Attenzione, i gnassiani a Bologna mettono in croce Emma Petitti perché, esprimendosi sul risultato elettorale riminese, è incorsa nel reato di lesa maestà. "Quando fa molto freddo, anche allentare un po’ la sciarpa rischia di essere un’azione autolesionista", dicono. Quando l'autolesionismo nel Pd sembra lo sport più praticato.
Attenzione. Sostenere che Andrea Gnassi ha avuto la coda di paglia nella sua lacunosissima analisi politica sul voto che l’ha travolto insieme a Sergio Pizzolante è reato di lesa maestà. I gnassiani a Bologna sferrano un attacco contundente a Emma Petitti, la quale, da tempo nel mirino dei renziani della corte del principe di Rimini, ha osato dire che non è bello nascondersi dietro agli alibi e, soprattutto, che il “modello” creato in laboratorio dalla coppia anomala (una sorta di unione civica) sulla quale si regge la famigliola di palazzo Garampi, è evaporato il 5 marzo, quando si sono conosciuti i risultati della tornata elettorale che ha ribaltato il quadro politico italiano. I “modelli”, si sa, so’ piezz’e core, chi li crea ci si affeziona anche e andarli a toccare è come dire ad una madre che il figlio è un fallito. E poi già il casco d’oro cantava nessuno mi può giudicare e la verità ti fa male, lo so.
Nadia Rossi e Giorgio Pruccoli prendono posizione contro Emma Petitti e l’incipit del loro intervento è pura catechesi comunista: “Emma Petitti, il nostro assessore territoriale in Regione, nella sua breve ma intensa pre-analisi del voto dice alcune cose condivisibili (serve un dibattito serio, profondo!) e altre che sarebbe stato opportuno puntualizzare, attendendo i momenti dedicati, interni al partito. Un passaggio però ci costringe a intervenire subito, augurandoci si tratti di un fraintendimento. Tacere su questo potrebbe significare condivisione e non lo è”. Se è il “nostro assessore” come ha potuto osare tanto? Avrebbe dovuto parlare in camera caritatis (quando nel Pd in questo momento va in scena il tutti contro tutti). Tacere potrebbe significare condivisione, il che lascia pensare che qualcuno abbia fatto notare ai due che, stando zitti, avrebbero avallato le accuse a Gnassi, Non sia mai.
Il tocco di classe, l’apoteosi della stretta osservanza della liturgia comunista, arriva però in questo passaggio: “Quando parliamo non lo facciamo coi nostri nomi di battesimo, quelli sono incollati temporaneamente a un ruolo istituzionale. Ed è questa la cosa veramente sgradevole e fuori registro delle critiche dell’assessore Petitti: vi è, nei fatti, un attacco di un’istituzione verso un’altra per motivare uno “tsunami” che ha travolto il Pd dalla Sicilia alle Alpi. Non accade in nessun caso, per motivi che non varrebbe la pena neanche spiegare; figuriamoci poi se l’input alla base sono logiche interne a un partito, forse di corrente”. Cioè Emma Petitti non avrebbe dovuto esprimere un giudizio politico in quanto riveste la carica di assessore regionale. Viva il democratico partito.
Finito con la forma, però, nella sostanza Rossi e Pruccoli si schierano con i perdenti di Rimini, sollevandoli da qualunque responsabilità. “Il vento nazionale è soffiato gelido e crudo a tutte le latitudini e le responsabilità sono senz’altro a livello centrale e non locale. La scheda e i simboli del centrosinistra erano gli stessi a Parma, Piacenza, Bologna, Ferrara, Cesena, Reggio Emilia… nella confinante Pesaro. Adesso cosa diremo che è finito il modello Parma, Piacenza, Ferrara, Cesena e via andare per migliaia di amministrazioni locali? A costo di ripeterci, ribadiamo che questo è il momento dell’analisi, anche impietosa, e insieme della compattezza e della responsabilità che portano a non polemizzare. Quando fa molto freddo, anche allentare un po’ la sciarpa rischia di essere un’azione autolesionista. Bisognerà lavorare sodo”. Si va verso la primavera e la sciarpa forse si può anche allentare senza rischiare l’autolesionismo. Pure i due consiglieri regionali non vedono, in sintesi, che il vento gelido a Rimini ha rotto tutte le condutture, a differenza di Modena, Bologna, Ravenna e Forlì, dove il freddo ha fatto danni ingenti ma l’acqua ha permesso a qualche parlamentare del Pd e di Patto Civico di non morire di sete.
Dopo avere scaricato tanto fiele addosso a Emma, i due fanno i francescani: “Se abbiamo frainteso… beh… come non detto, ci chiariremo in direzione”. Proprio una bella compagnia quella dem.
Si sente obbligato a parlare anche Juri Magrini, colpito di rimbalzo. Reo pure lui di avere commentato la sconfitta in un post che noi abbiamo portato allo scoperto. E dice fra l’altro che “nelle parole dell’Assessore Petitti non vedo nessun attacco istituzionale, solo considerazioni politiche, anche perché se così non fosse, cosa dovrebbero pensare quei cittadini quando, nei territori, vedono l’Istituzione più importante della propria città, il Sindaco, che magari non hanno votato, spendersi pubblicamente per una parte politica?”. Altri sindaci, come quello di Cesena, pure lui Pd, tendono la mano ai parlamentari eletti, seppure leghisti e berlusconiani, mentre il nostro fa lo scontroso perché ha perso per strada Pizzolante e Arlotti. Insomma, Amaracmand, anche se l’Italia (e men che meno Rimini) non si muove col Pd, non è un buon motivo per sfoderare le spade e farsi a pezzi.
Rossi e Pruccoli: le critiche sgradevoli di Emma
Emma Petitti, il nostro assessore territoriale in Regione, nella sua breve ma intensa pre-analisi del voto dice alcune cose condivisibili (serve un dibattito serio, profondo!) e altre che sarebbe stato opportuno puntualizzare, attendendo i momenti dedicati, interni al partito. Un passaggio però ci costringe a intervenire subito, augurandoci si tratti di un fraintendimento. Tacere su questo potrebbe significare condivisione e non lo è.
Va premesso che anche a Rimini, in Direzione, negli ultimi anni l’analisi sulle sconfitte locali non abbia sempre soddisfatto tutti. Ma, alla fine, ci è sempre stata un’apprezzabile assunzione collettiva di responsabilità. Nel passato recente abbiamo fatto così dopo le elezioni a Riccione, Coriano, Morciano, Cattolica. Oppure dopo la brusca frenata al processo regionale di riforme istituzionali, che proprio in provincia di Rimini ha fatto segnare gli stop più brucianti.
Quando parliamo non lo facciamo coi nostri nomi di battesimo, quelli sono incollati temporaneamente a un ruolo istituzionale. Ed è questa la cosa veramente sgradevole e fuori registro delle critiche dell’assessore Petitti: vi è, nei fatti, un attacco di un’istituzione verso un’altra per motivare uno “tsunami” che ha travolto il Pd dalla Sicilia alle Alpi. Non accade in nessun caso, per motivi che non varrebbe la pena neanche spiegare; figuriamoci poi se l’input alla base sono logiche interne a un partito, forse di corrente.
Tra le concause dell’insuccesso di domenica, sappiamo tutti che vi è anche l’esibizione di un tasso di litigiosità interna eccessivo. Dunque, ora più che mai, sarebbe il momento della responsabilità. Peraltro la data della Direzione è fissata; quello sarebbe stato il luogo e lo spazio in cui guardarsi in viso con franchezza fino a dirsi tutto, ricordando sempre che portiamo, alcuni di noi, pezzi di Istituzione sulle spalle.
Il vento nazionale è soffiato gelido e crudo a tutte le latitudini e le responsabilità sono senz’altro a livello centrale e non locale. La scheda e i simboli del centrosinistra erano gli stessi a Parma, Piacenza, Bologna, Ferrara, Cesena, Reggio Emilia… nella confinante Pesaro. Adesso cosa diremo che è finito il modello Parma, Piacenza, Ferrara, Cesena e via andare per migliaia di amministrazioni locali? A costo di ripeterci, ribadiamo che questo è il momento dell’analisi, anche impietosa, e insieme della compattezza e della responsabilità che portano a non polemizzare. Quando fa molto freddo, anche allentare un po’ la sciarpa rischia di essere un’azione autolesionista. Bisognerà lavorare sodo.
Riteniamo che per le Amministrative, per la Regione, nel 2019 la partita ci vedrà protagonisti con le nostre facce e i programmi chiari dei nostri candidati e sindaci, per le città e per la Regione con Bonaccini. E non basteranno candidati fantasmi qualsiasi, sospinti dai simboli nazionali, da parte di Lega e 5 Stelle. Il campo sarà un altro. Non scontato, certo, ma un altro.
Se abbiamo frainteso… beh… come non detto, ci chiariremo in direzione. Luogo dove riteniamo, anche qui con un distinguo dell’assessore Petitti, che il tema dell’eventuale sostegno a governi dei vincitori delle elezioni non si tira fuori per evitare il dibattito serio, ma va chiuso definitivamente e politicamente con un “no grazie”. Sarebbe auspicabile un congresso nazionale che possa portare a una candidatura unica, forte ed autorevole, con attorno una squadra di alto rango.
Intanto cogliamo l’occasione per ringraziare i tanti iscritti e militanti che si sono prodigati in una campagna elettorale dispendiosissima a livello di energie, ad iniziare dai candidati. In una campagna dal vento contrario che ha visto tanti, forse non tutti, metterci faccia, cuore e tempo. Questa volta non è andata ma possiamo rimetterci in piedi e ripartire. Per le elezioni dell’anno prossimo. A partire dai nostri bravi sindaci e dal presidente di Regione. Dipende da noi. Questa volta da tutti noi.
Nadia Rossi Giorgio Pruccoli
Juri Magrini: dire quello che si pensa
Avrei preferito continuare a restare fuori dal dibattito politico come mi ero imposto da mesi, ma la nota dei due consiglieri regionali Rossi e Pruccoli mi obbliga subito ad alcune considerazioni perché traspare dalla loro nota una vena di “strana” responsabilità, che credo arrivati a questo punto non sia utile a nessuno.
Penso che la responsabilità oggi sia dire pubblicamente quello che si pensa visto che le direzioni del partito in streaming non le ho inventate io. E’ vero, negli ultimi anni l’analisi delle sconfitte non ha trovato tutti soddisfatti nelle discussioni fatte nella Direzione del PD, forse perché le analisi e le previsioni che il sottoscritto faceva afferivano ad una linea politica nazionale che ritenevo sbagliata, come il disastroso esito di domenica ha certificato. Forse non soddisfacevano perché più volte ho ribadito, e continuo a pensarlo, che a differenza di un tempo, le dinamiche nazionali influenzano sempre di più le elezioni locali, basti pensare alle vicende riccionesi legate al quartiere di San Lorenzo, che vede oggi una delle protagoniste viaggiare verso Roma.
Se ogni volta che un Assessore o un sindaco interviene pubblicamente esprimendo delle valutazioni politiche, viene attaccato con l’arma stantia e vecchia della retorica delle correnti e dei litigi interni credo sia il miglior modo per continuare a perdere, oggi ed in futuro, altrimenti mi chiedo come vanno catalogate le amorevoli considerazioni fatte tra il Segretario Regionale del PD Calvano e l’Onorevole Marattin? Oppure tra il Ministro Lotti e il Ministro Orlando? E potrei continuare.
Nelle parole dell’Assessore Petitti non vedo nessun attacco istituzionale, solo considerazioni politiche, anche perché se così non fosse, cosa dovrebbero pensare quei cittadini quando, nei territori, vedono l’Istituzione più importante della propria città, il Sindaco, che magari non hanno votato, spendersi pubblicamente per una parte politica? Mi auguro che non solo la Direzione Provinciale, ma tutto il PD possa fare un’analisi molto profonda della sonora batosta che abbiamo subito e concordo con i due consiglieri sul fatto che possiamo rimetterci in piedi e ripartire in vista non solo dei prossimi appuntamenti elettorali ma per ricostruire un partito che ad oggi, per usare le parole del Ministro Minniti “rischia l’estinzione”.
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