Nella maxi truffa (da 440 milioni) con base a Rimini ci sono i bonus dell’edilizia

Nella maxi truffa (da 440 milioni) con base a Rimini ci sono i bonus dell’edilizia

35 misure cautelari personali di cui otto in carcere e quattro ai domiciliari, ventitré interdittive di cui venti all’esercizio di impresa nei confronti di altrettanti imprenditori e tre all’esercizio della professione nei confronti di commercialisti. Venivano creati crediti d'imposta fittizi, particolarmente sismabonus, bonus facciate e bonus locazioni. I servizi di Rimini 2.0 su quello che sta avvenendo nel settore dell'edilizia.

Il problema c’è, ed è grosso. Nella maxi truffa di cui si parla da stamattina rientra anche la gallina dalle uova d’oro del bonus facciate e del sismabonus. E d’altra parte era facile immaginare che il business avesse richiamato gli esperti della truffa. Due gli articoli che Rimini 2.0 ha pubblicato sul tema: partendo dai numeri ufficiali che denotano una consistente e repentina crescita nel settore delle imprese edili, ci siamo posti alcune domande, girate anche ai rappresentanti sindacali e dei costruttori. Non ci risulta che qualcuno a Rimini avesse ancora posto l’attenzione su questo tema.

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Le prime notizie diffuse riferiscono che da questa mattina la Guardia di finanza sta eseguendo un provvedimento del Gip presso il Tribunale di Rimini con cui sono state disposte 35 misure cautelari personali di cui otto in carcere e quattro ai domiciliari, nonché ventitré interdittive di cui venti all’esercizio di impresa nei confronti di altrettanti imprenditori e tre all’esercizio della professione nei confronti di altrettanti commercialisti, in quanto ritenuti componenti di un articolato sodalizio criminale con base operativa a Rimini ma ramificato in tutto il territorio nazionale, responsabile di aver creato e commercializzato per 440 milioni di euro falsi crediti di imposta, introdotti tra le misure di sostegno emanate dal Governo con il decreto rilancio, durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria da Covid-19 per aiutare le imprese e i commercianti in difficoltà. L’hanno chiamata “operazione free credit”.
In atto 80 perquisizioni ed il sequestro dei falsi crediti, di beni e assetti societari per il reato di indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato. Tra loro, in nove avevano presentato domanda di reddito di cittadinanza e tre avevano precedenti di polizia per associazione a delinquere di stampo mafioso. E’ un quadretto poco rassicurante.
A richiamare l’attenzione degli inquirenti è stato l’esame della documentazione di una presunta “cessione di crediti d’imposta”, riguardante una società già attenzionata in un altro procedimento penale per reati fallimentari. Incrociando i dati è emerso che i crediti erano inesistenti per carenza di requisiti. Le indagini sono partite dalla scorsa estate ed hanno permesso di portare a galla una organizzazione criminale dedita alla creazione e commercializzazione di falsi crediti di imposta, successivamente monetizzati cedendoli a ignari acquirenti estranei alla truffa, portati in compensazione con conseguente danno finale alle casse dello Stato. Venivano creati crediti d’imposta fittizi, particolarmente sismabonus, bonus facciate e bonus locazioni.
Quale era il ruolo dei commercialisti secondo gli inquirenti? Quello di indicare le società in forte difficoltà economica utilizzate come “scatola” per generare indebiti crediti d’imposta. Entravano quindi in azione dei prestanome che potevano accedere alle credenziali per trasmettere, attraverso il sito dell’Agenzia delle Entrate, le comunicazioni relative alle cessioni crediti. Il passaggio successivo sarebbe stato quello di dichiarare pagamenti molto superiori a quelli reali per quanto riguarda i canoni di locazione, ma anche sventolando lavori edili che non sarebbero nemmeno mai partiti, sempre con l’intento di generare crediti di imposta, ovviamente non dovuti. La trottola delle cessioni di crediti d’imposta era ben articolata e riguardava società compiacenti ma anche soggetti del tutto all’oscuro del meccanismo criminale ideato.
Da quanto si apprende il profitto dei reati sarebbe stato investito in attività commerciali e immobiliari, veicolato, attraverso una fatturazione di comodo, verso alcune società partenopee per essere monetizzate in contanti, trasferito su carte di credito ricaricabili business, con plafond anche di 50.000 euro e prelevato in contanti tramite vari bancomat. Ma anche impiegato per finanziarie società a Cipro, Malta, Madeira, convertito in criptovalute e investito in lingotti d’oro.

Aggiornamenti. L’Ordine dei Commercialisti di Rimini, dopo aver appreso questa mattina che nell’operazione condotta dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rimini e relativa a falsi crediti di imposta, sarebbero coinvolti anche commercialisti, annuncia che sarà immediatamente sospeso il nominativo segnalato dagli inquirenti.
“In questi due anni di pandemia – dice Giuseppe Savioli, Presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Rimini – i nostri iscritti sono stati al fianco di famiglie ed imprese per aiutarli ad ottenere fondi utili alla sopravvivenza economica, interpretando norme spesso improvvise e complicate. Ogni deroga ad un comportamento eticamente irreprensibile è intollerabile. Se possibile lo è ancor di più in casi come quelli che si profilano. Non esprimiamo nessun giudizio preventivo, anzi ci auguriamo che i professionisti coinvolti siano in grado di dimostrare la loro estraneità. Però procederemo applicando puntualmente tutto quanto previsto dalle norme e dal regolamento dell’Ordine. Al momento ci assalgono uno sconforto enorme e tanta rabbia, perché sappiamo bene quanti colleghi stiano soffrendo coi loro studi professionali a causa della pandemia e quanta difficoltà ed impegno stiano profondendo per assistere famiglie ed imprese nel ginepraio di norme che quotidianamente ci coinvolgono”.

Il commento del sindaco di Rimini. Anche il primo cittadino prende posizione. Ma cosa dice? Ringrazia il «personale del Comando Provinciale della Guardia di Finanza e alla Procura della Repubblica di Rimini per la vasta operazione portata a termine». Si dichiara preoccupato per modalità ed entità della frode milionaria, che «indigna perché pone le sue basi sulla volontà di farsi gioco dello Stato nel momento di massima vulnerabilità del Paese». Condanna quel che è emerso: «uno spaccato intollerabile, che vede una rete di professionisti e imprenditori senza scrupoli». Ma non si consegna allo scoramento e alla sfiducia e guarda ad «una fotografia ben più luminosa», ovvero al racconto che «arriva dal Sole 24 Ore che oggi sulle sue colonne dà spazio alla crescita e ai progetti del gruppo Focchi, l’azienda riminese che anno dopo anno sta conquistando i mercati internazionali». Ma davvero? Applausi a Focchi, naturalmente, ma compito dell’amministrazione comunale dovrebbe essere quello di tenere gli occhi aperti su determinati fenomeni e agire di conseguenza, quanto meno essere al corrente che in provincia di Rimini negli ultimi sei mesi del 2021 sono spuntate come funghi imprese edili che sono salite sul carro dei bonus dell’edilizia: chi sono, da dove vengono, che struttura hanno? Senza mai dimenticare nemmeno i ripetuti allarmi fatti propri da tutte le istituzioni sulle mani poco pulite che Rimini si trova addosso non da oggi, ma da decenni, in termini di “infiltrazioni” nel tessuto economico. Solo chiacchiere e distintivo è un po’ pochino.

Il senatore Croatti: giù le mani dal Superbonus. «In merito al dibattito di queste settimane sul superbonus edilizio ribadisco che è necessario agire con determinazione per rendere il superbonus ancora più efficace e che su questo tema il confronto con il Governo è serrato. Queste truffe non siano un pretesto per indebolire queste agevolazioni ma uno stimolo per renderle ancora più forti», spiega il senatore riminese del movimento 5 stelle. «Condivido l’esigenza di mettere in campo maggiore trasparenza e tracciabilità, ma questo non può coincidere con il blocco totale dell’iter della cessione del credito legato al Superbonus 110%. I nostri emendamenti al decreto Sostegni-ter introducono meccanismi di digitalizzazione e certificazione che consentono un maggior controllo sulla circolazione dei crediti: il sistema consente di sapere a chi vanno e cosa se ne fa, in modo da evitare truffe. Questo ci consentirà di riaprire, sempre per via emendativa, alla libera circolazione dei crediti da e verso soggetti autorizzati, come banche e intermediatori finanziari». Che sia sufficiente?

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