La ferrovia è rock, l'aeroporto è lento. Inarrivabile Cagnoni. Maestro di rock economy. Nell'arena riminese della politica, dell'economia, del sistema
La ferrovia è rock, l’aeroporto è lento. Inarrivabile Cagnoni. Maestro di rock economy. Nell’arena riminese della politica, dell’economia, del sistema bancario e delle associazioni di categorie, più abulico che mai, sdraiato sulla crisi, senza palpiti di vita, è l’unico rimasto a farci ballare. Ormai la libera stampa aspetta le sue conferenze per provare il brivido della notizia. Lui non ha deluso nemmeno all’ultima prova.
Non tanto quando ha illuminato i presenti sul bilancio di Rimini Fiera (ovviamente un successo perché son di Cagnoni le magnifiche sorti e progressive) quanto su quel capolavoro di risposta sul tema dell’aeroporto.
Ha fatto impallidire Giosuè Carducci, quello del treno, “un bello e orribile mostro si sferra, corre gli oceani, corre la terra, corusco e fùmido come i vulcani, i monti supera, divora i piani; sorvola i baratri; e indomito di lido in lido come di turbine manda il suo grido”.
Ha detto Cagnoni che l’aeroporto non ha mai fatto volare la Fiera. La differenza l’ha fatta il mostro. “Non ci saranno grandi frutti per la fiera e i congressi dall’aeroporto”. Non ci sono mai stati. “Lo spostamento via aerea dei visitatori del nostro quartiere non è mai stato soddisfacente”. Invece “il treno è fondamentale e per questo abbiamo costruito la stazione ferroviaria in fiera, che oggi intercetta il 15%-20% dei visitatori e questo è molto influente”. Così Cagnoni nella conferenza stampa.
Concetti che in passato sono usciti anche dalla penna di esperti, docenti, conoscitori per scienza del fenomeno fieristico e congressuale. Proprio su Rimini 2.0 il prof. Attilio Gardini ha sostenuto che dal punto di vista della “competitività l’effetto aeroporto è nettamente inferiore all’effetto palacongressi, anzi l’aeroporto non ha avuto nessuna efficacia per l’incremento della competitività: la variazione delle presenze russe sulla Riviera di Rimini sono nettamente inferiori a quelle delle altre destinazioni italiane”.
Impareggiabile Cagnoni. Sembra ieri quando, insieme agli altri soci di riguardo di Aeradria, sedeva in pensierose riunioni dalle quali scaturivano comunicati stampa che assicuravano il territorio sulla infrastruttura aeroportuale “considerata strategica per lo sviluppo socioeconomico” della provincia di Rimini. E tutti a crederci.
Sembra ieri quando Rimini Fiera e Società del Palazzo dei Congressi, presiedute da Cagnoni, detenevano quote azionarie in Aeradria. E nemmeno quote da barboni. Il 7,57% la prima e il 4,35% la seconda. Sembra talmente vero che quelle azioni fossero nel portafoglio delle sue società, che nei bilanci 2013 di Rimini Fiera e Società del Palazzo dei Congressi si legge che “la società di gestione dell’aeroporto di Rimini, Aeradria S.p.A., è stata svalutata in seguito alla dichiarazione di fallimento da parte del Tribunale di Rimini”. E la Fiera ci ha perso 735.896 euro, mentre 115.925 euro la Società del Palazzo dei Congressi.
Ma che sono i bilanci? Sepolcri imbiancati i quali di fuori appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putredine (Matteo 23, 27), carta sottratta alle foreste, numeri vuoti fra un business plan e un altro.
Il bilancio è lento, Cagnoni è rock. Chi glielo dice a Massimo Masini e a tutto il suo vecchio cda, ai presidenti della Provincia e ai sindaci, agli enti che si sono turnati in Aeradria? Lui gliel’ha detto. Recitando la poesia “Il treno” di Giosuè Carducci.
Ma allora, si chiederanno i comuni mortali, perché Rimini Fiera e Società del Palazzo dei Congressi le acquistarono quelle azioni, spendendo denari pubblici e depauperando le rispettive società? Con conseguenze che potrebbero essere anche spiacevoli, legate alle inchieste in corso su Aeradria e dintorni? “Abbiamo deciso di far parte della assemblea dei soci, con delle quote anche discretamente importanti in Aeradria e Società del Palazzo dei Congressi, con l’obiettivo di far entrare gradualmente nei temi da discutere e nei problemi da affrontare, anche la questione dei collegamenti con le grandi capitali europee e quindi aprirsi ad un traffico business, che è ciò che a noi interessa”, dice Cagnoni a Rimini 2.0. “Ci interessa come cittadini che ci siano i flussi turistici, ne capiamo l’importanza da un punto di vista economico generale, ma nello specifico per quanto riguarda le nostre esigenze, sia della Fiera che del Palazzo dei Congressi, il problema numero uno è quello di essere collegati ai grandi aeroporti, e dunque fare in modo che i nostri visitatori ed espositori possano fruire di quel servizio. La cosa non è mai stata affrontata, ma non per una questione di pigrizia imprenditoriale, quanto perché approcciare questo tema vuol dire affrontare un piano di investimenti che il nostro aeroporto evidentemente non si è mai sentito di affrontare”. Cagnoni aggiunge: “Io mi auguravo che pian piano queste tematiche potessero essere affrontate, ma naturalmente per come sono andate le cose non era proprio il caso di parlarne”.
Ne parlerà con la nuova gestione del “Fellini”? “Credo che sarà uno dei temi da affrontare appena ce ne sarà la possibilità, perché non credo che farà parte delle priorità immediate della nuova gestione, che immagino vorrà anzitutto recuperare i flussi di natura turistica, come abbiamo ascoltato anche da alcune dichiarazioni, e in primo luogo avranno nel cuore il tema dei flussi russi e poi degli altri paesi dell’Est e forse, questa è una novità, di recuperare una certa presenza, che avevamo in passato, nei mercati del nord Europa. Si parlerà dei collegamenti con alcune grandi capitali europee in un secondo momento, quando l’aeroporto avrà irrobustito i suoi muscoli e potrà pensare che un programma di quella natura possa essere alla sua portata”. Ma, aggiunge Cagnoni, “rientra nel mio mestiere spingere in quella direzione perché la concorrenza con gli altri quartieri fieristici che ospitano degli aeroporti perfettamente efficienti da questo punto di vista, è implacabile, in alcuni casi e su alcuni business che si sono tentati anche nel passato si è dimostrata insuperabile: ci sono fiere che possono stare in certi siti solo se sono assistite da un aeroporto che sia perfettamente efficiente”.
Ad oggi lei è stato contattato dalla nuova gestione di Airiminum? “No, non ho avuto nessun contatto”. Speriamo che qualcuno di Airiminum prenda il treno, prima o poi, che ferma a Rimini Fiera.
Claudio Monti
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