L’estasi della patatina e la pubblicità sessista

L’estasi della patatina e la pubblicità sessista

Ci sarà pure l'estro creativo di Maurizio Cattelan, ma così a prima vista “saluti da Rimini” è lo stereotipo fatto cartolina e pubblica affissione. E

saluti-da-rimini-patatinaCi sarà pure l’estro creativo di Maurizio Cattelan, ma così a prima vista “saluti da Rimini” è lo stereotipo fatto cartolina e pubblica affissione. E comunque, come accade sempre con l’opera della creatività che si erge a provocazione (allora perché non chiamare Oliviero Toscani? Costava troppo? A proposito, quanto costa al Comune di Rimini questa operazione pubblicitaria?), se ne può discutere. E’ fatta per questo. Però il comico della vicenda è un altro. L’ex assessore Nadia Rossi si è a lungo vantata perché il Comune di Rimini (giunta Gnassi) anticipando tutti, ha tenuto a battesimo il protocollo contro la pubblicità sessista (al quale ha aderito anche la stampa cattolica diocesana), beccandosi pure i complimenti della presidente della Camera, Laura Boldrini. Moralismo a buon mercato, forse, e come diceva Oscar Wilde “grazie al moralismo moderno chiunque deve atteggiarsi a pietra di paragone e qual è il risultato? Cadete tutti come birilli, uno dopo l’altro”.
Ma sta di fatto che l’amministrazione comunale ci ha messo la faccia e il timbro sotto al protocollo, è sembrata crederci, ha “punito” delle pubblicità ritenute offensive, ha fatto la ramanzina collettiva. Bene. E come la mettiamo col culo sulla rotatoria o con l’estasi della patatina che campeggiano sui manifesti giganti nei luoghi cartolina della città?
saluti-da-rimini-culoNadia Rossi non fa più parte della squadra di Palazzo Garampi, ma il protocollo è sfiorito con lei o vige ancora? Fra le pubblicità da evitare, sottolinea con la matita rossa quelle “basate su stereotipi di genere sotto qualunque forma” e principalmente un certo modo di comunicare “l’immagine del corpo” femminile, affinché non venga utilizzato “il corpo delle donne in modo offensivo della dignità della persona”. Richiama anche un altro protocollo, vergato da ministero per le Pari opportunità e Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria, che fra gli obiettivi ha anche quello di evitare “modelli di comunicazione commerciale che siano lesivi per le donne”.
Il Comune non dovrebbe patrocinare messaggi di questo genere, dice sempre il protocollo, figurarsi a farsene protagonista. E dovrebbe “denunciare all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, anche su segnalazione dei cittadini, le comunicazioni commerciali lesive…”. Si auto-denuncerà?
saluti-da-rimini-ruota-panoramicaIl sindaco Andrea Gnassi, leggermente megalomane (“Si discuterà d’arte nel mondo e in Italia grazie a Rimini”) scomoda Leon Battista Alberti e il Caravaggio per benedire i saluti da Rimini: “Il Duomo di Leon Battista Alberti non andò ad ‘offendere’, ricoprendola di simboli ambigui, la più antica Chiesa di San Francesco? Caravaggio non fu forse ripudiato dalla committenza quando dipinse una figura sacra prendendo a modello una prostituta morta affogata nel Tevere?” Sicuro sia proprio la stessa cosa? Il suo solito profluvio di parole che svolazzano a commento dell’ennesima pensata epocale, lo si può leggere integralmente qui sotto.
Saluti da Rimini. A tutte le donne che ci avevano creduto nella battaglia contro la pubblicità sessista. D’altra parte se il sindaco è pop (e dicono che anche Rimini lo sia), dopo il circo e la giostra al porto, il sardone ballerino e Rimining, l’orgasmo su letto di patatina fritta bisognava aspettarselo. (c.m.)

 

Dichiarazione del sindaco di Rimini Andrea Gnassi:

Rimini non ha scelto Cattelan né Cattelan ha chiesto a Rimini. Ci siamo trovati, forse grazie alla curiosità e al coraggio reciproco. In un momento storico in cui la città cambia (no cemento, grandi motori culturali al posto di quelli immobiliari), Rimini ha incrociato il più discusso e controverso degli artisti mondiali che ha puntato il suo sguardo verso una città dalle mille interpretazioni e contraddizioni. Cattelan ha percepito il cambiamento di Rimini e per questo e in questo senso ‘l’ha scelta’. La forza dell’arte è che consente ad ogni testa, ad ogni occhio, ad ogni cuore, insomma ad ognuno di noi di interpretare l’opera stessa, di interpretare l’opera ed il contesto che la ospita. In definitiva ognuno di noi ha un suo angolo di lettura. Niente come l’arte contemporanea, con le sue allusioni, visioni, metafore, il suo rompere codici estetici consolidati, sa esprimere il senso della modernità e dunque delle città in movimento. Il Duomo di Leon Battista Alberti non andò ad ‘offendere’, ricoprendola di simboli ambigui, la più antica Chiesa di San Francesco? Caravaggio non fu forse ripudiato dalla committenza quando dipinse una figura sacra prendendo a modello una prostituta morta affogata nel Tevere? Lo stesso teatro Galli non andò a rompere traumaticamente l’armonia di una piazza d’armi? Oggi giornalisti, fotografi, media, blogger di tutto il mondo, incuriositi dall’opera di Cattelan, scoprono Rimini città romana (opere al ponte di Tiberio e all’arco d’Augusto); Rimini oggetto di un grande cantiere teatrale dopo 70 anni di nulla e di macerie, vera e propria zavorra per la nostra comunità; le contraddizioni e le ipocrisie di una città che esattamente 30 anni fa contestava ferocemente Tondelli per la sua descrizione di Rimini quale Nashville o Las Vegas italiana, salvo oggi rimpiangerlo perché ‘allora eravamo il centro del mondo’; di una città persino costretta a vivere con il peso di un machismo greve, rimpianto e anche tollerato (c’erano anche i concorsi in cui si davano i punteggi alle donne…). Queste sono mie, personali suggestioni, tra le tante, nel caleidoscopio delle interpretazioni, nessuna delle quali definitiva. In questo senso chi sta a Rimini oggi è fortunato: perché nel mondo si parlerà di Rimini, e Rimini stessa dibatterà sul linguaggio dell’arte, sulla irruzione dell’arte contemporanea nella storia della città, nella sua carne viva. Si discuterà d’arte nel mondo e in Italia grazie a Rimini. In un’Italia in cui si dibatte solo di calciomercato e rancori. Si discuterà di cultura e della sua potenza, con la leggerezza di un altro simbolo, questo tutto balneare, riminese: una cartolina. Cartoline appunto. E chi nella vita, andando in vacanza, non ha mai spedito una cartolina? Ce n’erano e ce ne sono di tutti i tipi: hanno monumenti, paesaggi, bellezze, spesso ironiche, irriverenti, imbarazzanti, scherzose, ambigue, metaforiche. Oggi Rimini evoca, racconta i suoi paesaggi urbani, i suoi cambiamenti, con la semplicità, l’ironia e la forza di cartoline fatte da uno dei più grandi artisti del mondo.

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