Costo previsto quasi un milione di lire, compresi gli espropri. È datato 1947 e venne elaborato negli uffici comunali. Segue quello del 1926 e precede il tentativo del 1959, entrambi di iniziativa privata. Occorrerà attendere il 1969 per avere la struttura a tutt'oggi operativa.
Come si è visto, la storia del Mercato coperto di Rimini è lunga e complessa, e nonostante ciò tuttora non presenta future risoluzioni che escano dal tracciato. Sembra proprio che sia più facile ripetersi stancamente, invece di progettare diverse e migliori soluzioni che possano tracciare un nuovo solco virtuale rispetto al passato.
Già nel dopoguerra, e precisamente nel 1947, ritornò viva la necessità di quella struttura commerciale e fu il Comune di Rimini a proporla con un progetto a cura dell’Ufficio Tecnico Comunale; esso precedeva di un decennio il tentativo successivo di iniziativa privata del commendatore Mario Mariotti del 1959 (qui) e seguiva di poco più di vent’anni anni quello, anch’esso rimasto solo sulla carta, del 1926 (qui).
Nel fondo documentale esistente presso l’Archivio di Stato di Rimini, nelle “Carte Stramigioli”, in una cartella dal titolo “Progetto di Mercato per frutta, verdura e pesce”, è contenuta una soluzione intermedia a quelle di cui abbiamo già dato conto nei nostri precedenti articoli.
L’AREA DI INTERVENTO
Il sedime scelto corrispondeva a quello attuale come si può constatare dalla planimetria, in cui si evidenziano corpi di fabbrica in continuo lungo le vie Castelfidardo e Michele Rosa; non si sa in quali percentuali allora integri, o lesionati dalla guerra. Nella detta area si teneva già il mercato in forma di bancarelle e qualche box, come vedremo, era esistente nella parte confinante opposta alla suddetta via Castelfidardo e per i quali era previsto un completamento consistente in un aumento numerico.
IL PROGETTO
Il progetto era esteticamente modesto, poco invasivo sia per superficie planimetrica di vendita che in elevazione, ed aveva un suo decoro anche se utilizzava materiali di finitura poveri ma, forse, in linea con quei tempi in cui l’economia e la scarsità di prodotti erano l’oggettività con cui fare i conti quotidianamente.
In sostanza il complesso consisteva in vari nuclei commerciali, composti da negozi singoli piuttosto che da spazi comuni, collegati da pensiline. Era in quel contesto che si sarebbero dovute vendere le categorie merceologiche alimentari, in un migliore ambiente sanitario rispetto a quello precedente. Poi comprendeva anche un bar e un’area dedicata alla futura costruzione della casa del custode, dei magazzini e di un vano frigorifero che doveva servire per tutta l’attività.
Il Capitolato aveva per oggetto “il completamento del nuovo mercato di frutta e verdura e pesce” e descriveva in modo chiaro i materiali da impiegarsi.
La struttura principale consisteva in un telaio in calcestruzzo armato, senza vani interrati, e perimetrata con elementi di laterizio “con materiale usato dell’Amministrazione, che sarà consegnato all’Impresa in cantiere, scalcinature e ripuliture del materiale stesso”. Allora sia per penuria di quel materiale nuovo, ma anche per l’abbondanza di quello di risulta dalle demolizioni della guerra, si operava in tal modo. I solai erano in latero-cemento con controsoffitti di arelle, o cannucciato, rivestiti poi con strato a base di malta bastarda e gesso.
Per i pavimenti interni venivano utilizzate marmette di cemento granigliato, ma anche di grés o in semplice getto di calcestruzzo, questi ultimi, specie all’esterno, impiegati per i marciapiedi. In sostanza una dotazione minimale però congeniale ai canoni sanitari di allora, sebbene i servizi igienici fossero accorpati ancora in luoghi esterni. Esternamente si prevedeva una finitura del paramento murario “a faccia a vista”, alternata con parti intonacate. Il tutto poi completato dagli impianti idrici, elettrici e fognari.
Inoltre, in quanto nella relazione di calcolo delle pensiline si legge che “Poiché però la costruzione viene eseguita in zona sismica di seconda categoria…” questo importante aspetto era stato considerato in fase di progettazione, trattandosi oltretutto di un edificio pubblico.
I COSTI PREVISTI
Il preventivo di spesa per la realizzazione dell’intera opera, redatto dall’Ufficio Tecnico Comunale, oltre a riportare le singole voci concorrenti i lavori da eseguire, terminava, come dovuto, con un riepilogo dei costi ammontanti a Lire 985.000. In quell’importo era compresa anche la somma necessaria per gli espropri degli immobili presenti in quell’area.
Il parco immobiliare era composto da case di tre piani, con qualche eccezione di due, spesso con orto, con 18 soggetti aventi titolo di proprietà o affine, come si legge dalla descrizione sommaria degli stessi; all’operazione di esproprio, era stato stimato un valore di Lire 450.000.
Anche questo progetto non andò a compimento e non v’è traccia del motivo ma, forse, venne ritenuto di dimensioni inadeguate al suo fine ed utilizzo. Dopo l’altro tentativo riportato in apertura, si dovrà però attendere il 1969 per vedere l’inaugurazione del Mercato coperto di Rimini.
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