Nella tappa riminese del Tour de France l’omaggio alla prima donna che partecipò al Giro d’Italia

Nella tappa riminese del Tour de France l’omaggio alla prima donna che partecipò al Giro d’Italia

La pronipote della pioniera del ciclismo femminile professionistico è di Rimini. Poteva farsi sfuggire l'occasione del passaggio in città, il prossimo 29 giugno, della mitica competizione? Certamente no, e infatti all'Hotel Cristallo si sta preparando il tributo a "zia" Alfonsina Strada. Che sarà ricordata anche con l'emissione di un francobollo.

Forse qualcuno potrebbe definirla una “femminista” ante litteram, ma non si tratta esattamente solo di questo. Certo ci fu in lei una caparbietà fuori dal comune e la ricerca continua di riscatto da una infanzia molto povera.
Parliamo di Alfonsina Strada che fu la prima donna a partecipare al Giro d’Italia nel 1924 con gli atleti maschi e a stabilire il record dell’ora sulla bici, record che durò per quasi un trentennio. La passione per la bici di Alfonsa Rosa Maria Morini, che da coniugata diventò Alfonsina Strada, era nata in una famiglia poverissima a Castelfranco Emilia (che ai suoi tempi faceva parte della provincia di Bologna, oggi invece della provincia di Modena) il 16 marzo 1891.

Ma dove vai bellezza in bicicletta…Alfonsa Rosa Maria Morini, per tutti Alfonsina Strada (fonte Wikipedia).

Era la seconda di dieci figli di Carlo Morini e Virginia Marchesini, una coppia di braccianti delle campagne emiliane. Scoprì il suo talento sulle due ruote a nove anni quando ebbe in regalo la sua prima bici. Il padre non avrebbe potuto comprargliela ma il dottore del paese gliela regalò, dopo che alla figlia quest’ultimo aveva comprato una bici nuova. Con quella bicicletta sgangherata per l’usura la piccola Alfonsina scoprì che avrebbe potuto realizzare i suoi sogni di libertà ed emancipazione. Innanzitutto in bici batteva chiunque tra coetanei maschi e poi, quel mezzo di trasporto le faceva raggiungere con più facilità i posti vicini e lontano da casa. Già a quattordici anni aveva partecipato a diverse gare, peraltro di nascosto dai genitori, ai quali diceva che andava alla messa domenicale mentre era in giro a gareggiare con la bici. In una delle prime gare vinte ebbe in premio un maiale vivo, come scrive nel libro del 2004 dedicato a lei (Gli anni ruggenti di Alfonsina Strada, Ediciclo Editore) Paolo Facchinetti, giornalista e scrittore bolognese.

Il suo mito non crebbe, per così dire, sull’onda delle “recriminazioni femministe” ma sulla capacità di realizzare i propri desideri, senza mollare mai. Fu la prima donna, come dicevamo, a partecipare a gare come il Giro d’Italia e a quello della Lombardia e considerata tra le pioniere di questo sport. Vero, si iscrisse al Giro di 100 anni fa forse con un escamotage visto che il funzionario all’atto di iscrizione non si accorse che lei fosse una donna perché al suo nome si evitò di scrivere la “a” finale: Alfonsin Strada. Anche se in verità, l’organizzatore di allora, Emilio Colombo (un vero genio di quello che in futuro si sarebbe chiamato “marketing”) la sostenne e fece di tutto per iscriverla, pure se il suo nome venne reso noto ai giornali solo tre giorni prima dell’inizio del Giro. E peraltro mentre la Gazzetta dello Sport lo scrisse correttamente, altri giornali riportarono il suo nome come “Alfonsino” o “Alfonsin”. Ma è altrettanto vero che dei 108 iscritti al Giro quell’anno (solo 90 si presentarono alla partenza) arrivarono alla fine della massacrante gara solo in una trentina e tra questi lei, col pettorale numero 72. Vero anche che in alcune tappe arrivò con più di due ore di ritardo ma mai gli organizzatori la espulsero anche perché, nonostante tutto (in una tappa ruppe il manubrio che aggiustò con spago e un manico di scopa) riuscì a concludere tutte le tappe. Come ricorda Facchinetti nel libro già citato “Nuvolari è passato alla storia anche per avere guidato una volta senza volante” con una chiave inglese, “purtroppo nessuno ha mai ricordato che Alfonsina Strada fece qualcosa del genere in bicicletta”.

Sta di fatto che la popolarità di Alfonsina cresceva di giorno in giorno e rubava la scena agli uomini. E spesso all’arrivo riceveva in dono soldi o gioie e l’applauso degli spettatori che si assiepavano lungo la strada per vederla e incitarla. Coi premi in denaro, fra l’altro, pagava la retta del marito finito in manicomio devastato dalle difficoltà economiche ed anche dal fatto di avere subito furti nel suo negozio che chiudeva per andare a seguire la sua “Fonsina” in trasferta. Alfonsina pagava inoltre anche l’orfanotrofio dove c’era il figlio di una sorella, che dopo il parto era emigrata in Francia. Ma nonostante tutto, gli organizzatori negli anni successivi rifiutarono la sua iscrizione al Giro. Arrivò prima il tempo di Bindi e Girardengo, più tardi quello di Bartali e Coppi. Lei comunque partecipava ugualmente in maniera ufficiosa magari alla partenza vestita da ciclista, guadagnandosi la fama e l’amicizia degli atleti maschi e dei giornalisti. Sfruttando questa crescente fama, partecipò a diverse esibizioni di spettacolo nei teatri di varietà e al seguito di circhi, dove eseguiva il pericoloso giro della morte, sia in moto che in bici.
Oltre che nel nostro Paese, andò in Francia, Spagna, nel nord Europa, Russia e perfino in America. Nel 1938, partecipò al record dell’ora femminile “non ufficiale” con i suoi 35,28 chilometri. Morì d’infarto il 13 settembre 1959, all’età di 68 anni, mentre tentava di riavviare la sua pesante Moto Guzzi 500. Forse qualcuno ricorderà il motivetto Ma dove vai bellezza in bicicletta? dei primi anni ‘50 del secolo scorso. Era ispirata a lei e composta dal maestro Giovanni D’Anzi e scritta da Marcello Marchesi per l’omonimo film interpretato da Silvia Pampanini e successivamente dal trio Lescano e da Mina. Ispirato a lei anche uno spettacolo teatrale intitolato “Finisce per A. Soliloquio tra Alfonsina Strada (unica donna a correre nel Giro d’Italia del 1924) e Gesù” di Eugenio Sideri che nel 2014 è andato in scena anche a Rimini al teatro Degli Atti. Poi la “dimenticanza” e le disavventure di questa figura femminile presero il sopravvento. Ci pensò Giorgia Meloni a riportarne alla luce la sua memoria, il 25 ottobre 2022, al momento del suo discorso d’insediamento per chiedere la fiducia alla Camera. Tra le sedici grandi donne d’Italia, il neocapo del Governo donna ha anche citato Alfonsina Strada prima donna ciclista a correre il Giro d’Italia coi professionisti che “pedalò forte contro il vento del pregiudizio”. Non è finita perché, il poligrafico dello Stato, farà uscire l’8 marzo 2024, un francobollo dedicato a lei che sarà ufficialmente presentato a Cremona.

A Rimini vive la pronipote di Alfonsina Strada, Magda Morini, che insieme al marito Leonardo Berardi gestisce l’hotel Cristallo, ora con l’aiuto dei figli. Viveva a Rimini anche un altro pronipote, Marco Morini, fratello di Magda, ma lui è morto quattro anni fa all’età di 64 anni.
Magda aveva soltanto quattro anni quando Alfonsina è deceduta nel 1959; suo nonno Riccardo era il fratello di Alfonsina mentre il nipote, Giovanni Morini, era padre di Magda. Evidentemente, questi ultimi due hanno avuto modo di conoscere più da vicino Alfonsina. Tant’è vero che Giovanni Morini viene citato e ringraziato da Paolo Facchinetti nel suo libro sulla avventurosa vita di Alfonsina Strada.

La pronipote riminese vuole rendere onore e ricordare la bella figura della “zia Alfonsina” con alcune iniziative. Come già annunciato dagli organizzatori, l’edizione 2024 del Tour de France prende il via in Italia. La prima tappa, prevista il 29 giugno, sarà Firenze-Rimini. La commissione comunale che deve scegliere il luogo del traguardo, ha già fatto alcuni sopralluoghi. Ma sostanzialmente le ipotesi formulate sono due: la più probabile e migliore a nostro parere, è quella della piazzola sul lungomare che è davanti al bagno 72, proprio dove s’affaccia, sul viale Regina Elena, l’hotel Cristallo, dove potrebbe essere installato il podio del traguardo. Già per il raduno nazionale degli alpini, l’hotel si era vestito a festa, montando sui balconi tre enormi bandiere italiane di 15 metri di lunghezza per tre metri di altezza. Una di queste sarà utilizzata anche per la prima tappa del Tour, a cui sarà affiancata una bandiera francese e una gigantografia di Alfonsina Strada in bici. Un modo simpatico per onorare questa bella protagonista femminile dello sport e della storia nazionale.

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