L’Oratorio di San Girolamo nella Rimini delle confraternite

L’Oratorio di San Girolamo nella Rimini delle confraternite

La «Venerabile Compagnia» e i luoghi di fede e arte che hanno preso forma in città dal '400, insieme alle loro trasformazioni nel corso dei secoli.

Tra le molte Confraternite religiose che in antichità albergavano a Rimini, è importante ricordare quella “Venerabile di San Girolamo”. Oggi l’oratorio al quale la Confraternita faceva riferimento, non esiste più. Resta uno scenico e bel fronte di recinzione dell’area formato da un cancello con colonne, e due edifici di uguale fattura ai suoi lati.
Leggendo il tomo “Inventari delle Compagnie della Città dal 1600 al 1790” conservato presso l’Archivio Diocesano di Rimini, possiamo apprendere molto circa la storia di quella Confraternita religiosa; in effetti, in apertura dell’inventario ne è riportata la storia della sua origine. La Venerabile Compagnia fu istituita nell’anno 1437 quando Papa Eugenio IV le concesse la chiesa intitolata a San Giovanni Battista, fino allora posseduta dai Frati Armeni, che viene situata “nella Pattarina vicino al Monastero delle RR. Monache degli Angeli”.

Papa Eugenio IV (fonte Wikipedia)

La chiesa fu “nuovamente riedificata nel 1783” a causa del suo mal ridotto stato, e consacrata nell’anno successivo, comprese due campane delle quali viene riportato anche il peso.
All’interno di essa viene evidenziato un importante dipinto rappresentante S. Giovanni Battista predicante nel deserto, “opera del Nobile Sig.r Giuseppe Soleri uno dei Confratelli della prelodata Compagnia”.
Il pittore Giuseppe Soleri Brancaleoni era di nascita nobile, appartenente ad una famiglia allora importante “ma non si ammantò di supponenza né cedette all’ostentazione: e i suoi quadri appaiono come un documento di sentimenti cheti e modesti così come potevano esistere in un luogo un po’ dimenticato, un po’ oscuro, ancorché fitto di palazzi, accademie, biblioteche e di antiche vestigia: vale a dire Rimini, XVIII secolo” (G. Milantoni, 1987). Non sorprende allora che la notorietà di questo pittore sia legata al ritratto miracoloso della Madonna della Chiesa di S. Chiara che nel 1850 fu vista alzare gli occhi al cielo (qui). Ma proseguiamo.
Nel 1626 era stato, grazie a varie elemosine e lasciti, costruito un nuovo oratorio ottagonale nel vasto orto di detta Chiesa intitolato a San Girolamo, in cui esiste un quadro di Giovan Francesco Barbieri detto “il Guercino” ritraente la visione di San Girolamo, di proprietà della Confraternita ed esposto presso il Museo della città di Rimini.

Guercino, Visione di San Girolamo (fonte Wikipedia)

Nelle pareti dell’edificio vi erano inoltre dipinti “delli S.ri Mettelli, e Colonna celebri pittori Bolognesi” e importanti scranni che le adornavano, riccamente dorati.
Dal racconto emerge che un altro oratorio fosse ricompreso all’interno di quello principale; forse in un piano sottostante nello stesso sedime del primo, ma ci torneremo. Sta di fatto che si parla di ciò, e che i Confratelli qui officiassero quotidianamente. Il predetto oratorio era dedicato a San Primo, “essendovi un Corpo battezzato con tal Nome, che nel 1644 fu donato dal Padre Giulio Diotallevi sotto il Pontificato di Urbano VIII”. Il corpo era conservato in una cassetta “coperta di Damasco rosso, e posto in Nicchia con suo ornato dorato all’esterno”.
Vi era poi un quadro rappresentante la Beata Vergine con San Giovanni Battista in tenera età, e San Girolamo, opera del pittore riminese Giovanni Battista Costa. Oltre agli scranni perimetrali in abete dipinto a noce, un altare isolato di pietra, e nel 1752 nella chiesa fu posta una Via Crucis.
La descrizione generale termina riportando un fatto importante. Nel 1624 in seguito al decesso del notaio in Rimini Ippolito Mariani, membro della Confraternita, questi lasciò alla stessa ogni suo bene consistente in una cospicua eredità.
In seguito, come è ovvio, l’inventario prosegue con tutta una serie di suppellettili, arredi sacri e mobili, elencando i beni minuziosamente a mo’ di rubrica alfabetica. Di tutto ciò, ci preme soffermarci alla lettera “Q” in cui sono elencati i quadri.
“Quadro di S. Girolamo nell’Oratorio Grande del Guercino;
Quadro rap.te la S.a Famiglia, e S: Gio: Battista del Sig.re Gio: Batt~a Costa Riminese;
Quadro rap.te la SS~ma rinità con i dodici Apostoli, Maria Vergine, e S. Battista di poca considerazione;
Quadri diversi posti nella Sagrestia dell’Oratorio Superiore, avutisi coll’Eredità del fu Ippolito Mariani frà quali ritrovasi un basso rilievo in Cornice di Giuseppe; Trentanove Scultore Riminese, e due ritratti uno del fu Monsign:re Antonio Sartoni, e l’altro del fu Sign:re Giuseppe Simoli.”
Inoltre anche molti argenti costituenti calici, candelieri ed altri oggetti d’uso liturgico, e perfino un “Reliquiario con sua Reliquia di S. Girolamo”.

In occasione del terremoto del 24 dicembre 1786, l’oratorio subì danni per la somma di Scudi 160, e così il Valadier annota:
“A. Chiesa della Confraternita di S. Girolamo di figura ottagonale bislunga con un solo altare, e con Oratorio sotto similmente con altro Altare. Annessa a questa evvi altra piccola Chiesina con alcune stanze contigue ed un Granaro, o magazeno, né quali tutti anderanno fatte diverse rinacciature, e nella Chiesa maggiore sudetta dovranno farsi ritoccare le belle pitture che tutta nell’interno, e nel soffitto di camera canna l’adornano, quali danni attentamente considerati credo occorrere S 160:=”.
Nel quadro sinottico allegato al termine della perizia, il Valadier censiva 14 confratelli facenti parte della Congregazione, e la stessa appartenente alla parrocchia di S. Innocenza.
Ma come è cambiata nel tempo quell’area?
Nel citato inventario è acclusa una mappa a firma dell’architetto Gaetano Stegani, in cui l’area è divisa in due livelli altimetrici di terreno collegati tra loro da due scale adiacenti il corpo di fabbrica principale. Questo aspetto potrebbe giustificare la descrizione riportata in apertura, dove i due descritti oratori – San Girolamo e San Primo – erano situati su due differenti livelli e di opposto ingresso.
In quel sito si accedeva da un unico accesso dalla strada della Patarena laddove nel lato sinistro vi era una chiesa intitolata a San Giovanni Battista, ed al lato destro un edificio ad uso magazzino. In alto, a sinistra dell’Oratorio, adiacente al “vicolo che conduce alla Piazza grande”, vi era l’abitazione del sagrestano. A destra inoltre, il sito confinava con il Convento delle Monache degli Angeli.

Pianta del sito di San Girolamo dell’architetto Gaetano Stegani (fonte Archivio Diocesano di Rimini).

In questa planimetria, disegnata con la scala metrica del tempo, possiamo ricavare le dimensioni del corpo di fabbrica dell’Oratorio. Lo Stegani ci indica una pianta quadrata di cui ogni lato misurava 31 piedi riminesi. Il Piede riminese, misurava poco più di 54 centimetri (qui). Ora, applicando questa trasposizione e moltiplicando per le predette dimensioni, sappiamo che l’Oratorio aveva due lati uguali pari a m. 15,00 circa cadauno, con una superficie quindi pari a 225,00 metri quadri circa.

In seguito nel Catasto Gregoriano, dai brogliardi relativi si riscontra:
la ex Casa del Sagrestano distinta al n. 508, ora di proprietà della Congregazione di Carità di Rimini, risulta essere destinata a “casa d’affitto”;
l’Oratorio, distinto al n. 514, è classificato come appartenente alla Pubblica Beneficienza di Rimini e per San Girolamo, e destinato a “Chiesa sotto il titolo di S. Girolamo aperta al Culto”.
L’edificio al n. 516, della medesima proprietà, è indicato come “Piccolo Oratorio altre volte annesso alla da Chiesa di S. Girolamo ora ad uso magazzeno d’affitto.
Per l’ultimo edificio, con il n. 517, sempre della stessa proprietà, si legge: “Altro Oratorio come sopra, ora ad uso della Scuola d’Ornato”.
Le particelle 516 e 517 sono quelle che ci sono pervenute ad oggi, assieme allo scenico ingresso, scampate alla distruzione dell’ultima guerra.

L’area come si presenta oggi.

Oggi il complesso è costituito da una parte commerciale e ancor prima da un circolo Acli. E in passato il suo bel giardino ospitava anche la primigenia Chesa de Vein, semplice, senza pretenziosità – in tutto – ma ottima struttura, nella quale nelle sere estive si poteva, nella massima pace e tranquillità, deliziarsi di un’ottima piadina accompagnata da altrettanti deliziosi salumi, e gustare del buon vino locale; quando ancora le chiassose cosiddette ordinarie “cantinette” erano ben lungi dall’insinuarsi in ogni angolo del Centro Storico.
Persiste tuttavia la tradizione dell’oratorio, rimasto nella chiesetta di sinistra, intitolata a San Giovannino, nella quale la Confraternita continua a portare avanti la sua tradizione con importanti iniziative, dalla sua lontana fondazione ad oggi.

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