Bartolo per affiancarlo nell’operazione, nominandolo pertanto Ambasciatore della Besharat Arts Foundation per l’Italia.
Accettato il prestigioso incarico, il riminese ha domandato e ottenuto la collaborazione di valenti colleghi stranieri per mettere a disposizione della “causa” diverse delle loro opere fotografiche.
Questi sono l’australiano David Lazar, specializzato nella fotografia di viaggio, noto per i suoi notevoli ritratti di bambini; Simon Lister, neozelandese, fotografo ufficiale UNICEF e il fotografo freelance tedesco Hartmut Schwarzbach, al pari dei colleghi, pluripremiato per l’impegno profuso in favore dell’infanzia a rischio.
Tra i comuni italiani selezionati da Di Bartolo, quattro si trovano in Romagna: sono state invitate le città di Rimini, Montescudo, Savignano sul Rubicone e Santarcangelo di Romagna che hanno aderito con entusiasmo. È bene precisare che i quattro artisti di fama internazionale sopra citati partecipano a titolo totalmente gratuito al progetto in corso. Le fotografie, tutte di grande formato (76×102 cm.), vengono stampate negli Stati Uniti e da là spedite per essere installate in ambienti scolastici che per caratteristiche di spazio e luce sono idonei a valorizzare adeguatamente la bellezza delle opere. Finora, in 235 scuole del mondo sono state collocate 15.444 mega immagini donate dalla fondazione. Le 180 opere giunte in questi giorni in Italia, a breve saranno distribuite per rimanere permanentemente presso gli istituti scolastici Luigi Ferrari (Rimini), Maria Pascucci (Santarcangelo di Romagna), Giulio Cesare (Savignano sul Rubicone) e Francesco Rosaspina (Montescudo).
Dalla provincia di Catania, la famiglia Di Bartolo si trasferisce a Norwich, stato di New York, quando Saro ha circa due anni. Egli tornerà in Sicilia da adolescente, con un fluente eloquio nell’idioma di oltre oceano e un’onomatopea anglosassone che gli resterà per sempre avvinghiata all’indice della mano destra: “click”. Giovanissimo, Saro Di Bartolo si arruola nel fascinoso corpo d’armata di chi persegue a vita una sorta di filosofia dell’immagine. Dedica una parte importante della propria esistenza a studiare i segreti meandri della fotografia, dimensione questa in continuo divenire, tanto da affermare con taglio teoretico “il cosmo che ci circonda, una mescolanza costante e infinita di curve e linee che stanno una accanto all’altra, corrono parallele, si dividono, impazziscono, si incrociano, scappano e poi tornano insieme dando vita ad accostamenti e melodie, ombre e contrasti cromatici”. Nella pratica, la sua felicità di “scatto” non arriva certo per caso. Questa risulta dal sacrificio, da appostamenti ostinati in condizioni disagevoli o in ore impossibili, da studio e ricerca dell’attimo migliore per esercitare la fatidica pressione dell’indice destro sul pulsante che attiverà l’occhio meccanico. Nel tempo, il fotografo ottiene prestigiosi allori internazionali. Sulla sequenza di “nastrini” che porta appuntati sul petto, spiccano innumerevoli riconoscimenti che il lettore troverà nel box a lui dedicato. Ermeneuta dei panorami e dell’umanità che incrocia durante i viaggi che poi propone nelle diverse mostre a cui partecipa, nell’animo di Di Bartolo c’è un ingrediente mantenuto costantemente vivo: si chiama entusiasmo. E quello non si impara.
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